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Particolare tenuità del fatto: quando non si applica

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato che chiedeva l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La Corte ribadisce che per beneficiare dell’art. 131-bis c.p. sono necessari due requisiti congiunti: la particolare tenuità dell’offesa e la non abitualità del comportamento. La mancanza anche di uno solo di questi elementi è sufficiente a escludere l’istituto, rendendo superflua la valutazione dell’altro.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare Tenuità del Fatto: Quando l’Abitualità Esclude il Beneficio

L’istituto della particolare tenuità del fatto, introdotto dall’articolo 131-bis del codice penale, rappresenta un importante strumento di deflazione processuale, ma la sua applicazione è subordinata a requisiti stringenti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito con fermezza i paletti entro cui tale causa di non punibilità può operare, sottolineando come la sola assenza di uno dei presupposti legali sia sufficiente a negarne il riconoscimento.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello che aveva negato l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Il ricorrente lamentava, quale unico motivo di doglianza, proprio il mancato riconoscimento di tale beneficio, sostenendo tesi interpretative che la Suprema Corte ha giudicato in palese contrasto con la normativa e con la giurisprudenza consolidata.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato il ricorso inammissibile. Di conseguenza, ha condannato il ricorrente non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. La decisione, sebbene concisa, è netta nel riaffermare i principi cardine che governano la materia.

Le Motivazioni: i due pilastri della particolare tenuità del fatto

Il cuore della pronuncia risiede nelle motivazioni con cui i giudici di legittimità hanno smontato la tesi difensiva. La Corte ha chiarito che l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. si fonda su due presupposti che devono necessariamente coesistere:

1. La particolare tenuità dell’offesa: valutata in base alle modalità della condotta, all’esiguità del danno o del pericolo.
2. La non abitualità del comportamento: intesa come assenza di una tendenza a delinquere da parte dell’autore del reato.

La Cassazione ha sottolineato che questi due elementi sono cumulativi e non alternativi. Pertanto, qualora il giudice di merito accerti l’assenza anche di uno solo di essi, è legittimato a negare l’applicazione del beneficio senza dover procedere all’analisi dell’altro. Nel caso specifico, il punto focale è diventato il concetto di ‘abitualità’.

Il concetto di abitualità del comportamento

Richiamando un’importante sentenza delle Sezioni Unite (la n. 13681/2016, Tushaj), la Corte ha ricordato che il comportamento è da considerarsi abituale quando l’autore, anche in un momento successivo al reato per cui si procede, ha commesso almeno altri due illeciti della stessa indole. Questi illeciti possono essere accertati anche in via incidentale dallo stesso giudice procedente. Questa interpretazione estensiva della non occasionalità del comportamento restringe significativamente il campo di applicazione della norma, escludendo chi, pur avendo commesso un fatto di per sé lieve, dimostra una certa serialità nella condotta criminosa.

Infine, la Corte ha precisato che la nozione di ‘particolare tenuità del fatto’ ai fini dell’art. 131-bis non può essere confusa o assimilata a quella di altre circostanze attenuanti, come quella prevista per il reato di ricettazione (art. 648, comma 4, c.p.), poiché operano in ambiti diversi e si basano su apprezzamenti distinti.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza consolida un orientamento rigoroso nell’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. L’insegnamento per gli operatori del diritto è chiaro: non è sufficiente che il singolo episodio criminoso sia di modesta entità. È indispensabile che la condotta dell’imputato sia genuinamente sporadica e occasionale. La presenza di precedenti penali della stessa indole, anche se non formalmente accertati con sentenza definitiva, può costituire un ostacolo insormontabile per l’accesso al beneficio. La decisione riafferma la funzione dell’istituto, che non è quella di offrire un’impunità generalizzata per i reati ‘minori’, ma di escludere la sanzione penale solo per fatti che, nel contesto complessivo della biografia del reo, appaiono come un isolato e trascurabile inciampo.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto manifestamente infondato perché le argomentazioni proposte erano in palese contrasto con il dato normativo e con la consolidata giurisprudenza di legittimità sui requisiti per l’applicazione della particolare tenuità del fatto.

Quali sono i due presupposti necessari per l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. (particolare tenuità del fatto)?
I due presupposti, che devono sussistere entrambi, sono la particolare tenuità dell’offesa e la non abitualità del comportamento dell’autore del reato. La mancanza di anche uno solo di essi impedisce l’applicazione del beneficio.

Quando un comportamento è considerato ‘abituale’ ai fini dell’esclusione della tenuità del fatto?
Un comportamento è considerato abituale quando l’autore ha commesso almeno altri due illeciti della stessa indole, anche se commessi successivamente al reato per cui si sta procedendo. Questo può essere accertato incidentalmente dallo stesso giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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