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Particolare tenuità del fatto: quando si applica?

Un amministratore è stato condannato per l’omesso versamento di ritenute fiscali. La Cassazione, pur confermando la sua responsabilità e rigettando la difesa basata sulla crisi economica, ha annullato la sentenza con rinvio. Il motivo è che la Corte d’Appello ha errato nel negare l’applicabilità della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, basandosi su una valutazione errata della ‘condotta abituale’ e non considerando adeguatamente il modesto superamento della soglia di punibilità.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare Tenuità del Fatto: La Cassazione Chiarisce i Limiti della Condotta Abituale

L’istituto della particolare tenuità del fatto, introdotto dall’articolo 131-bis del codice penale, rappresenta un importante strumento di deflazione processuale e di proporzionalità della sanzione penale. Esso permette di non punire chi commette un reato la cui offensività è minima. Una recente sentenza della Corte di Cassazione fornisce chiarimenti cruciali su come valutare i presupposti per la sua applicazione, specialmente in materia di reati tributari, distinguendo nettamente tra una singola recidiva e una vera e propria ‘condotta abituale’.

I Fatti del Caso: Omesso Versamento e Crisi di Liquidità

Il caso riguarda un amministratore di una società, condannato in primo e secondo grado per il reato di omesso versamento di ritenute dovute, per un importo di poco superiore a 150.000 euro. La difesa dell’imputato si era basata principalmente su due argomenti: la sussistenza di una crisi di liquidità imprevedibile, assimilabile alla forza maggiore, e la non esigibilità della condotta.

La Corte d’appello, confermando la condanna, aveva ritenuto che la crisi economica non fosse ‘assoluta’, poiché l’azienda aveva continuato a pagare stipendi e fornitori, operando una scelta consapevole a discapito dell’Erario.

Il Ricorso in Cassazione e la Particolare Tenuità del Fatto

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione affidandosi a due motivi. Il primo, relativo alla forza maggiore, è stato dichiarato inammissibile perché considerato una riproposizione di argomenti fattuali già esaminati e correttamente respinti dai giudici di merito.

Il secondo motivo, invece, si è rivelato fondato. La difesa lamentava il mancato riconoscimento della particolare tenuità del fatto, che la Corte d’appello aveva escluso sulla base di tre considerazioni:

1. La presunta ‘condotta abituale’ dell’imputato, desunta da un precedente specifico e da altri carichi pendenti.
2. L’intensità del dolo.
3. Il fatto che l’imputato non avesse versato neppure la piccola somma che avrebbe portato l’evasione al di sotto della soglia di punibilità.

La Valutazione della Corte sulla Condotta Abituale

La Cassazione ha smontato punto per punto la motivazione della Corte territoriale, giudicandola ‘errata e manifestamente illogica’.

L’Errore sulla ‘Condotta Abituale’

Il punto centrale della decisione è la definizione di ‘comportamento abituale’. La Suprema Corte, richiamando un consolidato orientamento delle Sezioni Unite, ha chiarito che l’abitualità, ostativa all’applicazione dell’art. 131-bis c.p., sussiste solo quando l’autore ha commesso, anche successivamente, almeno due illeciti della stessa indole oltre a quello in esame. Nel caso di specie, l’imputato aveva a carico una sola condanna irrevocabile per un reato simile. Una singola recidiva non è sufficiente a integrare l’abitualità, e i carichi pendenti sono, per definizione, irrilevanti fino a una sentenza definitiva.

L’Irrilevanza del Pagamento Postumo e la Valutazione del Danno

La Corte ha inoltre definito illogico il ragionamento secondo cui la mancata effettuazione di un pagamento parziale (per scendere sotto soglia) fosse un indice contrario alla tenuità. Un pagamento postumo, infatti, non elimina un reato già consumato.

Ancora più importante, i giudici di legittimità hanno censurato la Corte d’appello per non aver valorizzato un elemento che essa stessa aveva riconosciuto: il ‘modesto superamento della soglia di punibilità’. Questo dato, secondo la Cassazione, è un elemento cruciale da considerare per valutare la tenuità del fatto, come peraltro oggi esplicitamente previsto dalla nuova normativa sui reati tributari (art. 13, co. 3-bis, D.Lgs. 74/2000).

le motivazioni

Le motivazioni della Corte di Cassazione si fondano su una rigorosa interpretazione dei presupposti legali per l’applicazione della causa di non punibilità. La decisione riafferma che la valutazione della ‘condotta abituale’ non può basarsi su presunzioni o su elementi incerti come i carichi pendenti, ma richiede una prova oggettiva di una serialità criminale definita dalla legge (almeno due precedenti reati della stessa indole). Inoltre, viene sottolineato l’obbligo per il giudice di merito di considerare specificamente l’entità dello scostamento dell’imposta evasa rispetto alla soglia di punibilità. Un superamento minimo di tale soglia non può essere ignorato, ma deve essere ponderato come indice di una potenziale particolare tenuità del fatto. La sentenza, pertanto, annulla la decisione impugnata su questo punto specifico, poiché basata su una motivazione giuridicamente errata e illogica.

le conclusioni

La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata limitatamente al punto sull’applicabilità dell’art. 131-bis c.p. e ha rinviato il caso a un’altra sezione della Corte d’appello di Brescia per una nuova valutazione. La responsabilità penale dell’imputato per il reato è, invece, divenuta definitiva. Questa pronuncia è di grande importanza pratica: stabilisce che una sola condanna precedente non basta a configurare l’abitualità del comportamento e obbliga i giudici a dare il giusto peso al lieve superamento delle soglie di punibilità, aprendo la strada all’applicazione della non punibilità per fatti di minima offensività anche in ambito tributario.

Una crisi di liquidità aziendale giustifica l’omesso versamento delle ritenute?
No, la Corte ha ribadito che la difficoltà economica non costituisce una scusante, specialmente se l’azienda continua a pagare stipendi e fornitori, dimostrando così di non trovarsi in una situazione di assoluta impossibilità di adempiere all’obbligo tributario.

Quando un comportamento è considerato ‘abituale’ al punto da escludere la particolare tenuità del fatto?
Secondo la Cassazione, per definire un comportamento ‘abituale’ non basta una sola condanna precedente per un reato simile. La legge richiede che l’autore abbia commesso almeno due illeciti della stessa indole, oltre a quello per cui si procede. I procedimenti penali ancora in corso sono irrilevanti a tal fine.

Il superamento di poco della soglia di punibilità per un reato tributario può essere considerato di particolare tenuità?
Sì. La Corte ha stabilito che un modesto superamento della soglia di punibilità è un elemento che deve essere attentamente valutato dal giudice ai fini dell’applicazione della causa di non punibilità, come ora espressamente previsto anche dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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