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Particolare tenuità del fatto: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per un reato minore in materia di stupefacenti. L’imputato contestava la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) e il diniego delle attenuanti generiche. La Corte ha stabilito che la valutazione del giudice di merito sulla sussistenza della particolare tenuità del fatto è insindacabile in sede di legittimità se la motivazione è logica e coerente, come nel caso di specie.

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Pubblicato il 8 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare Tenuità del Fatto: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

L’istituto della particolare tenuità del fatto, introdotto dall’articolo 131-bis del codice penale, rappresenta un importante strumento di deflazione processuale. Tuttavia, la sua applicazione è rimessa alla valutazione discrezionale del giudice di merito. Con l’ordinanza n. 30845 del 2024, la Corte di Cassazione ribadisce i confini invalicabili del proprio giudizio di legittimità su tale valutazione, dichiarando inammissibile un ricorso privo di vizi logici o giuridici palesi.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una condanna per un reato in materia di stupefacenti, specificamente l’ipotesi lieve prevista dall’art. 73, comma 5, del D.P.R. 309/1990. La Corte d’Appello, pur riformando parzialmente la sentenza di primo grado concedendo la sospensione condizionale della pena, aveva confermato la condanna nel resto.

L’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per cassazione lamentando due specifiche violazioni:
1. La mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, sostenendo che le circostanze concrete lo giustificassero.
2. Il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso integralmente inammissibile. Secondo gli Ermellini, i motivi proposti dall’imputato non erano deducibili in sede di legittimità, in quanto si risolvevano in una richiesta di nuova valutazione dei fatti, preclusa alla Corte di Cassazione.

Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di euro 3.000,00 in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni: i limiti al sindacato sulla particolare tenuità del fatto

Il cuore della decisione risiede nella netta distinzione tra giudizio di merito e giudizio di legittimità. La Corte ha chiarito in modo inequivocabile i presupposti per l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. e i limiti del proprio sindacato.

La norma richiede la sussistenza congiunta di due condizioni: la particolare tenuità dell’offesa e la non abitualità del comportamento. La prima condizione deve essere valutata sulla base di due ‘indici-requisiti’: le modalità della condotta e l’esiguità del danno o del pericolo, utilizzando i criteri direttivi dell’art. 133 del codice penale. Solo se l’offesa è particolarmente tenue e, al contempo, l’autore non è un delinquente abituale, il fatto può essere considerato non punibile.

La Cassazione ha sottolineato che la valutazione di questi elementi è un compito esclusivo del giudice di merito. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva correttamente evidenziato gli indici fattuali che impedivano di qualificare il fatto come di particolare tenuità. La sua motivazione è stata ritenuta logica, coerente e priva di vizi giuridici. Pertanto, il tentativo del ricorrente di ottenere una diversa lettura dei fatti in Cassazione è stato respinto come inammissibile.

Lo stesso ragionamento è stato applicato al diniego delle circostanze attenuanti generiche. Anche in questo caso, la motivazione della Corte d’Appello è stata giudicata completa e ben argomentata, rendendola insindacabile in sede di legittimità.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza consolida un principio fondamentale del nostro sistema processuale: la Corte di Cassazione non è un terzo grado di giudizio nel merito. Chi intende contestare il mancato riconoscimento della particolare tenuità del fatto non può limitarsi a sostenere una diversa interpretazione delle prove o delle circostanze.

Per avere successo, il ricorso deve evidenziare un vizio specifico della motivazione della sentenza impugnata, come una manifesta illogicità, una contraddittorietà insanabile o una palese violazione di legge. In assenza di tali vizi, la valutazione discrezionale del giudice di merito sulla tenuità del fatto è destinata a rimanere definitiva. La decisione riafferma quindi l’ampio margine di apprezzamento concesso ai giudici di primo e secondo grado nell’applicazione di questo istituto.

Quando può essere applicata la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto?
Può essere applicata quando sussistono congiuntamente due condizioni: la particolare tenuità dell’offesa (valutata in base alle modalità della condotta e all’esiguità del danno o del pericolo) e la non abitualità del comportamento del reo.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione del giudice sulla tenuità di un fatto?
No, non è possibile chiedere alla Corte di Cassazione una nuova valutazione dei fatti. Il ricorso è ammissibile solo se si dimostra che la motivazione del giudice di merito è viziata da illogicità manifesta o da errori di diritto, ma non se ci si limita a non condividere la sua conclusione.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso in Cassazione?
Comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro, nel caso specifico pari a 3.000,00 euro, in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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