Particolare Tenuità del Fatto: Inammissibile se non Chiesto in Appello
La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale in materia processuale: la richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131-bis del codice penale, non può essere presentata per la prima volta in sede di legittimità. Questo caso offre uno spunto cruciale per comprendere le strategie difensive e i limiti dei motivi di ricorso in Cassazione.
I Fatti del Caso: La Condanna per Indebita Percezione
La vicenda processuale ha origine da una condanna emessa dal Tribunale e successivamente confermata dalla Corte d’Appello. Una persona era stata ritenuta colpevole del reato previsto dall’art. 7 del D.L. n. 4 del 2019 per aver illegittimamente percepito un beneficio economico per un importo complessivo di 4.833,34 euro. La pena inflitta era di un anno e quattro mesi di reclusione, con la concessione dei doppi benefici di legge.
Contro la sentenza di secondo grado, la difesa proponeva ricorso per Cassazione, affidandosi a un unico motivo.
Il Ricorso in Cassazione e la Particolare Tenuità del Fatto
L’unico motivo di ricorso si concentrava sul mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La difesa sosteneva che le circostanze del reato fossero tali da rientrare nell’ambito di applicazione dell’art. 131-bis c.p., che permette di escludere la punibilità quando l’offesa al bene giuridico protetto è di minima entità.
Tuttavia, la Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, basando la sua decisione su un’argomentazione di natura prettamente processuale, che merita un’attenta analisi.
Le Motivazioni della Suprema Corte: Un Principio Processuale Cruciale
La decisione della Corte di Cassazione si fonda su un pilastro del diritto processuale penale: il divieto di introdurre nuove questioni di merito in sede di legittimità. Gli Ermellini hanno osservato che la questione relativa alla particolare tenuità del fatto non era mai stata sollevata nell’atto di appello. Di conseguenza, la Corte d’Appello non aveva avuto modo di pronunciarsi su questo specifico punto.
Introdurre tale argomento per la prima volta davanti alla Cassazione significa proporre una “questione di merito non dedotta in precedenza”, un’operazione non consentita. La valutazione della tenuità del fatto, infatti, richiede un’analisi approfondita delle circostanze concrete, del danno causato e della colpevolezza, attività che spetta ai giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello) e non alla Corte di Cassazione, il cui compito è verificare la corretta applicazione della legge.
In aggiunta, la Corte ha offerto un’ulteriore considerazione, seppur incidentale. Ha sottolineato che, anche se il motivo fosse stato ammissibile, l’importo di oltre 4.800 euro illecitamente percepito non sembrava comunque idoneo a qualificare la vicenda in termini di lieve entità.
Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per la Difesa
Questa ordinanza è un monito importante per la strategia difensiva. Ogni potenziale argomento a favore dell’imputato, incluse le cause di non punibilità come la particolare tenuità del fatto, deve essere articolato e sviluppato fin dai primi gradi di giudizio. Presentare un atto di appello completo ed esaustivo è fondamentale, poiché i motivi non specificamente dedotti in quella sede non potranno, di regola, essere recuperati nel successivo ricorso per Cassazione.
L’inadmissibilità del ricorso ha comportato, come previsto dall’art. 616 c.p.p., la condanna della ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. La decisione, quindi, non solo conferma la condanna penale, ma aggiunge un ulteriore onere economico, evidenziando i rischi di un ricorso basato su motivi proceduralmente non ammissibili.
È possibile chiedere l’applicazione della particolare tenuità del fatto per la prima volta in Cassazione?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che si tratta di una questione di merito che deve essere sollevata nei gradi precedenti del giudizio, in particolare nell’atto di appello. Presentarla per la prima volta in sede di legittimità rende il motivo di ricorso inammissibile.
Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Secondo l’articolo 616 del codice di procedura penale, la parte che ha proposto il ricorso viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, il cui importo è determinato dalla Corte.
Un’indebita percezione di benefici per quasi 5.000 euro può essere considerata di particolare tenuità?
Pur non decidendo nel merito, la Corte ha osservato che un beneficio economico illecitamente percepito pari a 4.833,34 euro non appare tale da giustificare una qualificazione della vicenda in termini lievi e, quindi, l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 32381 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 32381 Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 13/06/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME nato il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 08/01/2025 della CORTE APPELLO di CATANZARO
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
Premesso che è stata impugnata la sentenza della Corte di appello di Catanzaro dell’8 2025, che ha confermato la decisione resa dal Tribunale di Lamezia Terme il 14 marzo 2024 la quale NOME COGNOME era stata condannata, con i doppi benefici di legge, alla pena di mesi quattro di reclusione, in quanto ritenuta colpevole del reato di cui all’art. legge n. 4 del 2019. Fatto commesso in Lamezia Terme il 31 maggio 2019.
Osservato che l’unico motivo di ricorso, con il quale si censura il mancato riconoscimento della causa di non punibilità di cui all’art. 131 bis cod. pen., è inammissibile in questa sede, in quanto inerente una questione di merito non dedotta in precedenza, non contenendo l’atto di alcun richiamo alla particolare tenuità del fatto, tema che pertanto non è stato approfondito nel sentenza impugnata, fermo restando che il beneficio economico illegittimamente percepito ricorrente per effetto della sua condotta illecita, pari a 4.833,34 euro (come si legge ricorso), non appare tale da giustificare una qualificazione in termini lievi della vicen
Considerato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile e rilevat declaratoria dell’inammissibilità consegue, a norma dell’art. 616 cod. proc. pen., l pagamento delle spese del procedimento, nonché quello del versamento della somma, in fa della Cassa delle ammende, equitativamente fissata in tremila euro.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna la ricorrente al pagamento delle spese pro e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso in Roma il 13 giugno 2025.