LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Particolare tenuità: no se l’abuso edilizio è grave

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per vari reati edilizi. L’imputato aveva costruito un manufatto abusivo di quasi 60 mq in cemento armato, compiendo anche un’importante opera di sbancamento. La difesa chiedeva l’assoluzione per particolare tenuità del fatto, ma la Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, ritenendo l’opera troppo significativa per essere considerata di lieve entità. La destinazione d’uso agricolo del manufatto è stata giudicata irrilevante.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare Tenuità del Fatto: Non si Applica per Abusi Edilizi Rilevanti

L’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131-bis del codice penale, è spesso oggetto di dibattito, specialmente in materia di reati edilizi e paesaggistici. Un’ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce che, di fronte a opere abusive di una certa entità, questa porta verso l’assoluzione rimane chiusa. Il caso analizzato riguarda la costruzione di un manufatto in cemento armato di dimensioni significative, per il quale la difesa ha invocato invano la lieve entità dell’offesa.

I Fatti del Caso: Manufatto Abusivo e Sbancamento

Il ricorrente era stato condannato per aver realizzato un manufatto in cemento armato, con una struttura portante in travi di acciaio, per una superficie di 57,60 metri quadrati. L’opera era completata da una copertura in lamiere grecate e, aspetto non secondario, era stata preceduta da un’importante opera di sbancamento del terreno circostante. Tali interventi integravano una serie di reati previsti dal Testo Unico dell’Edilizia (d.P.R. 380/2001) e dal Codice dei beni culturali e del paesaggio (d.lgs. 42/2004).

Il Ricorso in Cassazione e la Particolare Tenuità del Fatto

Di fronte alla condanna, la difesa ha presentato ricorso in Cassazione, basando la propria argomentazione su un unico punto: il mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Secondo il ricorrente, il fatto sarebbe stato di minima offensività, e pertanto meritevole di proscioglimento. A sostegno di questa tesi, veniva evidenziata la finalità della struttura, destinata al ricovero di mezzi agricoli, e quindi considerata servente all’attività lavorativa.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo la motivazione della Corte d’Appello logica, coerente e corretta. I giudici hanno sottolineato che la valutazione sulla tenuità del fatto deve basarsi su criteri oggettivi legati alla condotta e al danno o pericolo cagionato. Nel caso di specie, la costruzione non poteva essere considerata di lieve entità per diverse ragioni:

1. Materiali e Struttura: L’uso di cemento armato e travi in acciaio indica un’opera solida, stabile e permanente, non una struttura precaria o facilmente amovibile.
2. Dimensioni: Una superficie di quasi 60 metri quadrati è tutt’altro che trascurabile.
3. Impatto sul Territorio: L’esecuzione di un’importante opera di sbancamento del terreno è un elemento che aggrava la condotta, dimostrando un impatto significativo e irreversibile sul paesaggio e sull’assetto idrogeologico.

La Corte ha inoltre specificato che la finalità del manufatto (ricovero di attrezzi agricoli) è irrilevante ai fini della valutazione sulla tenuità del fatto, poiché non attenua la gravità dell’abuso edilizio e paesaggistico commesso. La motivazione della sentenza impugnata è stata quindi giudicata pienamente logica e razionale, rendendo il ricorso privo di fondamento.

Le Conclusioni: i Limiti della Tenuità del Fatto

Questa pronuncia ribadisce un principio consolidato: la particolare tenuità del fatto non è un’esimente applicabile indiscriminatamente. In materia edilizia, la valutazione deve tenere conto della natura, delle dimensioni e dell’impatto complessivo dell’opera abusiva. La realizzazione di manufatti stabili, di dimensioni non irrisorie e che comportano una modifica permanente del territorio, come uno sbancamento, esclude in radice la possibilità di qualificare l’offesa come ‘tenue’. La decisione della Cassazione, oltre a condannare il ricorrente al pagamento delle spese processuali, ha imposto anche il versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende, a conferma della manifesta infondatezza del ricorso.

La realizzazione di un abuso edilizio può essere considerata di ‘particolare tenuità’?
In linea di principio sì, ma la sua applicazione dipende dalla gravità oggettiva dell’intervento. Come dimostra questa ordinanza, opere di dimensioni significative, realizzate con materiali permanenti come il cemento armato e che comportano modifiche sostanziali del territorio (es. sbancamento), non rientrano in questa categoria.

Quali elementi sono stati decisivi per escludere la particolare tenuità del fatto in questo caso?
I giudici hanno considerato tre elementi principali: la natura della costruzione (cemento armato e acciaio), le sue dimensioni (57,60 mq) e, in particolare, il fatto che fosse stata compiuta un’importante opera di sbancamento del terreno, indicativa di un impatto rilevante.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
Secondo l’art. 616 del codice di procedura penale, quando un ricorso è dichiarato inammissibile, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende, il cui importo è fissato dal giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati