LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Particolare tenuità del fatto: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso riguardante la non applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.). Il motivo è che il ricorso si limitava a ripetere le argomentazioni già presentate in appello, senza contestare specificamente le motivazioni della Corte territoriale, la quale aveva negato il beneficio basandosi sulla comprovata abitudine dell’imputato a commettere reati a scopo di lucro.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare Tenuità del Fatto: Inammissibile il Ricorso che Ripete i Motivi d’Appello

L’istituto della particolare tenuità del fatto, introdotto dall’articolo 131-bis del codice penale, rappresenta un importante strumento di deflazione processuale e di proporzionalità della sanzione. Tuttavia, il suo riconoscimento non è automatico e soggiace a una valutazione discrezionale del giudice. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i limiti di ammissibilità del ricorso che ne lamenta il mancato riconoscimento, soprattutto quando le argomentazioni difensive sono meramente ripetitive di quelle già esaminate.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo, confermata in secondo grado dalla Corte d’Appello, alla pena di quattro mesi di arresto e 800 euro di ammenda per un reato previsto dalla legge sulle armi (art. 4, comma 2, L. n. 110 del 1975). La difesa ha presentato ricorso per Cassazione, affidandosi a un unico motivo: il vizio di motivazione della sentenza d’appello per non aver riconosciuto la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della richiesta, ma si ferma a un vaglio preliminare sulla sua stessa ammissibilità. La Corte ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende.

Le Motivazioni: Perché il ricorso sulla particolare tenuità del fatto è stato respinto?

La Corte di Cassazione ha basato la sua decisione su un principio consolidato in giurisprudenza: la non ammissibilità dei ricorsi che si limitano a riproporre le stesse questioni già sollevate e rigettate nei precedenti gradi di giudizio, senza confrontarsi criticamente con la motivazione della sentenza impugnata.

Nel dettaglio, i giudici di legittimità hanno evidenziato che:

1. Carattere Reiterativo del Motivo: Il ricorso era ‘meramente reiterativo’ di uno dei motivi d’appello. La difesa non ha introdotto nuovi profili di illegittimità, ma ha semplicemente ripetuto le argomentazioni già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello.
2. Mancato Confronto con la Motivazione: Il ricorrente non ha contestato specificamente la logicità delle argomentazioni della Corte d’Appello. Quest’ultima aveva congruamente motivato il diniego del beneficio, richiamando la ‘comprovata consuetudine’ dell’imputato con reati contro il patrimonio e a scopo di lucro. Tale profilo soggettivo, ostativo al riconoscimento della tenuità del fatto, era stato ritenuto decisivo.
3. Corretta Applicazione dei Principi Giuridici: La Corte d’Appello ha correttamente applicato i principi che regolano la valutazione della particolare tenuità del fatto. Il giudizio sulla tenuità dell’offesa deve essere effettuato secondo i criteri dell’art. 133, comma primo, del codice penale, e non è necessario che il giudice analizzi ogni singolo elemento, essendo sufficiente l’indicazione di quelli ritenuti più rilevanti per la decisione.

In sostanza, il ricorso è stato respinto non perché la richiesta di applicazione dell’art. 131-bis fosse infondata in astratto, ma perché le modalità con cui è stata presentata in Cassazione non rispettavano i requisiti tecnici richiesti dalla legge.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza ribadisce un’importante lezione per la pratica legale: il ricorso per Cassazione non è un terzo grado di giudizio nel merito, ma un controllo sulla legittimità e sulla logicità delle decisioni precedenti. Per avere successo, un ricorso non può limitarsi a esprimere dissenso rispetto alla sentenza impugnata, ma deve individuare e argomentare vizi specifici della motivazione. Riproporre passivamente le stesse doglianze già respinte non solo è inefficace, ma conduce a una declaratoria di inammissibilità, con la conseguente condanna al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria, aggravando la posizione del ricorrente.

È possibile ottenere l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto se si hanno precedenti penali?
Non necessariamente. In questo caso, la Corte ha confermato la decisione di negare il beneficio a causa della ‘comprovata consuetudine’ dell’imputato con reati offensivi del patrimonio e commessi a fini di lucro, ritenendola una condizione ostativa al riconoscimento della tenuità del fatto.

Per quale motivo principale la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché è stato ritenuto ‘meramente reiterativo’, ovvero si limitava a riproporre le stesse censure già presentate e respinte in appello, senza confrontarsi specificamente e criticamente con le argomentazioni contenute nella motivazione della sentenza impugnata.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
La declaratoria di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro (in questo specifico caso, tremila euro) da versare in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati