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Particolare tenuità dell’offesa e danno rilevante

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per danneggiamento. L’imputato richiedeva l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità dell’offesa. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, sottolineando che l’entità del danno, non solo patrimoniale, ma anche quello arrecato agli ambienti di un’amministrazione pubblica, costituisce un motivo valido e sufficiente per escludere il beneficio, rendendo il ricorso inammissibile.

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Pubblicato il 29 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare tenuità dell’offesa: quando l’entità del danno preclude il beneficio

La valutazione della particolare tenuità dell’offesa, introdotta dall’art. 131-bis del codice penale, rappresenta uno strumento fondamentale per il principio di proporzionalità nel diritto penale. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e richiede un’attenta analisi da parte del giudice. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 21750/2025, offre un chiarimento cruciale su uno dei criteri ostativi: l’entità del danno. La Suprema Corte ha stabilito che un danno significativo, anche se non strettamente patrimoniale, è sufficiente a negare la non punibilità, confermando la decisione della Corte d’Appello.

I Fatti del Caso in Esame

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un giovane contro una sentenza della Corte d’Appello di Milano. L’imputato era stato condannato per il reato di danneggiamento commesso all’interno di una struttura dell’amministrazione penitenziaria. La difesa del ricorrente aveva basato il proprio appello sulla richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità dell’offesa, sostenendo che il fatto, nel suo complesso, fosse di minima gravità.

Tuttavia, sia il tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano respinto tale richiesta. I giudici di merito avevano motivato la loro decisione evidenziando la notevole entità del danno provocato non solo dal punto di vista economico, ma anche funzionale, agli ambienti della struttura pubblica.

La Decisione della Cassazione e la valutazione del danno

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando in toto la linea interpretativa dei giudici dei gradi precedenti. La Corte ha ribadito un principio consolidato nella sua giurisprudenza: i presupposti per il riconoscimento della particolare tenuità dell’offesa sono cumulativi, mentre per negarla è sufficiente la valutazione negativa anche di uno solo di essi.

Nel caso specifico, l’elemento decisivo è stato proprio l’entità del danno. I giudici hanno sottolineato come la Corte d’Appello avesse fornito una motivazione congrua e non illogica, valorizzando correttamente la portata lesiva della condotta dell’imputato. Il danno non era stato circoscritto al solo valore patrimoniale del bene danneggiato, ma era stato esteso all’impatto complessivo sulla funzionalità e l’integrità degli ambienti dell’amministrazione penitenziaria.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni dell’ordinanza si concentrano sulla corretta interpretazione dei criteri previsti dall’art. 131-bis c.p. La Suprema Corte ha chiarito che, ai fini del diniego della causa di non punibilità, la valutazione negativa di un solo indice-requisito, come la gravità del danno, è di per sé sufficiente a precluderne l’applicazione. I giudici hanno ritenuto che la Corte d’Appello avesse correttamente esercitato il proprio potere discrezionale, fondando la propria decisione su una valutazione logica e completa degli elementi a disposizione.

L’analisi non si è fermata al mero costo di ripristino, ma ha considerato il pregiudizio arrecato a un’istituzione pubblica, elemento che conferisce al fatto una gravità intrinseca superiore. La condotta di danneggiamento realizzata dal ricorrente è stata quindi giudicata non meritevole del beneficio della non punibilità proprio a causa delle sue conseguenze concrete. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Le Conclusioni

Questa pronuncia rafforza un importante principio: la valutazione della particolare tenuità dell’offesa non può basarsi su un calcolo puramente matematico o limitarsi al solo aspetto economico del danno. È necessario un giudizio complessivo che tenga conto di tutti gli effetti della condotta illecita, inclusi i danni non patrimoniali e il pregiudizio arrecato a beni o enti di rilevanza pubblica. Per gli operatori del diritto, ciò significa che, nel richiedere l’applicazione dell’art. 131-bis c.p., è fondamentale argomentare non solo sulla lievità della condotta, ma anche sulla minima entità di tutte le sue conseguenze, dimostrando che il fatto nel suo complesso non abbia superato quella soglia di offensività che giustifica una sanzione penale.

Quando può essere negata l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità dell’offesa?
L’applicazione può essere negata quando anche uno solo dei criteri previsti dalla legge (come le modalità della condotta o l’entità del danno) viene valutato negativamente dal giudice. Non è necessario che tutti i criteri siano negativi.

Ai fini della valutazione del danno, rileva solo l’aspetto patrimoniale?
No, la valutazione del danno non si limita all’aspetto puramente patrimoniale. Come chiarito dalla Corte, si deve considerare anche il danno non patrimoniale, come quello arrecato all’efficienza e all’integrità di ambienti di un’amministrazione pubblica.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
Comporta che la Corte non esamina il merito della questione. Il provvedimento impugnato diventa definitivo e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e, come in questo caso, di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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