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Particolare tenuità del fatto: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un’imputata che invocava la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.). La Corte ha confermato la valutazione del giudice di merito, che aveva escluso la tenuità in base a criteri come l’intensità del dolo e la gravità dei reati per cui la ricorrente era agli arresti domiciliari. Il ricorso è stato respinto con condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare Tenuità del Fatto: la Cassazione chiarisce i limiti dell’applicazione

L’istituto della particolare tenuità del fatto, previsto dall’art. 131-bis del codice penale, rappresenta uno strumento fondamentale per la deflazione del sistema giudiziario, consentendo di escludere la punibilità per reati di minima offensività. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e dipende da una valutazione attenta del giudice. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre spunti cruciali per comprendere quando questa causa di non punibilità non può essere invocata, specialmente in relazione alla gravità complessiva della condotta dell’imputato.

I Fatti del Caso

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda il ricorso presentato da un’imputata avverso una sentenza della Corte d’Appello di Bologna. La ricorrente, precedentemente sottoposta alla misura degli arresti domiciliari, chiedeva che il suo reato venisse considerato non punibile proprio in virtù della particolare tenuità del fatto. La difesa sosteneva che le circostanze specifiche del caso rientrassero nei presupposti applicativi dell’art. 131-bis c.p.

La Corte d’Appello, tuttavia, aveva già rigettato questa tesi, ritenendo che il fatto non potesse essere qualificato come “tenue”. Contro questa decisione, l’imputata ha proposto ricorso per Cassazione, sperando in una rivalutazione della sua posizione.

La Valutazione della Corte sulla particolare tenuità del fatto

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando in toto la decisione dei giudici di secondo grado. La Suprema Corte ha chiarito che la valutazione sulla sussistenza della particolare tenuità del fatto è un giudizio di merito, che spetta primariamente al giudice di primo e secondo grado. Questo giudizio può essere contestato in sede di legittimità solo se presenta vizi logici evidenti o palesi violazioni di legge, cosa che non è stata riscontrata nel caso di specie.

Le Motivazioni della Decisione

Il cuore della decisione risiede nelle motivazioni con cui i giudici di merito avevano escluso l’applicabilità dell’art. 131-bis c.p. La Corte d’Appello aveva basato il suo rigetto su elementi specifici e concreti, ritenuti dalla Cassazione pienamente logici e coerenti. In particolare, la tenuità del fatto è stata esclusa per:

1. Le modalità del fatto: I giudici hanno considerato l’intensità del dolo, ovvero il grado di consapevolezza e volontà con cui il reato è stato commesso.
2. La pericolosità della condotta: La valutazione negativa era influenzata dalla gravità dei reati per i quali l’imputata si trovava già agli arresti domiciliari. Questo contesto ha pesato sulla valutazione complessiva della sua condotta.
3. L’assenza di giustificazioni: Non sono emersi elementi concreti che potessero giustificare o attenuare le ragioni del comportamento illecito (l’allontanamento).

La Corte di Cassazione ha ribadito che queste considerazioni non sono affette da vizi logici e, pertanto, non possono essere oggetto di una nuova e autonoma valutazione in sede di legittimità. Il ricorso è stato quindi dichiarato inammissibile e, come conseguenza, la ricorrente è stata condannata al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000,00 euro in favore della cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza rafforza un principio consolidato: la valutazione sulla particolare tenuità del fatto non è un’analisi astratta, ma un giudizio ancorato a parametri concreti che includono non solo l’entità del danno, ma anche la personalità e la condotta complessiva dell’autore del reato. La gravità dei reati pregressi e l’intensità dell’intenzione criminale sono fattori determinanti che possono precludere l’accesso a questa causa di non punibilità. Per gli operatori del diritto, ciò significa che l’invocazione dell’art. 131-bis c.p. deve essere supportata da argomentazioni solide che dimostrino non solo la minima offensività del singolo episodio, ma anche l’assenza di una pericolosità sociale del soggetto agente.

Perché il ricorso basato sulla particolare tenuità del fatto è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché la valutazione della Corte d’Appello, che aveva escluso la tenuità del fatto, è stata ritenuta logica e priva di vizi. La Corte di Cassazione non può riesaminare nel merito tali valutazioni se non sono palesemente illogiche.

Quali elementi hanno portato i giudici a escludere la particolare tenuità del fatto?
I giudici hanno escluso la tenuità del fatto basandosi su tre elementi principali: le modalità della condotta (in particolare l’intensità del dolo), la pericolosità dimostrata dalla gravità dei reati per i quali l’imputata era già agli arresti domiciliari e l’assenza di giustificazioni valide per il suo comportamento.

Quali sono le conseguenze per la ricorrente dopo la dichiarazione di inammissibilità?
In seguito alla dichiarazione di inammissibilità del ricorso, la ricorrente è stata condannata, come previsto dall’art. 616 c.p.p., al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000,00 euro in favore della cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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