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Particolare tenuità del fatto: sì alla bancarotta

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza d’appello che negava l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto a un caso di bancarotta documentale. La Corte ha stabilito che i giudici devono sempre valutare in concreto la gravità del reato, senza esclusioni astratte basate sulla tipologia di crimine, aprendo così alla possibilità di proscioglimento per fatti di lieve entità anche in questo ambito.

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Pubblicato il 15 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare tenuità del fatto: la Cassazione apre alla bancarotta documentale

Con la recente sentenza n. 19208/2024, la Corte di Cassazione ha affermato un principio fondamentale in materia di reati fallimentari: la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131-bis del codice penale, non può essere esclusa a priori per il delitto di bancarotta documentale. Questa decisione impone ai giudici una valutazione caso per caso, basata sulla reale offensività della condotta.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da una vicenda imprenditoriale che ha visto l’imputato essere condannato per bancarotta documentale. Inizialmente accusato di bancarotta fraudolenta, la Corte d’Appello aveva riqualificato il reato in bancarotta documentale semplice. Tuttavia, la stessa Corte aveva respinto la richiesta dell’imputato di applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, ritenendola da un lato tardiva e dall’altro incompatibile con la natura del reato, considerato un illecito ‘di mera condotta’.

Insoddisfatto della decisione, l’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la sua richiesta non fosse tardiva e, soprattutto, che la Corte d’Appello avesse errato nel non effettuare una valutazione concreta della tenuità del fatto, basandosi su un’esclusione astratta e preconcetta.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando la sentenza impugnata e rinviando il caso a un’altra sezione della Corte d’Appello di Roma per un nuovo esame. La Cassazione ha censurato la decisione dei giudici di secondo grado su entrambi i punti sollevati dalla difesa.

Le Motivazioni: la particolare tenuità del fatto va valutata in concreto

La sentenza si fonda su due pilastri argomentativi chiari e in linea con l’orientamento consolidato della giurisprudenza di legittimità.

In primo luogo, la Corte ha ribadito che la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto può e deve essere rilevata d’ufficio dal giudice in ogni stato e grado del processo. Pertanto, la richiesta dell’imputato non poteva essere considerata tardiva, anche se formulata solo in fase di discussione in appello.

L’errore della Corte d’Appello sulla valutazione del reato

Il cuore della decisione risiede nella critica alla motivazione della Corte territoriale. I giudici d’appello avevano escluso l’applicabilità dell’art. 131-bis sull’assunto che la bancarotta documentale fosse un ‘reato di mera condotta’, che si perfeziona con la semplice omissione della tenuta delle scritture contabili, a prescindere dal danno. Secondo la Cassazione, questo approccio è errato perché crea una preclusione astratta non prevista dalla legge.

Citando le Sezioni Unite (sent. Tushaj, 2016), la Corte ha ricordato che la valutazione sulla tenuità del fatto deve essere ‘complessa e congiunta’, prendendo in esame tutte le peculiarità del caso concreto secondo i parametri dell’art. 133 del codice penale: le modalità della condotta, il grado di colpevolezza e l’entità del danno o del pericolo. L’esiguità del danno è solo uno degli indicatori, non l’unico.

La Corte ha specificato che anche per la bancarotta documentale è possibile e necessario valutare il danno concreto, inteso come il pregiudizio arrecato ai creditori a causa dell’impossibilità, totale o parziale, di ricostruire la situazione contabile dell’impresa e di esercitare azioni a tutela del patrimonio fallimentare.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia ha importanti implicazioni pratiche. Stabilisce che non esistono ‘categorie’ di reati escluse a priori dall’applicazione della particolare tenuità del fatto, se non nei limiti edittali previsti dalla norma stessa. Anche per reati formali o di mera condotta, come la bancarotta documentale, il giudice ha il dovere di scendere nel dettaglio del caso specifico e valutare se, nel complesso, l’offesa al bene giuridico tutelato (in questo caso, la trasparenza verso i creditori) sia stata talmente minima da non meritare una sanzione penale. La decisione rafforza il principio di offensività, cardine del diritto penale, imponendo una giustizia più attenta alla sostanza dei fatti che non alle etichette giuridiche.

La non punibilità per particolare tenuità del fatto può essere chiesta per la prima volta in appello?
Sì. La Corte di Cassazione ha chiarito che questa causa di non punibilità può essere rilevata d’ufficio dal giudice in ogni stato e grado del processo, quindi una richiesta in appello non può essere considerata tardiva.

La bancarotta documentale è sempre punibile, anche se il fatto è di lieve entità?
No. La sentenza stabilisce che non è possibile escludere in astratto l’applicazione della particolare tenuità del fatto per questo reato. Il giudice deve sempre compiere una valutazione concreta di tutti gli aspetti del caso per decidere se l’offesa sia minima.

Quali elementi deve valutare il giudice per applicare la particolare tenuità del fatto alla bancarotta documentale?
Il giudice deve effettuare una valutazione complessiva che consideri le modalità della condotta, il grado di colpevolezza e l’entità del danno o del pericolo. Per la bancarotta documentale, il danno va valutato in relazione al pregiudizio concreto causato ai creditori dall’impossibilità di ricostruire la situazione patrimoniale e finanziaria dell’impresa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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