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Particolare tenuità del fatto: quando va richiesta?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato, chiarendo che la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, specifica per i procedimenti davanti al Giudice di Pace (art. 34 d.lgs. 274/2000), deve essere espressamente richiesta dalla difesa in primo grado. Non può essere applicata d’ufficio dal giudice né sollevata per la prima volta in sede di legittimità.

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Pubblicato il 3 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare Tenuità del Fatto: una richiesta da non dimenticare davanti al Giudice di Pace

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio procedurale fondamentale per i reati di competenza del Giudice di Pace: la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’articolo 34 del D.Lgs. 274/2000, non è un’opzione che il giudice può applicare di sua iniziativa. Deve essere oggetto di una richiesta specifica da parte della difesa durante il processo di primo grado. Vediamo nel dettaglio la vicenda e le implicazioni di questa decisione.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine dal ricorso in Cassazione presentato da un imputato avverso una sentenza del Giudice di Pace di Firenze. L’unico motivo del ricorso era la lamentata mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Tuttavia, dall’esame degli atti era emerso che, durante il giudizio di primo grado, la difesa dell’imputato si era limitata a chiedere l’assoluzione secondo la formula dell’articolo 131-bis del codice penale (una norma simile ma non applicabile in tale contesto), il minimo della pena e la concessione dei benefici di legge, senza mai formulare una richiesta esplicita per l’applicazione dell’art. 34 del D.Lgs. 274/2000.

La Decisione della Corte sulla particolare tenuità del fatto

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per manifesta infondatezza. Gli Ermellini hanno sottolineato come la questione della particolare tenuità del fatto non potesse essere sollevata per la prima volta in sede di legittimità, proprio perché non era mai stata oggetto di una specifica istanza davanti al Giudice di Pace.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha basato la sua decisione su principi consolidati della procedura penale applicabile ai procedimenti davanti al Giudice di Pace. Le motivazioni principali possono essere così sintetizzate:

1. La necessità di una richiesta di parte

Il fulcro della decisione risiede nel fatto che l’istituto previsto dall’art. 34 del D.Lgs. 274/2000 non può essere dichiarato ‘d’ufficio’. La sua applicazione è subordinata non solo a una specifica deduzione della difesa, ma anche alla mancata opposizione dell’imputato e della persona offesa. Questa dinamica processuale richiede una partecipazione attiva delle parti, incompatibile con una pronuncia officiosa del giudice. La mancata richiesta in primo grado preclude quindi ogni successiva discussione sul punto.

2. La distinzione con l’art. 131-bis del Codice Penale

La Corte ha inoltre colto l’occasione per chiarire un altro aspetto cruciale. La richiesta formulata in primo grado dall’imputato, relativa all’applicazione dell’art. 131-bis c.p., era irrilevante. La giurisprudenza delle Sezioni Unite della Cassazione (sentenza n. 53683/2017) ha infatti stabilito in modo definitivo che l’art. 131-bis c.p. non è applicabile ai reati di competenza del Giudice di Pace, per i quali vige la disciplina speciale e autonoma dell’art. 34.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame è un monito importante per la prassi forense. Sottolinea l’importanza di conoscere le specifiche norme procedurali che regolano i diversi riti. Nel contesto dei procedimenti davanti al Giudice di Pace, la difesa che intende avvalersi della causa di non punibilità per la particolare tenuità del fatto ha l’onere di formulare una richiesta esplicita e tempestiva. Un’omissione in tal senso non solo impedisce al giudice di primo grado di valutare tale opzione, ma rende anche inammissibile un eventuale motivo di ricorso sul punto. La conseguenza, come in questo caso, non è solo la condanna al pagamento delle spese processuali, ma anche a una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, a causa della colpa nella proposizione di un ricorso privo di fondamento.

Il giudice di pace può applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto di sua iniziativa?
No, secondo la Corte di Cassazione, la causa di esclusione della punibilità per particolare tenuità del fatto prevista dall’art. 34 del d.lgs. n. 274/2000 non può essere dichiarata d’ufficio dal giudice. È necessaria una deduzione specifica della difesa e la mancata opposizione dell’imputato e della persona offesa.

È possibile chiedere per la prima volta in Cassazione l’applicazione della particolare tenuità del fatto non richiesta davanti al giudice di pace?
No, la doglianza relativa alla mancata applicazione di questa causa di non punibilità non può essere proposta per la prima volta in sede di legittimità (davanti alla Corte di Cassazione) se non è stata formulata una specifica istanza nel corso del giudizio di primo grado.

L’articolo 131-bis del codice penale sulla tenuità del fatto si applica nei procedimenti davanti al giudice di pace?
No, la sentenza ribadisce che l’istituto della non punibilità per particolare tenuità del fatto di cui all’art. 131-bis del codice penale non è applicabile nei procedimenti relativi a reati di competenza del giudice di pace, come stabilito dalle Sezioni Unite della Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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