LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Particolare tenuità del fatto: quando non si applica

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 13501/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per una violazione del Codice della Strada. La richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto è stata respinta a causa della condotta abituale del reo, desunta da precedenti violazioni. La Corte ha ribadito che la pluralità di reati è un elemento decisivo che ostacola il riconoscimento della tenuità.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare Tenuità del Fatto: Perché la Condotta Abituale Esclude il Beneficio

L’istituto della particolare tenuità del fatto, introdotto dall’articolo 131-bis del codice penale, rappresenta uno strumento fondamentale per il principio di proporzionalità della pena. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e richiede una valutazione attenta da parte del giudice. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione (n. 13501/2024) ci offre un chiaro esempio dei limiti di questo beneficio, in particolare quando emerge una condotta abituale da parte dell’imputato.

I Fatti del Caso: Una Violazione del Codice della Strada

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un cittadino condannato in primo e secondo grado per una violazione del Codice della Strada, commessa a Prato nel luglio 2018. L’imputato, non rassegnandosi alla condanna confermata dalla Corte d’Appello di Firenze, ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando il mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

Secondo la difesa, la violazione contestata possedeva tutte le caratteristiche per essere considerata di lieve entità, tale da non giustificare una sanzione penale. Tuttavia, i giudici di merito avevano respinto questa tesi, portando la questione all’attenzione della Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte e la particolare tenuità del fatto

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione dei giudici di merito. La Suprema Corte ha colto l’occasione per ribadire i principi che governano l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. La valutazione sulla tenuità del fatto non può limitarsi alla sola entità del danno o del pericolo, ma deve essere il risultato di un’analisi complessa e congiunta di tutte le peculiarità del caso concreto. Questo giudizio, che rientra nel potere discrezionale del giudice di merito, può essere contestato in Cassazione solo per vizi logici evidenti o per mancanza di motivazione, non per un semplice disaccordo sulla valutazione effettuata.

Le Motivazioni: L’Importanza della Condotta Abituale

Il punto cruciale della decisione risiede nella motivazione con cui è stata esclusa la particolare tenuità del fatto. I giudici hanno ritenuto decisivo un elemento ostativo previsto dalla stessa norma: l’abitualità della condotta. L’imputato, infatti, non era nuovo a violazioni della legge. Dagli atti erano emerse altre due contravvenzioni accertate nei mesi precedenti, rispettivamente a novembre 2017 e gennaio 2018.

Questa pluralità di violazioni, sebbene non necessariamente della stessa indole, è stata considerata sufficiente a delineare un quadro di ‘condotta abituale’. Secondo la Corte, la ripetizione di illeciti dimostra una tendenza a non rispettare le norme, un comportamento che è incompatibile con il giudizio di particolare tenuità. Il beneficio è pensato per chi commette un illecito isolato e di minima gravità, non per chi dimostra una persistente inclinazione a violare la legge. Di conseguenza, la decisione della Corte d’Appello di negare il beneficio era stata correttamente motivata, basandosi su un presupposto fattuale (le precedenti violazioni) che per legge impedisce l’applicazione dell’art. 131-bis c.p.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche dell’Ordinanza

L’ordinanza in esame consolida un orientamento giurisprudenziale chiaro: la valutazione per la particolare tenuità del fatto deve essere rigorosa e complessiva. La presenza di precedenti illeciti, anche se non gravi, può configurare quella ‘condotta abituale’ che rappresenta un ostacolo insormontabile all’applicazione del beneficio. Per gli operatori del diritto, ciò significa che la richiesta di applicazione dell’art. 131-bis deve essere sempre supportata da un’analisi completa della posizione dell’imputato, evidenziando l’occasionalità e l’episodicità del comportamento. Per i cittadini, il messaggio è altrettanto chiaro: la ripetizione di condotte illecite, anche se considerate singolarmente di poco conto, può avere conseguenze penali significative, precludendo l’accesso a istituti premiali come la non punibilità per tenuità del fatto.

Quando si può applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto?
L’art. 131-bis c.p. si applica quando l’offesa è di lieve entità, tenendo conto delle modalità della condotta, del grado di colpevolezza e dell’esiguità del danno o del pericolo. Inoltre, il comportamento dell’autore non deve essere abituale.

Perché in questo caso non è stata riconosciuta la particolare tenuità del fatto?
Non è stata riconosciuta perché i giudici hanno ritenuto sussistente la ‘condotta abituale’ dell’imputato. Questa valutazione si è basata sulla pluralità di violazioni accertate a suo carico in un breve arco di tempo, un elemento che per legge osta all’applicazione del beneficio.

Cosa si intende per ‘condotta abituale’ ai fini dell’esclusione della tenuità del fatto?
Nel contesto dell’art. 131-bis c.p., la condotta abituale non richiede necessariamente la dichiarazione di delinquenza abituale, ma può essere desunta dalla commissione di una pluralità di reati, anche della stessa indole. In questo caso, due precedenti contravvenzioni sono state ritenute sufficienti per configurarla.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati