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Particolare tenuità del fatto: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un’imputata condannata per diffamazione. La richiesta di applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto è stata respinta perché generica e infondata. La Corte ribadisce che la valutazione richiede un’analisi complessa di tutte le circostanze del reato, incluse le modalità della condotta e la sua non occasionalità, non potendosi basare su argomentazioni già respinte in appello.

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Pubblicato il 11 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

La Particolare Tenuità del Fatto: Limiti e Inammissibilità del Ricorso

L’istituto della particolare tenuità del fatto, introdotto dall’articolo 131-bis del codice penale, rappresenta un importante strumento di deflazione processuale e di proporzionalità della sanzione penale. Tuttavia, il suo accesso non è automatico e richiede una valutazione rigorosa da parte del giudice. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre spunti cruciali sui motivi che possono portare a dichiarare inammissibile un ricorso basato su tale causa di non punibilità, specialmente in casi di diffamazione.

I Fatti del Processo

Il caso in esame ha origine da una condanna per il reato di diffamazione (art. 595 c.p.) emessa dal Tribunale di Torino, in funzione di giudice d’appello, che confermava una precedente decisione. L’imputata, ritenendo la propria condotta di lieve entità, ha proposto ricorso per Cassazione, affidandosi a un unico motivo: la violazione di legge in relazione alla mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p., ovvero la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su due pilastri principali: la genericità del motivo presentato e la sua manifesta infondatezza. Con questa pronuncia, i giudici di legittimità hanno condannato la ricorrente non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni: la valutazione sulla particolare tenuità del fatto

La Corte ha articolato le ragioni della sua decisione, fornendo chiarimenti essenziali sull’applicazione dell’istituto della particolare tenuità del fatto. L’analisi dei giudici si è concentrata sulla qualità degli argomenti difensivi e sulla corretta interpretazione dei criteri valutativi previsti dalla legge.

La Genericità e Non Specificità del Motivo di Ricorso

Il primo profilo di criticità riscontrato dalla Corte è la genericità del ricorso. I giudici hanno osservato che l’imputata si era limitata a riproporre le medesime argomentazioni già esaminate e respinte dal giudice d’appello. Un ricorso per Cassazione, per essere ammissibile, deve contenere motivi specifici che contestino puntualmente le ragioni della decisione impugnata, e non una semplice reiterazione di difese già ritenute infondate.

La Manifesta Infondatezza e la Valutazione Complessa

Oltre alla genericità, il ricorso è stato giudicato manifestamente infondato nel merito. La Corte ha ricordato che, secondo il “diritto vivente” consolidato (richiamando la sentenza delle Sezioni Unite Tushaj del 2016), il giudizio sulla tenuità del fatto richiede una valutazione complessa e congiunta di tutte le peculiarità del caso concreto.

Il giudice deve considerare, ai sensi dell’art. 133, comma 1, del codice penale:
1. Le modalità della condotta: come il reato è stato commesso.
2. Il grado di colpevolezza: l’intensità del dolo o il livello della colpa.
3. L’entità del danno o del pericolo: le conseguenze concrete della condotta illecita.

Inoltre, a seguito delle modifiche legislative (d. lgs. 150/2022), la valutazione si estende anche alla condotta successiva al reato. Nel caso specifico, la sentenza impugnata aveva già evidenziato la non occasionalità della condotta, un elemento che osta all’applicazione della causa di non punibilità.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

L’ordinanza della Cassazione ribadisce un principio fondamentale: l’accesso alla causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto non è un diritto automatico, ma l’esito di un’attenta e complessiva ponderazione da parte del giudice. Chi intende far valere tale istituto in sede di legittimità deve formulare un ricorso specifico, che si confronti criticamente con le motivazioni della sentenza d’appello, e non limitarsi a riproporre argomenti generici. La non occasionalità del comportamento si conferma un indice di gravità che, nella maggior parte dei casi, preclude il riconoscimento della particolare tenuità, sottolineando che l’istituto è pensato per fatti veramente marginali e sporadici.

Quando un ricorso basato sulla particolare tenuità del fatto è considerato generico?
Un ricorso è considerato generico quando si limita a riproporre le stesse ragioni già discusse e ritenute infondate dal giudice del grado precedente (il giudice d’appello), senza contestare in modo specifico le argomentazioni della sentenza impugnata.

Quali elementi considera il giudice per valutare la particolare tenuità del fatto?
Il giudice deve compiere una valutazione complessa e congiunta che tiene conto delle modalità della condotta, del grado di colpevolezza desumibile da essa, dell’entità del danno o del pericolo e, dopo le recenti riforme, anche della condotta successiva al reato.

La non occasionalità della condotta impedisce l’applicazione della causa di non punibilità?
Sì, secondo l’orientamento della Corte, la non occasionalità della condotta è un elemento che evidenzia una maggiore gravità del fatto e, come sottolineato nella sentenza impugnata nel caso di specie, tende a escludere la possibilità di applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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