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Particolare tenuità e sussidi: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna per indebita percezione di un sussidio pubblico, causata dall’omessa dichiarazione dello stato di detenzione di un familiare. L’importo indebitamente percepito era di 1.000 euro. La Corte ha stabilito che negare l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto basandosi su una motivazione generica e astratta (stereotipata) è illegittimo. I giudici devono sempre valutare le circostanze concrete del caso, inclusa l’esiguità del danno, senza escludere a priori intere categorie di reati.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare tenuità del fatto: sì anche per i sussidi pubblici

La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 47617/2024, ha stabilito un principio fondamentale riguardo all’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) ai reati connessi all’indebita percezione di sussidi pubblici. Questa pronuncia chiarisce che non si può escludere a priori un’intera categoria di reati da tale beneficio, basandosi su motivazioni generiche sulla tutela dell’erario. Al contrario, il giudice ha sempre il dovere di valutare in concreto la specifica vicenda processuale.

I fatti del caso

Il caso riguardava una persona condannata in primo e secondo grado per il reato previsto dall’art. 7 del D.L. 4/2019. L’imputata, al momento di presentare la domanda per un sussidio pubblico, aveva omesso di comunicare che il proprio figlio si trovava in stato di detenzione. Tale omissione aveva comportato una percezione indebita di una somma pari a 1.000 euro, non la revoca totale del beneficio ma una sua riduzione.
La difesa aveva richiesto l’applicazione dell’art. 131-bis c.p., sostenendo che l’offesa fosse di minima entità, ma i giudici di merito avevano rigettato la richiesta.

La decisione dei giudici di merito e la critica alla motivazione

La Corte di appello aveva confermato la condanna, negando la particolare tenuità del fatto. La motivazione si basava su considerazioni generali relative all’importanza degli interessi pubblici lesi. Secondo i giudici, l’indebita erogazione di sussidi finanziati dall’erario e gravanti sulla collettività rendeva il fatto di per sé grave, impedendo di considerarlo di “particolare tenuità”.
Questa argomentazione è stata il punto centrale del ricorso in Cassazione. La difesa ha lamentato una violazione di legge e un vizio di motivazione, sostenendo che il diniego fosse basato su un pregiudizio astratto e non su un’analisi concreta dei fatti.

Le motivazioni della Cassazione sul concetto di particolare tenuità del fatto

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, definendo la motivazione della Corte di appello “stereotipata”. I giudici di legittimità hanno spiegato che adombrare l’idea che per un certo tipo di reato non sia mai possibile applicare la causa di proscioglimento è un errore che non ha fondamento normativo.
Il legislatore ha introdotto l’art. 131-bis c.p. proprio per escludere la punibilità in casi in cui, pur sussistendo il reato, l’offesa al bene giuridico tutelato è talmente esigua da non giustificare una sanzione penale. Escludere a priori un’intera categoria di illeciti, come quelli contro la fede pubblica o il patrimonio dello Stato, significherebbe creare una deroga alla norma non prevista dalla legge.
La Cassazione ha ribadito che il giudice deve sempre procedere a una valutazione concreta e specifica, considerando tutti gli indici previsti dalla norma: le modalità della condotta, l’esiguità del danno o del pericolo, il grado della colpevolezza. Nel caso di specie, l’allegazione difensiva relativa all’importo limitato dell’indebito (1.000 euro) non era stata presa in reale considerazione, ma era stata superata da un’argomentazione generica sull’importanza di tutelare le finanze pubbliche.
Per questi motivi, la Corte ha annullato la sentenza impugnata, rinviando il caso alla Corte di appello di Napoli per un nuovo giudizio che tenga conto dei principi enunciati.

Conclusioni

Questa sentenza è di notevole importanza pratica. Essa riafferma che il principio della particolare tenuità del fatto ha una portata generale e non può essere limitato da preclusioni di carattere astratto. Ogni singolo caso deve essere esaminato nel merito. Il solo fatto che un reato leda un interesse pubblico importante, come quello alla corretta gestione delle risorse statali, non è sufficiente a escludere automaticamente la minima offensività del fatto concreto. Sarà dunque compito del giudice di rinvio valutare se, nel caso specifico, la condotta dell’imputata e il danno causato possano effettivamente essere considerati di particolare tenuità, questa volta basando la decisione su un’analisi fattuale e non su una formula precostituita.

Un reato relativo a sussidi pubblici può essere considerato di ‘particolare tenuità’?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che nessuna tipologia di reato può essere esclusa a priori dall’applicazione dell’art. 131-bis c.p. La valutazione sulla particolare tenuità del fatto deve essere sempre condotta in concreto, analizzando le specifiche circostanze del caso.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza della Corte di appello?
La sentenza è stata annullata perché la motivazione addotta dalla Corte di appello per negare la tenuità del fatto è stata ritenuta ‘stereotipata’. I giudici di merito si sono basati su considerazioni generali sulla gravità dei reati contro l’erario, senza valutare gli elementi specifici del caso, come l’esiguo importo indebitamente percepito (1.000 euro).

Cosa accadrà adesso nel procedimento?
Il processo è stato rinviato alla Corte di appello di Napoli per un nuovo giudizio. I nuovi giudici dovranno riesaminare la richiesta di applicazione dell’art. 131-bis c.p., attenendosi al principio di diritto stabilito dalla Cassazione, ovvero procedendo a una valutazione concreta e specifica della vicenda.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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