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Particolare tenuità del fatto: quando non si applica

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per porto di coltello, ritenendo legittima l’esclusione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Nonostante il reato fosse qualificato ‘di lieve entità’, le circostanze specifiche (ora notturna, direzione verso un locale, arma facilmente accessibile) sono state considerate indicative di una pericolosità non trascurabile, giustificando la decisione del giudice di merito. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare Tenuità del Fatto: Non Basta la ‘Lieve Entità’ se il Contesto Rileva un Pericolo

L’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131-bis del codice penale, rappresenta un punto cruciale nel bilanciamento tra la necessità di sanzionare un illecito e il principio di proporzionalità. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre un’importante lezione: la qualificazione di un reato come ‘di lieve entità’ non comporta automaticamente il riconoscimento della non punibilità. Il contesto e le modalità concrete dell’azione restano determinanti. Il caso in esame riguarda il porto di un coltello in circostanze che, secondo i giudici, escludevano la possibilità di considerare il fatto di minima offensività.

I Fatti di Causa

Un giovane veniva condannato dal Tribunale al pagamento di un’ammenda di 1.500 euro per il reato di porto abusivo di armi, specificamente un coltello, ai sensi della legge n. 110/1975. Il giudice di merito, pur riconoscendo l’ipotesi di ‘lieve entità’ prevista dalla stessa norma, aveva escluso l’applicabilità dell’art. 131-bis c.p. La motivazione si basava sulla pericolosità della condotta, desunta dal potenziale uso dell’arma e dal comportamento dell’imputato al momento del controllo, che non aveva fornito un’immediata giustificazione per il possesso.

L’imputato, tramite il suo difensore, proponeva ricorso in Cassazione, lamentando una violazione di legge e un vizio di motivazione. A suo avviso, la sentenza era contraddittoria: come poteva un fatto definito ‘di lieve entità’ non essere considerato anche di ‘particolare tenuità’? Il ricorrente sottolineava elementi a suo favore, quali l’essere incensurato, il comportamento collaborativo e l’occasionalità del reato, che avrebbero dovuto condurre a una declaratoria di non punibilità.

La Valutazione della Particolare Tenuità del Fatto

Il cuore della questione giuridica risiede nella distinzione tra la circostanza attenuante della ‘lieve entità’ e la causa di non punibilità della particolare tenuità del fatto. La prima riduce la pena, mentre la seconda la esclude del tutto.

Il ricorrente sosteneva che, una volta accertata la lieve entità, il giudice avrebbe dovuto, quasi in automatico, applicare anche l’art. 131-bis c.p., data la sussistenza di indicatori di scarsa offensività. La difesa riteneva illogico che il Tribunale avesse negato la non punibilità dopo aver già ridimensionato la gravità del reato.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha respinto tale tesi, dichiarando il ricorso inammissibile per manifesta infondatezza. Secondo gli Ermellini, il giudice di merito ha operato una valutazione corretta e priva di contraddizioni. La decisione di escludere la particolare tenuità del fatto non era illogica, ma fondata su un’analisi attenta delle circostanze concrete, come richiesto dalla legge.

I fattori decisivi, evidenziati dalla Corte, sono stati:

1. Il contesto temporale e spaziale: L’imputato portava il coltello di notte, mentre si stava recando in un locale notturno in compagnia di altre persone. Tali circostanze aumentano oggettivamente il potenziale di pericolo.
2. La modalità di detenzione: L’arma era custodita in un marsupio, un luogo che ne consentiva una facile e immediata estrazione (‘facile e immediata apprensione’). Questo dettaglio è stato ritenuto significativo per valutare la pericolosità della condotta.

La Corte ha ribadito che la valutazione della gravità del fatto, ai fini dell’art. 131-bis c.p., deve avvenire secondo i parametri dell’art. 133 c.p. (gravità del reato), considerando il comportamento complessivo dell’imputato. In questo caso, il quadro generale non permetteva di qualificare il fatto come talmente tenue da risultare non meritevole di alcuna sanzione penale.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa pronuncia conferma un principio fondamentale: le valutazioni giuridiche non sono compartimenti stagni. Il riconoscimento di una ‘lieve entità’ non preclude al giudice un’analisi più approfondita del contesto per decidere sull’applicabilità della particolare tenuità del fatto. La decisione sottolinea che il porto di un’arma, anche di modeste dimensioni, in contesti di potenziale aggregazione sociale e in orario notturno, assume una connotazione di pericolosità che difficilmente può essere derubricata a fatto irrilevante per l’ordinamento penale. La facile disponibilità dell’arma è un fattore che aggrava la valutazione complessiva e può giustificare, da sola, l’esclusione della non punibilità.

Un reato qualificato ‘di lieve entità’ beneficia sempre della non punibilità per particolare tenuità del fatto?
No. La Corte di Cassazione chiarisce che le due nozioni sono distinte. Un fatto può essere di ‘lieve entità’, attenuando la pena, ma non così tenue da giustificare la non punibilità, specialmente se le circostanze concrete (luogo, tempo, modalità dell’azione) indicano una certa pericolosità.

Quali elementi ha considerato il giudice per escludere la particolare tenuità del fatto in questo caso?
Il giudice ha considerato un insieme di circostanze: il porto del coltello avveniva di notte, in compagnia di altre persone, mentre si dirigevano verso un locale notturno. Inoltre, l’arma era custodita in un marsupio, rendendola facilmente e immediatamente disponibile all’uso.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come stabilito dalla Corte nel provvedimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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