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Particolare tenuità del fatto: quando non si applica

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso riguardante la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La Corte ribadisce che le due condizioni necessarie, la tenuità dell’offesa e la non abitualità della condotta, devono coesistere e la loro valutazione, se correttamente motivata, spetta esclusivamente al giudice di merito, precludendo un riesame in sede di legittimità.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare Tenuità del Fatto: La Cassazione Chiarisce i Limiti

L’istituto della particolare tenuità del fatto, introdotto dall’articolo 131-bis del codice penale, rappresenta un importante strumento di deflazione processuale. Tuttavia, la sua applicazione è subordinata a precisi requisiti, la cui valutazione spetta al giudice di merito. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce i confini del sindacato di legittimità su tale valutazione, dichiarando inammissibile il ricorso di un imputato che ne lamentava la mancata concessione.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine da una condanna per un reato legato agli stupefacenti, ai sensi dell’art. 73, comma 5, del D.P.R. 309/1990. In secondo grado, la Corte d’Appello, pur concedendo i benefici della sospensione condizionale della pena e della non menzione, aveva confermato la condanna a otto mesi di reclusione e 800 euro di multa.

L’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per cassazione, basandolo su un unico motivo: l’errata applicazione della legge e la motivazione carente riguardo alla mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Secondo la difesa, sussistevano tutti i presupposti per il riconoscimento di tale beneficio.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un principio cardine del giudizio di legittimità: la Corte di Cassazione non può riesaminare i fatti del processo, ma solo verificare la corretta applicazione delle norme di diritto e la logicità della motivazione della sentenza impugnata.

Nel caso specifico, il ricorso mirava a ottenere una nuova valutazione degli elementi di fatto già esaminati dalla Corte d’Appello, un’operazione preclusa in sede di cassazione. I giudici hanno ritenuto che la Corte territoriale avesse correttamente esplicitato le ragioni per cui non riteneva applicabile l’art. 131-bis c.p., rendendo la sua decisione incensurabile sotto il profilo della legittimità.

Le Motivazioni: I Requisiti Congiunti della Tenuità e Non Abitualità

Il fulcro della motivazione dell’ordinanza risiede nella disamina dei presupposti per l’applicazione della particolare tenuità del fatto. La Corte ricorda che la norma richiede la compresenza di due condizioni, che devono sussistere congiuntamente e non alternativamente:

1. La particolare tenuità dell’offesa: Questo requisito viene valutato sulla base di due ‘indici’: le modalità della condotta e l’esiguità del danno o del pericolo. La valutazione deve seguire i criteri generali indicati dall’articolo 133 del codice penale (gravità del reato).
2. La non abitualità del comportamento: Il fatto, per quanto tenue, non deve essere espressione di una tendenza a delinquere del soggetto.

La Corte di Cassazione ha evidenziato che il giudice di merito aveva correttamente analizzato questi indici, concludendo in senso negativo. Di conseguenza, la decisione di non applicare l’esimente era fondata su una corretta interpretazione della legge e su una motivazione logica e coerente. Richiamando un precedente consolidato (sentenza Derossi, n. 47039/2015), la Corte ha ribadito che solo in presenza di entrambi i requisiti è possibile escludere la punibilità.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza offre importanti spunti pratici. In primo luogo, conferma che la valutazione sulla sussistenza della particolare tenuità del fatto è una prerogativa del giudice di merito. Le difese devono quindi concentrare i propri sforzi probatori e argomentativi nei primi due gradi di giudizio per dimostrare la presenza di entrambi i requisiti richiesti dalla legge.

In secondo luogo, viene ribadito il limite invalicabile del giudizio di cassazione: non è una terza istanza di merito. I ricorsi che, pur lamentando violazioni di legge, si traducono in una richiesta di nuova valutazione dei fatti, sono destinati all’inammissibilità, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Quando si applica la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto?
Si applica solo quando sussistono congiuntamente due condizioni: la particolare tenuità dell’offesa (valutata secondo le modalità della condotta e l’esiguità del danno o del pericolo) e la non abitualità del comportamento dell’imputato.

È possibile contestare davanti alla Corte di Cassazione la mancata concessione della particolare tenuità del fatto?
No, se il giudice di merito (come la Corte d’Appello) ha fornito una motivazione logica e corretta per negarla. La Corte di Cassazione non può riesaminare i fatti, ma solo verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza della motivazione.

Quali sono i criteri per valutare la ‘particolare tenuità dell’offesa’?
La particolare tenuità dell’offesa viene valutata sulla base di due ‘indici requisiti’: le modalità della condotta e l’esiguità del danno o del pericolo, utilizzando i criteri direttivi dell’articolo 133 del codice penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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