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Particolare tenuità del fatto: quando è negata?

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per evasione, negando l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Nonostante la breve durata dell’allontanamento, la recidiva e la violazione dell’affidamento in prova sono state ritenute decisive per indicare una maggiore gravità del reato e intensità del dolo.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Evasione e Particolare Tenuità del Fatto: Quando la Recidiva Pesa di Più della Breve Durata

La valutazione sulla particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131-bis del codice penale, è un’operazione complessa che il giudice deve compiere analizzando tutti gli aspetti della condotta. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sentenza n. 19124/2025) offre un chiaro esempio di come alcuni elementi, come la recidiva e il contesto in cui il reato è commesso, possano prevalere sulla oggettiva e breve durata della violazione, escludendo l’applicazione di questa causa di non punibilità. Analizziamo insieme il caso.

La Vicenda Processuale: un’Evasione di Pochi Minuti

Il caso riguarda un uomo condannato in primo e secondo grado per il reato di evasione. Trovandosi in detenzione domiciliare e in affidamento in prova ai servizi sociali, l’imputato si era allontanato dalla sua abitazione circa venti minuti prima dell’orario in cui il suo permesso di uscita sarebbe iniziato. La sua giustificazione era la necessità di procurarsi un farmaco analgesico per un forte mal di denti, recandosi a casa del suocero.

La difesa aveva basato il ricorso per Cassazione sulla violazione di legge e sul vizio di motivazione, sostenendo che i giudici di merito avessero erroneamente negato l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, data la minima durata dell’allontanamento e la motivazione legata a un’esigenza di salute.

Il Principio Giuridico e la Decisione della Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando la condanna. Sebbene abbia riconosciuto un’imprecisione nella valutazione della Corte d’Appello riguardo all’incertezza sulla durata esatta dell’evasione (sottolineando che, nel dubbio, si deve preferire l’ipotesi più favorevole all’imputato), ha ritenuto la decisione di escludere l’art. 131-bis cod. pen. corretta su altre basi.

Le Motivazioni: Oltre la Durata, Conta l’Intensità del Dolo

Il cuore della motivazione della Cassazione risiede in una valutazione complessiva della gravità del fatto, che va oltre il semplice dato cronologico. Gli elementi che hanno portato a escludere la particolare tenuità del fatto sono stati:

1. La Recidiva Qualificata: L’imputato era recidivo reiterato e infraquinquennale. Questa condizione è un indice importante della sua propensione a delinquere e della sua colpevolezza.
2. Il Contesto della Pena: L’uomo non era semplicemente agli arresti domiciliari, ma stava beneficiando di un affidamento in prova ai servizi sociali, una misura alternativa che presuppone un patto di fiducia con l’ordinamento. La violazione di tale patto, anche per poco tempo, assume una gravità maggiore.
3. L’Intensità del Dolo: La Corte ha ritenuto che la violazione di prescrizioni così specifiche (orari di uscita), in un contesto di fiducia come l’affidamento in prova, denotasse un’accresciuta intensità del dolo, ovvero una volontà cosciente e più grave di trasgredire la legge.
4. L’Inconsistenza della Giustificazione: La scusa del mal di denti è stata ritenuta non provata e, comunque, irrilevante. L’imputato avrebbe potuto e dovuto cercare aiuto in modi legali, come chiedere a parenti o amici di portargli il farmaco o chiamare i soccorsi, invece di violare le prescrizioni della sua misura detentiva.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: l’applicazione della particolare tenuità del fatto non è automatica e non dipende solo da un singolo elemento, come la durata dell’azione illecita o l’entità del danno. Il giudice deve effettuare una valutazione globale che tenga conto di tutti gli indici previsti dall’art. 133 del codice penale, inclusa la personalità dell’agente e la sua storia criminale. La presenza di una recidiva qualificata e la violazione di un percorso di reinserimento sociale come l’affidamento in prova sono indicatori di una gravità che impedisce di considerare il fatto come ‘particolarmente tenue’, anche se la condotta si è protratta per pochi minuti.

Una evasione di brevissima durata può beneficiare della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto?
Non necessariamente. Secondo la Corte, la durata è solo uno degli elementi da valutare. Altri fattori, come la recidiva dell’imputato e il contesto in cui avviene l’evasione (ad esempio, durante un affidamento in prova), possono indicare una gravità tale da escludere l’applicazione dell’art. 131-bis cod. pen.

La presenza di recidiva qualificata impedisce sempre l’applicazione della particolare tenuità del fatto?
La sentenza la considera un elemento di grande peso. Insieme ad altri indici, come la maggiore intensità del dolo dimostrata dalla violazione di una misura fiduciaria, la recidiva qualificata giustifica pienamente il giudizio di accresciuta gravità del fatto, rendendo inapplicabile la causa di non punibilità.

Avere un’emergenza, come un forte mal di denti, giustifica l’evasione dagli arresti domiciliari?
No, non se esistono alternative legali per far fronte all’emergenza. La Corte ha ritenuto la giustificazione inidonea perché l’imputato avrebbe potuto chiedere soccorso a parenti o amici senza violare le prescrizioni. La scelta di trasgredire, anche a fronte di un’esigenza personale, è stata valutata negativamente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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