LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Particolare tenuità del fatto: quando non si applica

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’imputata condannata per tentato furto aggravato. La difesa sosteneva l’applicabilità della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.), ma la Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito. La valutazione della tenuità richiede un’analisi complessa che va oltre il mero valore economico, considerando le modalità predatorie della condotta e la natura non essenziale del bene sottratto. Il ricorso è stato giudicato generico e infondato.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 19 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare tenuità del fatto: la Cassazione traccia i confini nel tentato furto

L’istituto della particolare tenuità del fatto, introdotto dall’art. 131-bis del codice penale, rappresenta un importante strumento di deflazione processuale, escludendo la punibilità per reati di minima gravità. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e richiede una valutazione attenta da parte del giudice. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre l’occasione per approfondire i criteri che guidano questa decisione, specialmente in relazione ai reati contro il patrimonio come il furto.

I fatti di causa

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda il ricorso presentato da un’imputata, condannata in primo e secondo grado per tentato furto aggravato in concorso. La difesa aveva basato l’intera impugnazione su un unico motivo: il mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Secondo il ricorrente, i giudici di merito avrebbero errato nel non considerare l’offesa come minima e, di conseguenza, nel non applicare il beneficio previsto dalla legge.

La valutazione della particolare tenuità del fatto

Il cuore della questione giuridica risiede nei parametri che il giudice deve utilizzare per stabilire se un fatto sia di “particolare tenuità”. La Corte di Cassazione, nel dichiarare il ricorso inammissibile, ha ribadito i principi consolidati dalla giurisprudenza, in particolare dalle Sezioni Unite. La valutazione non può limitarsi al solo valore economico del bene sottratto, ma deve essere il risultato di un’analisi “complessa e congiunta” di tutte le peculiarità del caso concreto.

In base all’art. 133 del codice penale, il giudice deve considerare:

1. Le modalità della condotta: Come è stato commesso il reato?
2. Il grado di colpevolezza: Qual è l’intensità del dolo o il livello della colpa?
3. L’entità del danno o del pericolo: Qual è stato l’effettivo impatto del reato?

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha ritenuto il motivo di ricorso manifestamente infondato e generico. I giudici di legittimità hanno sottolineato come la Corte d’Appello avesse correttamente motivato il diniego del beneficio. Nello specifico, erano stati evidenziati tre elementi decisivi che impedivano di qualificare il fatto come di esigua offensività:

* Il valore non trascurabile del bene: Anche se non specificato, il valore del bene oggetto del tentato furto non era considerato irrisorio.
* La natura voluttuaria del bene: Si trattava di un bene non di prima necessità, il che incide sulla valutazione complessiva della gravità.
* Le modalità di sottrazione: Il furto era frutto di una “tecnica predatoria consolidata”, indicando una certa professionalità e premeditazione nell’agire, incompatibile con un’offesa minima.

La Suprema Corte ha chiarito che, per escludere la particolare tenuità del fatto, non è necessaria una disamina di tutti i possibili indicatori, ma è sufficiente che il giudice di merito indichi gli elementi ritenuti più significativi e rilevanti, come correttamente avvenuto nel caso di specie.

Le conclusioni

Questa ordinanza conferma un orientamento consolidato: la non punibilità per particolare tenuità del fatto non è una scorciatoia processuale, ma il risultato di un giudizio ponderato che abbraccia l’intera fattispecie. Per i reati contro il patrimonio, il valore economico è solo uno dei tanti fattori in gioco. Le modalità della condotta, la professionalità dimostrata dall’autore del reato e la natura del bene possono assumere un peso determinante e giustificare pienamente la decisione di non applicare il beneficio, confermando la condanna penale.

Per applicare la non punibilità per particolare tenuità del fatto è sufficiente che il valore del bene rubato sia basso?
No, non è sufficiente. Il giudizio richiede una valutazione complessa e congiunta di tutte le peculiarità del caso, incluse le modalità della condotta e il grado di colpevolezza, non solo l’entità del danno.

Quali elementi possono impedire il riconoscimento della particolare tenuità in un caso di furto?
Elementi come un valore non trascurabile del bene, la sua natura voluttuaria (cioè non essenziale) e soprattutto l’utilizzo di una “tecnica predatoria consolidata” possono essere decisivi per escludere il beneficio della non punibilità.

Il giudice è obbligato a esaminare tutti i criteri dell’art. 133 del codice penale per decidere sulla tenuità del fatto?
No, non è necessaria la disamina di tutti gli elementi di valutazione. È sufficiente che il giudice indichi quelli ritenuti rilevanti per fondare la propria decisione, sia essa di concessione o di diniego del beneficio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati