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Particolare tenuità del fatto: quando è inammissibile

Un’ordinanza della Corte di Cassazione stabilisce l’inammissibilità del ricorso volto a ottenere la non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) quando questo si fonda su una richiesta di riesame delle circostanze fattuali. La valutazione dei presupposti, quali la tenuità dell’offesa e la non abitualità del comportamento, spetta esclusivamente al giudice di merito e non può essere oggetto di una nuova valutazione in sede di legittimità, salvo vizi logici della motivazione.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare Tenuità del Fatto: Limiti al Ricorso in Cassazione

L’istituto della non punibilità per particolare tenuità del fatto, disciplinato dall’articolo 131-bis del codice penale, rappresenta uno strumento fondamentale per garantire la proporzionalità della risposta sanzionatoria dello Stato. Tuttavia, la sua applicazione è subordinata a una valutazione attenta del giudice. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i limiti del sindacato di legittimità su tale valutazione, dichiarando inammissibile un ricorso che mirava a una riconsiderazione del merito della vicenda.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla condanna di un imputato per un reato previsto dall’art. 73, comma 5, del D.P.R. 309/1990, relativo a fatti di lieve entità in materia di stupefacenti. La Corte di Appello di Genova, pur riformando parzialmente la sentenza di primo grado, aveva ridotto la pena a quattro mesi di reclusione e 540,00 euro di multa, senza però riconoscere la causa di non punibilità.

L’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per cassazione, lamentando proprio il mancato proscioglimento per particolare tenuità del fatto. Secondo la difesa, sussistevano tutti i presupposti per l’applicazione dell’art. 131-bis c.p., e la decisione della Corte territoriale era viziata per violazione di legge e difetto di motivazione.

Il Motivo del Ricorso: Particolare Tenuità del Fatto non Riconosciuta

Il ricorso si fondava su un unico motivo: la Corte d’Appello avrebbe errato nel negare l’esclusione della punibilità. La difesa sosteneva che un’analisi corretta delle circostanze avrebbe dovuto condurre a un esito diverso, ritenendo il fatto offensivo in misura minima e il comportamento dell’imputato del tutto occasionale. L’istanza, in sostanza, chiedeva alla Corte di Cassazione di rivalutare gli elementi già esaminati dai giudici di merito per giungere a una conclusione differente.

I Criteri dell’Art. 131-bis c.p.

Per comprendere la decisione della Suprema Corte, è utile ricordare i due requisiti che la legge richiede per l’applicazione di questa causa di non punibilità:

1. Particolare tenuità dell’offesa: valutata sulla base delle modalità della condotta e dell’esiguità del danno o del pericolo, secondo i criteri direttivi dell’art. 133, primo comma, del codice penale.
2. Non abitualità del comportamento: il reato non deve essere espressione di una tendenza a delinquere.

Questi due presupposti devono sussistere congiuntamente, e la loro verifica è affidata al prudente apprezzamento del giudice di merito.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo una chiara lezione sulla ripartizione delle competenze tra giudici di merito e giudice di legittimità. Gli Ermellini hanno ribadito che la valutazione circa la sussistenza della particolare tenuità del fatto costituisce un giudizio di fatto, riservato in via esclusiva al giudice di merito.

Il ruolo della Corte di Cassazione, infatti, non è quello di riesaminare le prove o di sostituire la propria valutazione a quella dei giudici delle precedenti istanze. Il suo compito è limitato al controllo della corretta applicazione della legge e della logicità della motivazione. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva correttamente esaminato tutti gli indici rilevanti e aveva fornito una motivazione coerente per negare l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. Il ricorso dell’imputato, invece, si traduceva in una richiesta di nuova e diversa valutazione delle medesime circostanze, un’operazione non consentita in sede di legittimità. Pertanto, essendo il motivo proposto non deducibile in quella sede, il ricorso è stato dichiarato inammissibile, con conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Le Conclusioni: Quando la Valutazione di Merito è Insindacabile

L’ordinanza in esame rafforza un principio cardine del nostro sistema processuale: la distinzione tra giudizio di fatto e giudizio di diritto. La decisione sulla particolare tenuità del fatto è intrinsecamente legata a una valutazione discrezionale delle specificità del caso concreto. Tale valutazione può essere censurata in Cassazione solo qualora la motivazione del giudice di merito sia completamente assente, palesemente illogica o contraddittoria, ma non quando l’appellante si limiti a prospettare una diversa lettura degli elementi fattuali. Questa pronuncia serve da monito: il ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio dove ridiscutere l’intera vicenda, ma uno strumento di controllo sulla corretta applicazione delle norme giuridiche.

Per quali motivi il ricorso per la particolare tenuità del fatto è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché proponeva motivi non deducibili in sede di legittimità. In particolare, chiedeva alla Corte di Cassazione una nuova valutazione dei fatti per stabilire la tenuità dell’offesa, un’attività che spetta esclusivamente ai giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello).

Quali sono i due presupposti necessari per applicare la non punibilità per particolare tenuità del fatto?
La legge richiede due condizioni che devono sussistere congiuntamente: la particolare tenuità dell’offesa, valutata secondo le modalità della condotta e l’esiguità del danno o del pericolo, e la non abitualità del comportamento dell’autore del reato.

La valutazione sulla particolare tenuità del fatto è un’attività discrezionale del giudice?
Sì, la valutazione dei presupposti per l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. è un’attività discrezionale del giudice di merito. Egli deve analizzare gli indici specifici del caso concreto, come quelli previsti dall’art. 133 del codice penale, per decidere se il fatto possa essere considerato di lieve entità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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