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Particolare tenuità del fatto: quando non si applica

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna di un automobilista per guida in stato di ebbrezza, escludendo l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La decisione si fonda sul grave pericolo creato dall’imputato che, perdendo il controllo del veicolo di notte, ha causato un incidente e danni a beni pubblici. La valutazione complessiva della condotta è stata ritenuta sufficiente a giustificare la punibilità del reato.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare tenuità del fatto: esaminata una decisione della Cassazione sulla guida in stato di ebbrezza

L’istituto della particolare tenuità del fatto, introdotto dall’articolo 131-bis del codice penale, rappresenta uno strumento fondamentale per garantire la proporzionalità della risposta sanzionatoria dello Stato. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e richiede una valutazione attenta da parte del giudice. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i limiti di questa causa di non punibilità, specialmente in relazione a reati diffusi come la guida in stato di ebbrezza, quando questa sfocia in un incidente.

I Fatti del Caso

Il caso esaminato riguarda un automobilista condannato sia in primo grado che in appello per il reato di guida in stato di ebbrezza. I fatti si sono svolti durante la notte in una strada principale di un centro urbano. L’imputato, a causa del suo stato di alterazione dovuto all’assunzione di alcol, perdeva il controllo del proprio veicolo, andando a scontrarsi contro un’aiuola pubblica. L’incidente, oltre a danneggiare l’auto e il bene pubblico, creava una situazione di grave pericolo per la circolazione stradale.

La difesa dell’imputato ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, sostenendo che il comportamento del suo assistito, nel complesso, potesse essere considerato di lieve entità.

La Decisione della Corte: Niente tenuità in caso di pericolo concreto

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. I giudici supremi hanno ribadito che la valutazione sulla tenuità del fatto non può basarsi su mere clausole di stile, ma richiede un’analisi complessa e congiunta di tutti gli aspetti della vicenda concreta.

Secondo la Corte, il giudice di merito aveva correttamente escluso l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. basandosi su elementi oggettivi e inequivocabili che delineavano una condotta tutt’altro che tenue.

Le Motivazioni: la valutazione della gravità della condotta per la particolare tenuità del fatto

Il cuore della decisione risiede nelle motivazioni con cui i giudici hanno giustificato l’esclusione del beneficio. La Corte ha sottolineato che, ai sensi dell’art. 133 del codice penale, per valutare la gravità del reato è necessario considerare:

1. Le modalità della condotta: L’imputato non si è limitato a guidare con un tasso alcolemico superiore al limite, ma lo ha fatto in piena notte, su una strada principale, perdendo completamente il controllo del mezzo. Questa dinamica indica un elevato grado di colpa e imprudenza.
2. L’entità del danno o del pericolo: L’incidente ha causato danni materiali sia al veicolo privato sia a un bene pubblico (l’aiuola). Ancora più importante, ha generato un “grave pericolo per la circolazione stradale”. È proprio questo elemento, il pericolo concreto creato, ad essere stato decisivo per escludere la tenuità.

La Corte territoriale, secondo la Cassazione, ha fornito una motivazione “esaustiva e congrua”, non illogica, e quindi non sindacabile in sede di legittimità. Il giudizio sulla tenuità rientra nel potere discrezionale del giudice di merito, che in questo caso è stato esercitato correttamente, valorizzando gli aspetti negativi della condotta che la rendevano incompatibile con un giudizio di minima offensività.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre un’importante lezione pratica: la particolare tenuità del fatto non è un salvacondotto per i reati stradali. Se la guida in stato di ebbrezza provoca un incidente, anche senza feriti, ma con danni materiali e la creazione di un pericolo concreto per gli altri utenti della strada, è altamente improbabile che il reato possa essere considerato “tenue”. La valutazione del giudice si concentra non solo sull’offesa formale alla norma, ma sulla reale pericolosità sociale del comportamento tenuto. Pertanto, chi si mette alla guida in stato di alterazione e causa un sinistro deve essere consapevole che le conseguenze penali difficilmente potranno essere evitate invocando la lieve entità del fatto.

Perché non è stata applicata la particolare tenuità del fatto in questo caso di guida in stato di ebbrezza?
Non è stata applicata perché la condotta dell’imputato è stata ritenuta grave. Egli ha guidato in evidente stato di alterazione, in piena notte, perdendo il controllo del veicolo e causando un incidente con danni a beni pubblici. Soprattutto, ha creato un grave pericolo per la circolazione stradale, un elemento che esclude la tenuità dell’offesa.

Quali criteri usa il giudice per valutare la particolare tenuità del fatto?
Il giudice compie una valutazione complessa e congiunta basata sui criteri dell’art. 133 del codice penale. In particolare, considera le modalità della condotta (come è avvenuto il fatto), il grado di colpevolezza dell’autore e l’entità del danno o del pericolo causato.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso in Cassazione?
La dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle Ammende, come sanzione per aver adito la Corte con un ricorso privo dei requisiti di legge. In questo caso, la somma è stata fissata in 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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