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Particolare tenuità del fatto: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro la sentenza della Corte d’Appello che aveva negato l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La motivazione del giudice di merito è stata ritenuta logica e giuridicamente corretta, portando alla condanna del ricorrente al pagamento delle spese e di una sanzione.

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Pubblicato il 15 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare tenuità del fatto: quando il ricorso in Cassazione è inammissibile

L’istituto della particolare tenuità del fatto, introdotto dall’articolo 131-bis del codice penale, rappresenta un importante strumento di deflazione processuale, consentendo di escludere la punibilità per reati di minima offensività. Tuttavia, le condizioni per la sua applicazione sono oggetto di attenta valutazione da parte dei giudici. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 19071/2024) offre un chiaro esempio di come un ricorso basato su una motivazione ritenuta infondata possa essere dichiarato inammissibile, con conseguente condanna alle spese.

Il caso in esame: il diniego della particolare tenuità del fatto

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Roma. Il ricorrente lamentava un vizio di motivazione nella decisione dei giudici di secondo grado, i quali avevano negato l’applicazione della causa di non punibilità per la particolare tenuità del fatto.

Il percorso processuale

In primo e secondo grado, i giudici avevano escluso che il reato commesso potesse essere qualificato come di lieve entità, basando la loro decisione su una valutazione complessiva degli elementi del caso. L’imputato, non condividendo tale valutazione, ha deciso di impugnare la sentenza d’appello dinanzi alla Corte di Cassazione, sostenendo che la motivazione dei giudici fosse illogica e giuridicamente errata.

La decisione della Cassazione sulla particolare tenuità del fatto

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha esaminato il ricorso e lo ha dichiarato manifestamente infondato, e di conseguenza, inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della vicenda, ma si concentra sulla correttezza formale e logica della motivazione fornita dalla Corte d’Appello.

Le conseguenze della dichiarazione di inammissibilità

A seguito della declaratoria di inammissibilità, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali. Inoltre, la Corte ha imposto il versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, una sanzione pecuniaria prevista per scoraggiare la presentazione di ricorsi palesemente infondati o dilatori.

Le motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha ritenuto che l’unico motivo di ricorso, centrato sulla mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p., fosse manifestamente infondato. Secondo gli Ermellini, il giudice d’appello aveva fornito una motivazione esente da vizi logici e giuridici per negare il beneficio. La sentenza impugnata, infatti, aveva adeguatamente spiegato perché non sussistessero i presupposti per la non punibilità, richiamando anche precedenti giurisprudenziali conformi. La Cassazione, in sede di legittimità, non può riesaminare i fatti del processo, ma solo verificare che la motivazione della sentenza impugnata sia coerente e rispettosa dei principi di diritto. In questo caso, la valutazione è stata positiva, rendendo il ricorso privo di fondamento.

Le conclusioni: implicazioni pratiche

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale del processo penale: il ricorso in Cassazione non è un terzo grado di giudizio nel merito. Non è sufficiente essere in disaccordo con la valutazione del giudice d’appello per ottenere una riforma della sentenza. È necessario dimostrare un vizio specifico, logico o giuridico, nella motivazione del provvedimento impugnato. Nel contesto della particolare tenuità del fatto, ciò significa che se il giudice di merito esclude l’applicabilità della norma con argomentazioni coerenti e non contraddittorie, basate sui fatti emersi nel processo, il ricorso in Cassazione ha scarse probabilità di successo e rischia di concludersi con una declaratoria di inammissibilità e la condanna a sanzioni pecuniarie.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché la Corte di Cassazione ha ritenuto l’unico motivo di ricorso, relativo alla mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, come manifestamente infondato. La motivazione della Corte d’Appello è stata giudicata esente da vizi logici e giuridici.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Qual era il presupposto che il giudice d’appello ha ritenuto mancante per l’applicazione della particolare tenuità del fatto?
Il provvedimento non specifica nel dettaglio il presupposto mancante, ma afferma che il giudice d’appello ha negato l’applicazione della norma con una motivazione logica e corretta, basata sull’esclusione dei presupposti dell’art. 131-bis del codice penale e richiamando precedenti della stessa indole.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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