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Particolare tenuità del fatto: quando è inammissibile?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso riguardante l’indebita percezione di benefici economici. La difesa aveva richiesto l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto per la prima volta in Cassazione. La Corte ha stabilito che tale eccezione, essendo una questione di merito, doveva essere sollevata nell’atto di appello e non può essere introdotta in sede di legittimità. In aggiunta, l’importo percepito, superiore a 4.800 euro, è stato ritenuto non irrilevante.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare Tenuità del Fatto: Inammissibile se non Chiesto in Appello

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale in materia processuale: la richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131-bis del codice penale, non può essere presentata per la prima volta in sede di legittimità. Questo caso offre uno spunto cruciale per comprendere le strategie difensive e i limiti dei motivi di ricorso in Cassazione.

I Fatti del Caso: La Condanna per Indebita Percezione

La vicenda processuale ha origine da una condanna emessa dal Tribunale e successivamente confermata dalla Corte d’Appello. Una persona era stata ritenuta colpevole del reato previsto dall’art. 7 del D.L. n. 4 del 2019 per aver illegittimamente percepito un beneficio economico per un importo complessivo di 4.833,34 euro. La pena inflitta era di un anno e quattro mesi di reclusione, con la concessione dei doppi benefici di legge.

Contro la sentenza di secondo grado, la difesa proponeva ricorso per Cassazione, affidandosi a un unico motivo.

Il Ricorso in Cassazione e la Particolare Tenuità del Fatto

L’unico motivo di ricorso si concentrava sul mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La difesa sosteneva che le circostanze del reato fossero tali da rientrare nell’ambito di applicazione dell’art. 131-bis c.p., che permette di escludere la punibilità quando l’offesa al bene giuridico protetto è di minima entità.

Tuttavia, la Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, basando la sua decisione su un’argomentazione di natura prettamente processuale, che merita un’attenta analisi.

Le Motivazioni della Suprema Corte: Un Principio Processuale Cruciale

La decisione della Corte di Cassazione si fonda su un pilastro del diritto processuale penale: il divieto di introdurre nuove questioni di merito in sede di legittimità. Gli Ermellini hanno osservato che la questione relativa alla particolare tenuità del fatto non era mai stata sollevata nell’atto di appello. Di conseguenza, la Corte d’Appello non aveva avuto modo di pronunciarsi su questo specifico punto.

Introdurre tale argomento per la prima volta davanti alla Cassazione significa proporre una “questione di merito non dedotta in precedenza”, un’operazione non consentita. La valutazione della tenuità del fatto, infatti, richiede un’analisi approfondita delle circostanze concrete, del danno causato e della colpevolezza, attività che spetta ai giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello) e non alla Corte di Cassazione, il cui compito è verificare la corretta applicazione della legge.

In aggiunta, la Corte ha offerto un’ulteriore considerazione, seppur incidentale. Ha sottolineato che, anche se il motivo fosse stato ammissibile, l’importo di oltre 4.800 euro illecitamente percepito non sembrava comunque idoneo a qualificare la vicenda in termini di lieve entità.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per la Difesa

Questa ordinanza è un monito importante per la strategia difensiva. Ogni potenziale argomento a favore dell’imputato, incluse le cause di non punibilità come la particolare tenuità del fatto, deve essere articolato e sviluppato fin dai primi gradi di giudizio. Presentare un atto di appello completo ed esaustivo è fondamentale, poiché i motivi non specificamente dedotti in quella sede non potranno, di regola, essere recuperati nel successivo ricorso per Cassazione.

L’inadmissibilità del ricorso ha comportato, come previsto dall’art. 616 c.p.p., la condanna della ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. La decisione, quindi, non solo conferma la condanna penale, ma aggiunge un ulteriore onere economico, evidenziando i rischi di un ricorso basato su motivi proceduralmente non ammissibili.

È possibile chiedere l’applicazione della particolare tenuità del fatto per la prima volta in Cassazione?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che si tratta di una questione di merito che deve essere sollevata nei gradi precedenti del giudizio, in particolare nell’atto di appello. Presentarla per la prima volta in sede di legittimità rende il motivo di ricorso inammissibile.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Secondo l’articolo 616 del codice di procedura penale, la parte che ha proposto il ricorso viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, il cui importo è determinato dalla Corte.

Un’indebita percezione di benefici per quasi 5.000 euro può essere considerata di particolare tenuità?
Pur non decidendo nel merito, la Corte ha osservato che un beneficio economico illecitamente percepito pari a 4.833,34 euro non appare tale da giustificare una qualificazione della vicenda in termini lievi e, quindi, l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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