LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Particolare tenuità del fatto: risarcimento dovuto

La Corte di Cassazione ha stabilito che un’assoluzione per particolare tenuità del fatto non esclude il diritto al risarcimento per la vittima. In un caso di molestie, un imputato era stato assolto in appello con questa formula, con revoca delle statuizioni civili. La Suprema Corte ha annullato tale decisione limitatamente agli aspetti civili, affermando che l’assoluzione per tenuità presuppone l’accertamento della commissione del reato e, di conseguenza, il giudice deve comunque pronunciarsi sulla richiesta di risarcimento del danno avanzata dalla parte civile.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare tenuità del fatto: l’assoluzione non esclude il risarcimento

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale a tutela delle vittime di reato: l’assoluzione dell’imputato per particolare tenuità del fatto, ai sensi dell’art. 131-bis del codice penale, non comporta la cancellazione del diritto al risarcimento del danno. Questa decisione chiarisce che la non punibilità penale non equivale a un’assenza di responsabilità civile, obbligando il giudice a pronunciarsi sulle richieste della parte civile.

Il caso: dalla condanna all’assoluzione in appello

La vicenda giudiziaria ha origine dalla condanna in primo grado di un’imputata per il reato di molestie (art. 660 c.p.). Il Tribunale l’aveva condannata a una pena (sospesa) di due mesi di arresto e al risarcimento dei danni in favore della parte civile, con una provvisionale immediatamente esecutiva di 1.000 euro.

In secondo grado, la Corte d’Appello ha ribaltato la decisione, riformando la sentenza. Pur riconoscendo la sussistenza del fatto, ha assolto l’imputata applicando la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Conseguentemente, la Corte territoriale aveva revocato tutte le statuizioni civili, lasciando la persona offesa senza alcuna forma di risarcimento.

Il ricorso in Cassazione della parte civile

La parte civile, ritenendo ingiusta la revoca del risarcimento, ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due motivi principali:
1. Violazione di legge: La Corte d’Appello avrebbe errato nel revocare le statuizioni civili. Si sosteneva che, anche in caso di proscioglimento per tenuità del fatto, il giudice penale debba decidere sulle domande di risarcimento, conformemente a un importante pronunciamento della Corte Costituzionale (sentenza n. 173 del 2022).
2. Vizio di motivazione: La ricorrente lamentava che la Corte d’Appello avesse ritenuto la sua testimonianza non credibile con una motivazione carente e contraddittoria, basandosi esclusivamente sulle dichiarazioni dell’imputata.

Il principio sul particolare tenuità del fatto e il risarcimento

La questione centrale della sentenza riguarda il rapporto tra l’istituto della particolare tenuità del fatto e le pretese risarcitorie della parte civile. L’art. 131-bis c.p. permette al giudice di non applicare la pena quando il reato, per le sue modalità e per l’esiguità del danno, risulta di minima offensività. Tuttavia, tale proscioglimento non nega che un reato sia stato commesso, né che l’imputato ne sia l’autore. Anzi, lo presuppone. È proprio su questo punto che la Corte di Cassazione, allineandosi alla Corte Costituzionale, ha fondato la sua decisione.

Le motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il primo motivo del ricorso, ritenendolo fondato. Ha spiegato che la sentenza della Corte Costituzionale n. 173 del 2022 ha dichiarato l’illegittimità dell’art. 538 del codice di procedura penale nella parte in cui non prevedeva che il giudice, nel pronunciare sentenza di proscioglimento per particolare tenuità del fatto, dovesse comunque decidere sulla domanda di risarcimento del danno.

Secondo la Suprema Corte, la sentenza di proscioglimento ex art. 131-bis c.p., ai fini civili, equivale a una sentenza di condanna. Essa infatti accerta, con efficacia di giudicato, l’esistenza del fatto illecito, la sua attribuibilità all’imputato e la presenza dell’elemento soggettivo (dolo o colpa). Di conseguenza, appare irragionevole negare alla parte civile una pronuncia sulla sua pretesa risarcitoria nello stesso giudizio penale. La Corte d’Appello ha quindi errato nel revocare le statuizioni civili, in quanto era tenuta a pronunciarsi sulla domanda di risarcimento.

Per quanto riguarda il secondo motivo, relativo al vizio di motivazione, la Cassazione lo ha dichiarato inammissibile per carenza di interesse. La parte civile non aveva interesse a contestare la valutazione di credibilità, poiché la stessa formula assolutoria adottata dalla Corte d’Appello (per tenuità del fatto) presupponeva già il riconoscimento della responsabilità dell’imputata, che è il fondamento della richiesta risarcitoria.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza d’appello limitatamente agli effetti civili, rinviando il caso al giudice civile competente per un nuovo giudizio che dovrà liquidare il danno e le spese legali. Questa sentenza rafforza la tutela delle vittime, chiarendo che la scelta del legislatore di non punire penalmente fatti di lieve entità non può tradursi in un pregiudizio per chi ha subito il danno. La responsabilità per il fatto illecito rimane, e con essa il diritto a ottenere un giusto risarcimento.

Un’assoluzione per ‘particolare tenuità del fatto’ cancella il diritto al risarcimento del danno per la vittima?
No. La Corte di Cassazione, richiamando una sentenza della Corte Costituzionale, ha stabilito che anche in caso di proscioglimento per particolare tenuità del fatto, il giudice penale deve pronunciarsi sulla domanda di risarcimento del danno, poiché tale formula di assoluzione presuppone l’accertamento che l’imputato ha commesso il fatto illecito.

Perché il giudice d’appello aveva revocato le statuizioni civili?
Il giudice d’appello aveva erroneamente ritenuto che la pronuncia di proscioglimento per particolare tenuità del fatto comportasse automaticamente la revoca delle decisioni relative al risarcimento del danno, una prassi che è stata successivamente dichiarata incostituzionale.

Può la parte civile contestare in Cassazione le motivazioni di un’assoluzione per tenuità del fatto se questa comunque le garantisce il diritto al risarcimento?
No. Secondo la Corte, la parte civile non ha interesse a contestare la motivazione della sentenza se il tipo di proscioglimento (in questo caso, per tenuità del fatto) già riconosce che il fatto è stato commesso dall’imputato, ponendo le basi per la richiesta di risarcimento. L’interesse della parte civile è soddisfatto dalla possibilità di ottenere il risarcimento, non dalla specifica motivazione penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati