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Particolare tenuità dell’offesa: quando è tardi?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per ricettazione di un cellulare. La richiesta di applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità dell’offesa è stata respinta perché non sollevata tempestivamente in appello, nonostante una sentenza della Corte Costituzionale favorevole fosse intervenuta prima della decisione di secondo grado.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare Tenuità dell’Offesa: Tempismo Processuale e Inammissibilità del Ricorso

Una recente sentenza della Corte di Cassazione offre un’importante lezione sul tempismo processuale e sull’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità dell’offesa. Il caso analizzato dimostra come l’omessa presentazione di una questione giuridica nel grado di appello, anche se basata su una novità normativa o giurisprudenziale, possa precluderne l’esame in sede di legittimità, portando a una declaratoria di inammissibilità.

I Fatti del Caso

L’imputato era stato condannato sia in primo grado dal Tribunale sia in secondo grado dalla Corte d’Appello per il reato di ricettazione di un telefono cellulare. Avverso la sentenza di secondo grado, l’interessato proponeva ricorso per Cassazione, lamentando la mancata applicazione dell’articolo 131 bis del codice penale, ovvero la causa di esclusione della punibilità per la particolare tenuità dell’offesa.

Il Ricorso e la questione della particolare tenuità dell’offesa

Il fulcro del ricorso si basava su una circostanza temporale precisa. La sentenza della Corte Costituzionale n. 156 del 2020, che ha esteso l’applicabilità dell’istituto della particolare tenuità dell’offesa anche a reati come la ricettazione lieve, era stata pubblicata dopo la presentazione dell’atto di appello da parte del ricorrente. Di conseguenza, l’imputato sosteneva di non aver potuto dedurre tale questione nel suo atto di impugnazione originario.

La mancata iniziativa nel giudizio di merito

Tuttavia, la Corte di Cassazione ha evidenziato un punto cruciale. Sebbene la sentenza della Consulta fosse successiva all’atto di appello, era comunque intervenuta in un momento ampiamente precedente alla discussione e alla deliberazione della Corte d’Appello. L’imputato, pertanto, avrebbe avuto la possibilità di sollevare la questione attraverso la presentazione di una memoria, con motivi nuovi, o integrando le proprie conclusioni durante la discussione orale. Non avendolo fatto, ha perso l’occasione di sottoporre la questione al giudice di merito.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo fondato su un motivo non consentito. I giudici hanno chiarito che la valutazione sulla sussistenza della particolare tenuità dell’offesa richiede un’analisi di presupposti fattuali che è di esclusiva competenza dei giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello). La Corte di Cassazione, infatti, è giudice di legittimità e non può esaminare nel dettaglio i fatti del caso per decidere se un’offesa sia o meno di lieve entità.
Poiché la questione non è stata sollevata dinanzi alla Corte d’Appello, che avrebbe avuto il potere e il dovere di valutarla, essa non può essere proposta per la prima volta in sede di Cassazione. L’inerzia della parte nel giudizio di merito ha quindi cristallizzato la situazione, precludendo un esame successivo.

Le Conclusioni

La decisione riafferma un principio fondamentale della procedura penale: le questioni che richiedono un accertamento di fatto devono essere tempestivamente introdotte nei gradi di merito. L’intervento di una nuova norma o di una sentenza della Corte Costituzionale favorevole all’imputato non esime la difesa dal dovere di attivarsi per far valere tali novità nel corso del giudizio di appello, utilizzando gli strumenti processuali a disposizione (memorie, motivi nuovi, conclusioni). In caso contrario, il ricorso per Cassazione basato su tali questioni sarà inevitabilmente dichiarato inammissibile. La sentenza comporta, inoltre, la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della cassa delle ammende, a causa della colpa nel determinare l’inammissibilità.

Cosa succede se una sentenza della Corte Costituzionale favorevole all’imputato interviene dopo la presentazione dell’appello?
L’imputato ha il dovere di sollevare la nuova questione davanti alla Corte d’Appello prima che questa decida, ad esempio depositando una memoria o con motivi nuovi. Se non lo fa, non può sollevare la questione per la prima volta in Cassazione.

Perché il ricorso sulla particolare tenuità dell’offesa è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché la questione non era stata sottoposta alla Corte d’Appello, unico giudice competente a valutare i presupposti di fatto necessari per l’applicazione dell’istituto. La difesa non ha sfruttato gli strumenti processuali per integrare l’impugnazione dopo la sentenza favorevole della Corte Costituzionale.

La Corte di Cassazione può valutare se un reato è di particolare tenuità?
No, la Corte di Cassazione non può effettuare questa valutazione perché si tratta di un accertamento che richiede l’esame dei fatti del caso, compito che spetta esclusivamente ai giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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