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Particolare tenuità del fatto: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso in cui si chiedeva per la prima volta l’applicazione del principio di particolare tenuità del fatto. La Corte ribadisce che tale istanza deve essere presentata nel giudizio d’appello e non può essere sollevata per la prima volta in sede di legittimità. Viene inoltre sottolineata la differenza strutturale e teleologica tra la fattispecie di lieve entità in materia di stupefacenti e la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

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Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare tenuità del fatto: Quando la richiesta è tardiva e inammissibile

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sui limiti procedurali per invocare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, disciplinata dall’art. 131-bis del codice penale. La pronuncia stabilisce un principio cardine: questa specifica difesa non può essere sollevata per la prima volta durante il giudizio di legittimità, se non è stata precedentemente dedotta in appello. Analizziamo insieme la vicenda e le implicazioni di questa decisione.

I Fatti del Caso Processuale

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello. I motivi del ricorso erano principalmente due. Il primo, e più rilevante, era la richiesta di applicazione dell’art. 131-bis c.p., ossia la non punibilità per la particolare tenuità del fatto. Tale richiesta veniva formulata per la prima volta dinanzi alla Corte di Cassazione. Il secondo motivo, invece, contestava il trattamento sanzionatorio applicato dai giudici di merito.

La Decisione della Corte di Cassazione e il principio sulla particolare tenuità del fatto

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile in toto. La decisione si fonda su un’analisi rigorosa delle norme processuali e su consolidati orientamenti giurisprudenziali. La Corte ha stabilito che la questione relativa alla particolare tenuità del fatto doveva essere proposta nel giudizio di appello e non può, pertanto, essere legittimamente dedotta per la prima volta in sede di cassazione. Anche il secondo motivo, relativo alla sanzione, è stato ritenuto inammissibile perché basato su censure non consentite nel giudizio di legittimità, dove la Corte valuta solo la corretta applicazione della legge e non il merito delle decisioni.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha articolato le sue motivazioni su due punti fondamentali.

1. Inammissibilità per tardività della richiesta:
Richiamando la celebre sentenza delle Sezioni Unite (n. 13681/2016, Tushaj), la Corte ha ribadito che la causa di esclusione della punibilità per particolare tenuità del fatto non può essere dedotta per la prima volta in Cassazione se la norma era già in vigore al momento della deliberazione della sentenza d’appello. La logica è quella di evitare che il giudizio di legittimità, destinato a verificare la corretta applicazione della legge, si trasformi in una terza istanza di merito. La difesa avrebbe dovuto sollevare la questione in appello, anche tramite una richiesta di sentenza di proscioglimento ex art. 129 c.p.p.

2. Differenza tra ‘lieve entità’ e ‘particolare tenuità’:
Il ricorso è stato ritenuto anche manifestamente infondato nel merito. I giudici hanno chiarito la distinzione sostanziale tra la fattispecie di reato di ‘lieve entità’ in materia di stupefacenti (art. 73, comma 5, d.P.R. 309/1990) e la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.).

* La lieve entità si valuta considerando i mezzi, le modalità, le circostanze dell’azione, nonché la quantità e qualità delle sostanze.
* La particolare tenuità del fatto, invece, richiede una valutazione più ampia che include le modalità della condotta, il grado di colpevolezza, l’entità del danno o del pericolo e, soprattutto, il carattere non abituale della condotta.

Sono, quindi, due istituti giuridici con presupposti e finalità differenti, non sovrapponibili.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un principio processuale di fondamentale importanza: le strategie difensive devono essere articolate nei tempi e nelle sedi corrette. La richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto rappresenta uno strumento di difesa che deve essere attivato nel giudizio di merito, in particolare in appello. Presentarla per la prima volta in Cassazione si traduce in una sicura declaratoria di inammissibilità, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle Ammende. Per gli operatori del diritto, questa pronuncia è un monito a pianificare attentamente ogni fase del processo penale, evitando di riservare al giudizio di legittimità questioni che dovevano trovare la loro naturale collocazione nei gradi precedenti.

È possibile chiedere l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto per la prima volta in Cassazione?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che tale richiesta non può essere dedotta per la prima volta in sede di legittimità se la disposizione era già in vigore al momento della sentenza d’appello. Deve essere proposta nel giudizio di merito, ovvero in appello.

Qual è la differenza tra la fattispecie di ‘lieve entità’ per stupefacenti e la ‘particolare tenuità del fatto’?
Sono due istituti strutturalmente e teleologicamente non coincidenti. La ‘lieve entità’ (art. 73, co. 5, d.P.R. 309/90) si valuta sulla base di mezzi, modalità, circostanze dell’azione e quantità/qualità della sostanza. La ‘particolare tenuità del fatto’ (art. 131-bis c.p.) si basa invece sulle modalità della condotta, il grado di colpevolezza, l’entità del danno o del pericolo e il carattere non abituale del comportamento.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
Ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, quando il ricorso è dichiarato inammissibile, la parte privata che lo ha proposto viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro, determinata in via equitativa dalla Corte, in favore della Cassa delle Ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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