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Particolare tenuità: no se c’è fuga e falsa denuncia

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per una violazione del Codice della Strada, che chiedeva l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La Corte ha stabilito che la condotta successiva al reato, consistente in una fuga a forte velocità e in una falsa denuncia di furto del veicolo, impedisce di considerare l’offesa come lieve, rendendo inapplicabile il beneficio.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare Tenuità del Fatto: No all’Assoluzione se Segue Fuga e Falsa Denuncia

L’istituto della particolare tenuità del fatto, introdotto dall’articolo 131-bis del codice penale, rappresenta un importante strumento di deflazione processuale, permettendo di non punire condotte che, pur costituendo reato, risultano di minima offensività. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e richiede una valutazione complessiva del comportamento dell’autore. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha chiarito che le azioni compiute dopo il reato possono essere decisive per escludere questo beneficio, specialmente se dimostrano una spiccata capacità a delinquere.

I Fatti del Caso: Dalla Violazione Stradale alla Falsa Denuncia

Il caso esaminato trae origine da una sentenza della Corte d’Appello che aveva condannato un individuo a un mese di arresto e a una multa di 1.050,00 euro per una violazione del Codice della Strada. Il primo giudice aveva concesso il beneficio della sospensione condizionale della pena, ma la Corte d’Appello lo aveva revocato.

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione, non per contestare la sua responsabilità nel merito, ma per chiedere l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

Il Ricorso e la Tesi Difensiva

La difesa sosteneva che il reato contestato fosse di entità talmente lieve da rientrare pienamente nella previsione dell’art. 131-bis c.p. Si puntava, quindi, a ottenere una pronuncia di non punibilità, evidenziando la scarsa offensività della condotta originaria.

Le Motivazioni della Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, dichiarandolo manifestamente infondato e inammissibile. I giudici supremi hanno sottolineato come il ricorso fosse generico e non si confrontasse adeguatamente con le solide argomentazioni della sentenza d’appello.

Il punto cruciale della decisione risiede nella valutazione della condotta complessiva dell’imputato, che non si è limitata alla sola violazione iniziale. La Corte d’Appello aveva infatti evidenziato due elementi di fatto successivi al reato principale, ritenuti ostativi alla concessione del beneficio:

1. La fuga a velocità sostenuta: L’imputato, alla vista della Polizia, aveva tentato di sottrarsi al controllo fuggendo ad alta velocità, creando una situazione di pericolo.
2. La falsa denuncia: Successivamente, per eludere le proprie responsabilità, aveva falsamente denunciato il furto della propria autovettura.

Questi comportamenti successivi, secondo la Cassazione, non possono essere ignorati nella valutazione della tenuità del fatto. Essi rivelano una personalità incline a commettere ulteriori illeciti per garantirsi l’impunità e sono incompatibili con un giudizio di minima offensività della condotta.

Le Conclusioni: Quando il Comportamento Successivo Aggrava il Giudizio

L’ordinanza in esame offre un importante principio di diritto: nella valutazione della particolare tenuità del fatto, il giudice deve considerare non solo l’episodio criminoso in sé, ma anche il comportamento tenuto dall’imputato immediatamente dopo. Fuggire dalle forze dell’ordine o inventare un falso reato per coprire il proprio operato sono indici che impediscono di qualificare la condotta complessiva come ‘tenue’. La decisione conferma che l’art. 131-bis c.p. è destinato a chi commette un illecito di lieve entità in modo occasionale, e non a chi dimostra, con le proprie azioni successive, una persistente volontà di violare la legge e di sfuggire alla giustizia. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende.

La causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto si può applicare se, dopo il reato, l’imputato tiene una condotta illecita?
No, secondo questa ordinanza, una condotta illecita successiva al reato, come la fuga o la falsa denuncia, è un elemento che impedisce l’applicazione del beneficio, in quanto dimostra una maggiore gravità complessiva del comportamento e una personalità non compatibile con il presupposto della minima offensività.

Quali elementi ha considerato la Corte per escludere la particolare tenuità del fatto in questo caso?
La Corte ha considerato due elementi specifici successivi al reato contestato: 1) l’essere volontariamente fuggito a velocità sostenuta alla vista della Polizia; 2) l’aver falsamente denunciato il furto della propria autovettura per eludere le proprie responsabilità.

Cosa succede quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la Corte di Cassazione non entra nel merito della questione. La sentenza impugnata diventa definitiva e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e, come in questo caso, al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende a titolo sanzionatorio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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