LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Particolare tenuità dell’offesa: quando non si applica

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio di lieve entità. La richiesta di applicare la non punibilità per particolare tenuità dell’offesa è stata respinta poiché la quantità di stupefacente, pari a 34 dosi, è stata considerata sufficiente a compromettere la salute pubblica, escludendo così la possibilità di applicare il beneficio.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare Tenuità dell’Offesa e Stupefacenti: La Cassazione Fa Chiarezza

L’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità dell’offesa, introdotta dall’art. 131-bis del codice penale, rappresenta uno degli argomenti più dibattuti nel diritto penale, specialmente in materia di stupefacenti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha offerto un importante chiarimento sui limiti di applicabilità di questo istituto, sottolineando come la quantità di sostanza detenuta possa essere un fattore decisivo e assorbente per escluderne il riconoscimento. Analizziamo insieme la vicenda processuale e le motivazioni della Suprema Corte.

I Fatti del Processo

Il caso ha origine dalla condanna di un individuo da parte del Tribunale di Pistoia per il reato di spaccio di lieve entità, previsto dall’art. 73, comma 5, del d.P.R. 309/1990. La pena inflitta era di 4 mesi di reclusione e 900 euro di multa. La sentenza è stata successivamente confermata dalla Corte di Appello di Firenze.

L’imputato ha quindi proposto ricorso per Cassazione, lamentando un’unica violazione di legge: il mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità dell’offesa. Secondo la difesa, le circostanze del fatto avrebbero dovuto condurre il giudice a ritenere il reato sufficientemente lieve da non meritare una sanzione penale.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su due pilastri argomentativi principali: uno di carattere processuale e uno di merito. In primo luogo, i giudici hanno rilevato che i motivi del ricorso erano una mera e ‘pedissequa’ reiterazione di quanto già esposto nell’atto di appello e correttamente respinto dalla Corte territoriale. Un ricorso per Cassazione, per essere ammissibile, deve contenere una critica specifica e argomentata contro la sentenza impugnata, non limitarsi a riproporre le stesse doglianze.

In secondo luogo, e più significativamente, la Corte è entrata nel merito della questione, confermando la correttezza della valutazione compiuta dai giudici dei gradi precedenti.

Le Motivazioni sulla Particolare Tenuità dell’Offesa

Il cuore della pronuncia risiede nelle motivazioni con cui è stata esclusa l’applicabilità dell’art. 131-bis c.p. La Corte ha valorizzato un dato oggettivo emerso nel corso del processo: dallo stupefacente sequestrato (cocaina) era possibile ricavare ben 34 dosi.

Il Criterio della Quantità come Indice Assorbente

La Corte territoriale, e la Cassazione ne ha confermato l’operato, ha ritenuto tale quantitativo ‘sufficiente a compromettere la salute pubblica e privata’. Questa valutazione è stata considerata decisiva per escludere la particolare tenuità del fatto. I giudici hanno richiamato un principio consolidato, espresso anche dalle Sezioni Unite, secondo cui la valutazione della tenuità deve basarsi su parametri qualitativi, quantitativi, sulle modalità e sulle circostanze dell’azione.

Tuttavia, quando uno di questi indici, come la quantità di droga, risulta ‘negativamente assorbente’, ovvero di per sé indicativo di una non trascurabile offensività, ogni altra considerazione passa in secondo piano. In altre parole, 34 dosi di cocaina non possono in alcun modo configurare un’offesa ‘tenue’, a prescindere da altri eventuali elementi favorevoli all’imputato.

La Reiterazione dei Motivi d’Appello

Sul piano processuale, la Corte ha ribadito un principio fondamentale: il ricorso per cassazione non può essere una semplice riproposizione dei motivi di appello. Se i motivi non contengono una critica specifica e puntuale alle argomentazioni della sentenza di secondo grado, il ricorso diventa solo ‘apparente’ e, quindi, inammissibile. La conseguenza di tale inammissibilità, in assenza di colpa da parte del ricorrente, è la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, in questo caso quantificata in 3.000 euro.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza consolida l’orientamento secondo cui, in materia di stupefacenti, il dato quantitativo assume un’importanza cruciale per valutare la particolare tenuità dell’offesa. La decisione chiarisce che una quantità di sostanza drogante capace di produrre un numero significativo di dosi è un ostacolo insormontabile all’applicazione dell’art. 131-bis c.p. La potenzialità lesiva per la salute pubblica, insita in un tale quantitativo, prevale su ogni altra valutazione, rendendo il fatto intrinsecamente non ‘tenue’. Dal punto di vista processuale, la pronuncia serve da monito sulla necessità di formulare ricorsi per Cassazione che dialoghino criticamente con la sentenza impugnata, pena l’inammissibilità e le relative conseguenze economiche.

Quando un ricorso per cassazione viene considerato inammissibile?
Quando si limita a ripetere gli stessi motivi già presentati e respinti in appello, senza criticare in modo specifico e argomentato la sentenza impugnata. In tal caso, il ricorso è considerato solo apparente e non assolve alla sua funzione.

La detenzione di una quantità di stupefacente da cui si possono ricavare 34 dosi può essere considerata un’offesa di particolare tenuità?
No. Secondo la Corte di Cassazione, tale quantità è ritenuta ‘sufficiente a compromettere la salute pubblica e privata’, un elemento che di per sé esclude il requisito della particolare tenuità dell’offesa previsto dall’art. 131-bis del codice penale.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che in questo specifico caso è stata equitativamente fissata in 3.000,00 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati