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Particolare tenuità del fatto: quando non si applica

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un imputato condannato per acquisto di un cellulare di sospetta provenienza, confermando la non applicabilità della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131 bis c.p.). Secondo la Corte, il grado di negligenza dell’acquirente e il periodo di possesso del bene, seppur breve, costituiscono un’offensività tale da giustificare la condanna, anche se a una pena pecuniaria minima.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare tenuità del fatto: la negligenza esclude l’assoluzione?

L’istituto della particolare tenuità del fatto, introdotto dall’articolo 131 bis del codice penale, rappresenta un importante strumento di deflazione processuale, volto a escludere la punibilità per condotte che, pur costituendo reato, risultano di minima offensività. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e dipende da una valutazione discrezionale del giudice. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 18394/2024) offre un chiarimento cruciale sui criteri che possono portare a negare questo beneficio, anche in casi apparentemente minori.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una sentenza del Tribunale di Oristano, che aveva condannato un uomo per il reato di acquisto di cose di sospetta provenienza (art. 712 c.p.), riqualificando l’originaria accusa di ricettazione. L’oggetto del reato era un telefono cellulare di provenienza furtiva. All’imputato era stata inflitta una pena di 70 euro di ammenda.

L’imputato ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che il Tribunale avrebbe dovuto applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. A suo avviso, la condotta era di minima gravità, considerando il modesto valore del bene, la sua scarsa capacità a delinquere, la breve durata del possesso (circa sette giorni) e la collaborazione offerta alle autorità. In particolare, la difesa ha contestato la decisione del giudice di primo grado di negare il beneficio valorizzando il grado di negligenza dell’imputato, sostenendo che la colpa è già un elemento costitutivo del reato e non può essere usata una seconda volta per giudicarne la gravità.

La Decisione della Corte e la valutazione della Particolare tenuità del fatto

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato. I giudici supremi hanno confermato la correttezza della decisione del Tribunale, spiegando in dettaglio perché, in questo caso specifico, non sussistessero i presupposti per l’applicazione dell’art. 131 bis c.p.

La Corte ha stabilito che la valutazione sulla tenuità del fatto non può prescindere da un’analisi complessiva della condotta, basata sui parametri indicati dall’articolo 133 del codice penale, tra cui rientra anche la gravità della colpa. Il fatto che la negligenza sia l’elemento soggettivo del reato non impedisce al giudice di ponderarne il grado per stabilire l’offensività concreta del comportamento.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si concentrano su due aspetti principali: il grado di colpa e la durata del possesso. Secondo la Cassazione, il Tribunale ha correttamente ritenuto che la condotta, sebbene di ‘contenuta’ offensività, non fosse ‘infima’. Questo perché il grado di negligenza manifestato dall’imputato nell’acquistare un cellulare senza accertarne la provenienza non era minimo. Allo stesso modo, il periodo di possesso, quantificato in circa sette giorni, è stato giudicato ‘non irrilevante’.

In sostanza, la Corte ha affermato che la valutazione del giudice di merito è stata logica, coerente e non contraddittoria. Il giudice ha esercitato correttamente la sua discrezionalità, qualificando la condotta come dotata di una ‘apprezzabile offensività’ che, pur giustificando una pena mite come la sola ammenda, superava la soglia della particolare tenuità. Gli argomenti difensivi non sono stati sufficienti a scalfire la solidità di questa motivazione.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto non è un automatismo legato solo al valore del bene o alla tenuità della pena. Il giudice deve compiere una valutazione a tutto tondo, che include anche l’intensità dell’elemento soggettivo (dolo o colpa). Una negligenza significativa o una condotta protratta nel tempo, anche per pochi giorni, possono essere sufficienti a considerare il fatto meritevole di sanzione penale, seppur minima. La decisione consolida quindi l’ambito di discrezionalità del giudice nel soppesare tutti gli indici di gravità del reato, offrendo un’interpretazione rigorosa dei presupposti per l’applicazione dell’art. 131 bis c.p.

La negligenza dell’imputato può essere usata per escludere la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che il grado di negligenza (colpa) manifestato dall’imputato è un elemento che il giudice può e deve valorizzare, ai sensi dell’art. 133 c.p., per determinare la gravità complessiva del reato e decidere se applicare o meno l’art. 131 bis c.p.

Un breve periodo di possesso di un bene di provenienza illecita garantisce l’applicazione della particolare tenuità del fatto?
No. Anche un periodo relativamente breve (in questo caso, circa 7 giorni) può essere considerato ‘non irrilevante’ dal giudice. La durata del possesso, insieme ad altri fattori come la colpa, contribuisce a definire l’offensività della condotta e può portare a escludere la non punibilità.

Perché il reato è stato qualificato come ‘acquisto di cose di sospetta provenienza’ e non ‘ricettazione’?
Secondo la sentenza, la qualificazione giuridica è stata modificata perché si è ritenuto che l’imputato avesse ricevuto il cellulare per colpa (ovvero per negligenza nel non accertarne la provenienza) e non con dolo, cioè con la piena consapevolezza che il bene fosse di origine illecita, elemento soggettivo richiesto per il più grave reato di ricettazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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