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Particolare tenuità e precedenti: no automatismi

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna per evasione, stabilendo che la non punibilità per particolare tenuità del fatto non può essere negata automaticamente solo in base ai precedenti penali dell’imputato. Il caso riguardava un allontanamento di pochi metri e per pochi minuti dagli arresti domiciliari. La Corte ha chiarito che il giudice di merito deve compiere una valutazione complessiva e non limitarsi a un giudizio basato sul casellario giudiziale, rinviando il caso alla Corte d’Appello per una nuova valutazione sul punto.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare Tenuità del Fatto: i Precedenti Penali non Bastano per Escluderla

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 24669/2025, ha riaffermato un principio fondamentale in materia di non punibilità per particolare tenuità del fatto: la presenza di precedenti penali non può, da sola, giustificare il diniego di questo beneficio. È necessaria una valutazione complessiva e concreta della condotta, evitando automatismi che si basino unicamente sul passato dell’imputato. Questa pronuncia offre spunti cruciali per comprendere come i giudici debbano applicare l’istituto previsto dall’art. 131-bis del codice penale.

Il Caso in Esame: Evasione Minima dagli Arresti Domiciliari

Il caso sottoposto all’attenzione della Suprema Corte riguardava un uomo condannato in primo e secondo grado per il reato di evasione (art. 385 c.p.). L’imputato, ristretto agli arresti domiciliari, si era allontanato dalla propria abitazione per un breve lasso di tempo, circa dieci minuti, e per una distanza di pochi metri. Nonostante la minima entità della violazione, i giudici di merito avevano confermato la condanna, negando l’applicazione della causa di non punibilità per la particolare tenuità del fatto.

La Decisione della Corte d’Appello e il Ruolo dei Precedenti

La Corte d’Appello aveva motivato la propria decisione di non riconoscere la particolare tenuità del fatto facendo leva esclusivamente sui precedenti penali dell’imputato, in particolare una condanna per rissa e una per violazione della legge sugli stupefacenti. Secondo i giudici di secondo grado, questi precedenti erano sufficienti a escludere il beneficio, senza entrare nel merito delle specifiche circostanze dell’evasione (la breve durata e la minima distanza).

L’Intervento della Cassazione sul tema della particolare tenuità del fatto

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della difesa, censurando la decisione della Corte d’Appello. I giudici supremi hanno definito la motivazione “apparente e manifestamente illogica”. Il ragionamento dei giudici di merito si era risolto in una “pretesa e apodittica natura ostativa” legata ai precedenti, senza una reale analisi del caso concreto. La Cassazione ha ribadito che la valutazione richiesta dall’art. 131-bis c.p. deve essere congiunta e complessiva, tenendo conto di tutti gli elementi rilevanti.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha spiegato che il giudice non può limitarsi a un esame del casellario giudiziale per negare la tenuità del fatto. È necessario, invece, condurre una valutazione ponderata che consideri le modalità della condotta, l’esiguità del danno o del pericolo, e il grado della colpevolezza. Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva completamente omesso di valutare come l’allontanamento di pochi metri per pochi minuti potesse essere considerato non tenue, basando il suo intero ragionamento sui precedenti. Questo approccio crea un automatismo che la legge non prevede. La Cassazione ha sottolineato che nemmeno la natura del reato di evasione, che implica la violazione di un obbligo fiduciario, può di per sé escludere a priori l’applicazione del beneficio. Ogni situazione va analizzata nella sua specificità.

Le Conclusioni

La sentenza rappresenta un importante monito per i giudici di merito: la valutazione sulla particolare tenuità del fatto deve essere sempre concreta e mai astratta o automatica. I precedenti penali sono un elemento da considerare nel più ampio quadro del comportamento dell’imputato, ma non possono diventare l’unico fattore decisionale. Il giudice ha il dovere di spiegare perché, nonostante le modalità concrete della condotta possano apparire lievi, il fatto non possa essere considerato tenue nel suo complesso. Con questa decisione, la Corte ha annullato la sentenza impugnata limitatamente al punto sulla non punibilità, rinviando il caso a un’altra sezione della Corte d’Appello per un nuovo e più approfondito giudizio.

Avere precedenti penali impedisce automaticamente di ottenere il beneficio della particolare tenuità del fatto?
No. Secondo la sentenza, i precedenti penali non costituiscono un ostacolo automatico. Il giudice deve effettuare una valutazione complessiva e congiunta di tutti gli elementi del caso concreto, senza fermarsi al solo casellario giudiziale dell’imputato.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza della Corte d’Appello?
Perché la motivazione della Corte d’Appello è stata ritenuta “apparente” e “manifestamente illogica”. Si era limitata a citare i precedenti penali per escludere la tenuità del fatto, omettendo di analizzare le specifiche modalità della condotta (allontanamento di pochi metri per pochi minuti).

Cosa deve fare il giudice per decidere sulla particolare tenuità del fatto?
Il giudice deve operare una valutazione congiunta di tutti gli elementi rilevanti ai fini dell’applicazione della norma, come le modalità della condotta e l’esiguità del danno. Non può basare la sua decisione unicamente sui precedenti penali o sulla natura del reato contestato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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