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Particolare tenuità del fatto: quando non si applica

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per evasione. L’imputato chiedeva l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La Corte ha confermato la decisione della Corte d’Appello, motivando che i precedenti penali dell’imputato e l’intensità del dolo, dimostrata dall’assenza di giustificazioni, impedivano il riconoscimento del beneficio. L’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 15 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare tenuità del fatto: Non basta un reato minore per evitare la condanna

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 19697/2024, torna a pronunciarsi sui criteri di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131-bis del codice penale. Questa decisione ribadisce che per beneficiare di tale istituto non è sufficiente che il reato sia oggettivamente di modesta entità, ma è necessaria una valutazione complessiva che include la condotta passata dell’imputato e l’intensità della sua volontà criminale.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un uomo condannato per il reato di evasione, previsto dall’articolo 385 del codice penale. L’imputato, tramite il suo difensore, si era rivolto alla Corte di Cassazione lamentando la mancata applicazione da parte della Corte d’Appello della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. A suo avviso, la violazione commessa era di lieve entità e, pertanto, non meritevole di sanzione penale.

La Corte d’Appello aveva già rigettato tale richiesta, confermando la condanna. Il ricorso in Cassazione rappresentava quindi l’ultimo tentativo di ottenere il riconoscimento di questo beneficio e, di conseguenza, l’assoluzione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile in quanto manifestamente infondato. Con una motivazione sintetica ma chiara, i giudici hanno confermato in toto la decisione della Corte territoriale, ritenendola corretta, completa e priva di vizi logico-giuridici. La conseguenza diretta di questa decisione è stata la condanna definitiva dell’imputato, il quale è stato inoltre obbligato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di tremila euro a favore della Cassa delle ammende.

Le motivazioni: i due ostacoli alla particolare tenuità del fatto

La Corte di Cassazione ha chiarito perché, nel caso specifico, non potesse trovare applicazione l’istituto della particolare tenuità del fatto. La motivazione si fonda su due pilastri fondamentali che impedivano il riconoscimento del beneficio:

1. I Precedenti Penali dell’Imputato

Il primo elemento ostativo individuato dai giudici è rappresentato dai precedenti penali del ricorrente. L’articolo 131-bis c.p. è stato introdotto per deflazionare il sistema penale, evitando processi e condanne per fatti oggettivamente lievi e, soprattutto, commessi da soggetti che hanno agito in modo occasionale. La presenza di un casellario giudiziale non immacolato è stata interpretata come un indicatore di una tendenza a delinquere, incompatibile con il carattere di ‘occasionalità’ che il legislatore ha voluto premiare.

2. L’Intensità del Dolo

Il secondo, e altrettanto cruciale, elemento è stata la valutazione delle modalità concrete del fatto. I giudici hanno sottolineato come l’imputato non avesse fornito alcuna giustificazione per la sua condotta. Questa totale assenza di motivazioni valide è stata letta come un chiaro sintomo di un’elevata ‘intensità del dolo’. In altre parole, la sua azione non è stata frutto di leggerezza o di una situazione contingente, ma di una precisa e consapevole volontà di violare la legge. Un dolo così intenso non può coesistere con la ‘particolare tenuità’ dell’offesa, che presuppone un grado di colpevolezza minimo.

Conclusioni

L’ordinanza in esame offre un’importante lezione pratica: l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto non è mai un automatismo. I giudici sono tenuti a compiere una valutazione a 360 gradi che va oltre la semplice entità del danno o del pericolo. La storia personale dell’imputato, testimoniata dai suoi precedenti, e l’elemento psicologico del reato, ovvero l’intensità della volontà criminale, sono fattori determinanti. Questa decisione rafforza un principio consolidato: il beneficio è riservato a chi commette un’infrazione lieve e occasionale, non a chi dimostra, con la propria condotta passata e presente, una deliberata inclinazione a infrangere le norme penali.

Un precedente penale impedisce sempre l’applicazione della particolare tenuità del fatto?
Nella decisione in esame, i precedenti penali dell’imputato sono stati considerati un elemento ostativo al riconoscimento della particolare tenuità del fatto, suggerendo che un comportamento non occasionale è incompatibile con il beneficio.

Perché le modalità del fatto sono state considerate importanti per negare la non punibilità?
Le modalità del fatto, in particolare l’assenza di qualsiasi giustificazione per il reato commesso, sono state interpretate dalla Corte come una prova dell’elevata intensità del dolo (la volontà di commettere il reato), un fattore che esclude la ‘particolare tenuità’.

Cosa succede quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
In questo caso, la dichiarazione di inammissibilità ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del processo e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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