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Particolare tenuità e reddito di cittadinanza

Un soggetto viene condannato per aver omesso di dichiarare lo stato di detenzione del padre al fine di ottenere un reddito di cittadinanza di importo superiore (€ 404). La Corte di Cassazione, pur confermando la responsabilità penale, annulla la sentenza d’appello. Il motivo è che i giudici di merito hanno escluso l’applicabilità della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto con una motivazione apparente, limitandosi a definire la somma non irrisoria senza un’analisi concreta. Il caso viene rinviato per una nuova valutazione su questo specifico punto.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare Tenuità del Fatto nel Reddito di Cittadinanza: L’Analisi della Cassazione

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 15483/2025 offre un’importante riflessione sull’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto nei reati legati all’indebita percezione del reddito di cittadinanza. La Corte ha stabilito che i giudici non possono negare questo beneficio con motivazioni generiche, ma devono condurre un’analisi approfondita e concreta del caso specifico.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un cittadino condannato in primo e secondo grado per il reato previsto dall’art. 7 del D.L. 4/2019. L’imputato, nel presentare la domanda per il reddito di cittadinanza, aveva omesso di comunicare lo stato di detenzione del padre. Questa omissione gli aveva permesso di percepire un beneficio economico di importo superiore a quello che gli sarebbe spettato, per una somma complessiva di 404 euro.

La Corte di Appello, pur concedendo le attenuanti generiche, aveva confermato la sua responsabilità penale, rideterminando la pena. Contro questa decisione, l’imputato ha proposto ricorso in Cassazione, basandolo su tre motivi principali.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa ha articolato il ricorso su tre punti fondamentali:

1. Insussistenza del dolo specifico: Si sosteneva che non vi fosse la prova della volontà di ottenere indebitamente il beneficio, data la correttezza di una domanda precedente e l’esiguità della somma.
2. Applicabilità della particolare tenuità del fatto: Si chiedeva l’applicazione dell’art. 131-bis c.p., evidenziando il modesto importo percepito indebitamente e la natura isolata della condotta da parte di un soggetto incensurato.
3. Riconoscimento dell’attenuante del danno di speciale tenuità: In subordine, si chiedeva di riconoscere l’attenuante di cui all’art. 62 n. 4 c.p., basandosi sulle medesime considerazioni.

La Decisione della Cassazione sulla Particolare Tenuità

La Suprema Corte ha dichiarato inammissibili il primo e il terzo motivo di ricorso. Ha ritenuto che la consapevolezza della falsità della dichiarazione fosse evidente, dato che l’imputato aveva correttamente indicato lo stato di detenzione del padre in una domanda precedente. Ha inoltre confermato la decisione dei giudici di merito di non applicare l’attenuante del danno patrimoniale di speciale tenuità, poiché il pregiudizio non può essere valutato solo in termini economici, ma deve tenere conto anche del fine pubblico leso.

Tuttavia, la Corte ha accolto il secondo motivo, relativo alla particolare tenuità del fatto. I giudici di legittimità hanno censurato la sentenza d’appello, definendo la sua motivazione sul punto come “apparente”.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha chiarito che non è sufficiente negare l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. affermando semplicemente che “la somma percepita indebitamente non poteva considerarsi irrisoria”. Questa, secondo la Suprema Corte, è una motivazione meramente assertiva e priva di specifiche argomentazioni sulla fattispecie concreta. Il giudice di merito ha l’obbligo di effettuare una valutazione completa, che consideri tutti gli indici previsti dalla norma: le modalità della condotta, l’esiguità del danno o del pericolo e il grado della colpevolezza. Nel caso di specie, la Corte di Appello non aveva svolto questa analisi, limitandosi a una considerazione generica sull’importo. Per questo motivo, la sentenza è stata annullata su questo punto con rinvio ad un’altra sezione della Corte di Appello per un nuovo giudizio.

Conclusioni

Questa pronuncia ribadisce un principio fondamentale: l’istituto della particolare tenuità del fatto richiede un esame approfondito e non può essere liquidato con formule di stile. Anche nei reati che ledono interessi pubblici, come le frodi in materia di assistenza sociale, il giudice deve motivare in modo concreto e specifico le ragioni per cui ritiene che il fatto non sia “tenue”. La decisione apre la strada a una valutazione più attenta e caso per caso, evitando automatismi e garantendo che la sanzione penale sia sempre proporzionata alla reale gravità della condotta.

Omettere un’informazione per ottenere un importo maggiore del reddito di cittadinanza è reato?
Sì, la sentenza conferma che le false indicazioni o le omissioni di informazioni dovute che consentano di conseguire un beneficio di importo maggiore di quello a cui si avrebbe diritto integrano il reato di cui all’art. 7, comma 1, d.l. 28 gennaio 2019, n. 4.

Un danno economico di 404 euro è sempre considerato di particolare tenuità ai fini dell’applicazione dell’attenuante di cui all’art. 62 n. 4 c.p.?
No. La Corte ha ritenuto che il pregiudizio patrimoniale non possa essere considerato esiguo solo in base all’entità della somma, ma si debba tener conto anche del fine pubblico sotteso all’erogazione del beneficio. Pertanto, l’attenuante non è stata concessa.

Un giudice può negare la non punibilità per particolare tenuità del fatto affermando semplicemente che la somma percepita non è irrisoria?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che una simile affermazione costituisce una “motivazione apparente”. Il giudice è tenuto a compiere una valutazione concreta del fatto e dei presupposti applicativi dell’art. 131-bis c.p., fornendo specifiche argomentazioni relative al caso concreto e non limitandosi a una considerazione generica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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