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Particolare tenuità del fatto: quando non si applica

La Corte di Cassazione ha rigettato i ricorsi di due imputati, chiarendo importanti principi sulla sospensione della prescrizione e sulla non applicabilità della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La Corte ha sottolineato che, per escludere la tenuità, è sufficiente una motivazione congrua che valuti la gravità della condotta e l’entità del contrasto con la legge, tenendo conto anche dei precedenti penali dell’imputato. È stata inoltre confermata l’inammissibilità di motivi di ricorso che si limitano a ripetere argomentazioni già respinte in appello.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare Tenuità del Fatto: la Cassazione ne definisce i limiti

L’istituto della particolare tenuità del fatto, introdotto dall’articolo 131-bis del codice penale, rappresenta un importante strumento di deflazione processuale. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e richiede un’attenta valutazione da parte del giudice. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha offerto preziosi chiarimenti sui criteri da adottare per escluderne l’operatività, oltre a ribadire principi fondamentali in materia di prescrizione e ammissibilità dei ricorsi.

Il Caso in Esame: Un Ricorso in Cassazione

Due soggetti ricorrevano in Cassazione avverso una sentenza della Corte d’Appello che li aveva condannati. I motivi del ricorso erano principalmente tre: l’intervenuta prescrizione del reato, l’erronea valutazione della responsabilità penale per uno degli imputati e, soprattutto, la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

La Questione della Prescrizione e la Legge Orlando

Il primo motivo, comune a entrambi i ricorrenti, riguardava la prescrizione. La difesa sosteneva che il tempo trascorso fosse sufficiente a estinguere il reato. La Suprema Corte ha dichiarato il motivo manifestamente infondato. I giudici hanno chiarito che, oltre a un primo periodo di sospensione già calcolato, era necessario considerare un ulteriore periodo previsto dalla cosiddetta “Legge Orlando” (L. 103/2017). Tale sospensione decorre dalla scadenza del termine per il deposito della sentenza di primo grado fino alla data della sentenza d’appello, allungando di fatto i tempi necessari a prescrivere il reato.

L’Applicazione della Particolare Tenuità del Fatto

Il punto centrale della pronuncia riguarda il rigetto della richiesta di applicare l’art. 131-bis c.p. La difesa di uno degli imputati lamentava che i giudici di merito non avessero riconosciuto la lieve entità del reato commesso. La Cassazione ha ritenuto anche questo motivo manifestamente infondato, confermando la decisione della Corte d’Appello.

L’Analisi della Suprema Corte

La Corte ha richiamato l’orientamento delle Sezioni Unite (sentenza Tushaj, n. 13681/2016), secondo cui il giudizio sulla tenuità del fatto richiede una valutazione complessa e congiunta di tutte le peculiarità del caso concreto. Il giudice deve considerare:

* Le modalità della condotta.
* Il grado di colpevolezza.
* L’entità del danno o del pericolo.

Inoltre, citando un’altra sentenza (Milone, n. 55107/2018), la Corte ha specificato che non è necessaria una disamina analitica di tutti gli elementi previsti dall’art. 133 c.p., ma è sufficiente indicare quelli ritenuti più rilevanti per la decisione. Nel caso specifico, i giudici di merito avevano correttamente motivato la non applicabilità del beneficio basandosi sulla gravità della condotta, sul contrasto con la legge e sulla necessità della pena, tenendo anche conto dei precedenti penali dell’imputato per furto e lesioni personali.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte di Cassazione sono state chiare e lineari. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le argomentazioni presentate erano, in parte, una mera “pedissequa reiterazione” di quelle già respinte in appello, mancando quindi della specificità richiesta. Per quanto riguarda la particolare tenuità del fatto, la Corte ha ritenuto la motivazione dei giudici di merito congrua e non illogica. La valutazione negativa non si basava su un singolo elemento, ma su un’analisi complessiva che includeva la gravità intrinseca del comportamento e il profilo soggettivo dell’imputato, come attestato dai suoi precedenti penali. Questo approccio ha permesso di concludere che il fatto non potesse essere qualificato come “particolarmente tenue” e che, di conseguenza, la sanzione penale fosse necessaria.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce alcuni principi fondamentali. In primo luogo, il calcolo dei termini di prescrizione deve tenere conto di tutte le cause di sospensione previste dalla legge, inclusa quella introdotta dalla Legge Orlando. In secondo luogo, un ricorso in Cassazione deve contenere critiche nuove e specifiche alla sentenza impugnata, non potendosi limitare a riproporre le stesse doglianze. Infine, e più significativamente, la decisione conferma che l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. non è un diritto ma l’esito di un giudizio discrezionale del giudice, che deve essere basato su una valutazione completa della fattispecie. La presenza di precedenti penali e la gravità oggettiva della condotta sono elementi che possono legittimamente portare a escludere il beneficio della non punibilità.

Come incide la ‘Legge Orlando’ sul calcolo della prescrizione?
La Legge n. 103/2017 (c.d. Legge Orlando) introduce un ulteriore periodo di sospensione del termine di prescrizione. Questo periodo intercorre tra la data di scadenza per il deposito della sentenza di primo grado e la data della sentenza di appello, di fatto allungando i tempi necessari per l’estinzione del reato.

Quando un motivo di ricorso è considerato inammissibile?
Un motivo di ricorso può essere considerato inammissibile quando si risolve nella ‘pedissequa reiterazione’, ovvero nella semplice ripetizione di argomentazioni già presentate e respinte nel precedente grado di giudizio. In tal caso, il motivo manca di specificità, poiché non svolge una critica argomentata contro la decisione impugnata.

Quali elementi possono escludere la ‘particolare tenuità del fatto’ (art. 131-bis c.p.)?
L’applicazione della causa di non punibilità può essere esclusa a fronte di una valutazione complessiva della fattispecie concreta. Elementi rilevanti per l’esclusione sono le modalità della condotta, il grado di colpevolezza, l’entità del danno o del pericolo e la presenza di precedenti penali specifici, che insieme possono indicare una gravità tale da rendere necessaria la pena.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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