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Particolare tenuità del fatto: quando è esclusa?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per violazione di sigilli. La richiesta di applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto è stata respinta perché la valutazione deve considerare l’intera condotta, che nel caso specifico includeva non solo la rimozione dei sigilli ma anche la circolazione con il veicolo sequestrato e la negazione del vincolo alle autorità, dimostrando un disvalore non trascurabile.

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Pubblicato il 22 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare tenuità del fatto: non basta il modesto danno

L’istituto della particolare tenuità del fatto, introdotto dall’art. 131-bis del codice penale, rappresenta uno strumento fondamentale per garantire la proporzionalità della risposta sanzionatoria dello Stato. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e richiede una valutazione complessa che va oltre il semplice danno materiale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sent. N. 37110/2024) offre un chiaro esempio di come la condotta complessiva dell’autore del reato possa precludere questo beneficio, anche in casi apparentemente minori come la violazione di sigilli su un veicolo.

I fatti del caso

Il caso riguarda un soggetto condannato in appello per il reato di violazione di sigilli, previsto dall’art. 349 c.p. L’imputato aveva non solo rimosso i sigilli apposti su un veicolo sottoposto a sequestro, ma aveva anche circolato con esso senza la carta di circolazione, negando l’esistenza del vincolo durante un controllo stradale. La difesa aveva proposto ricorso per cassazione, basando le proprie argomentazioni sulla presunta erronea applicazione della legge, in particolare sul mancato riconoscimento della particolare tenuità del fatto. Secondo il ricorrente, i giudici di merito avrebbero dovuto considerare la modestia del danno, desumibile dal mero utilizzo del veicolo, dando un valore recessivo alla condotta successiva e a una precedente condanna.

La decisione della Cassazione sulla particolare tenuità del fatto

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo generico e assertivo. I giudici hanno sottolineato che un’impugnazione in cassazione deve consistere in una critica argomentata e puntuale della decisione impugnata, non in una mera riproposizione delle proprie tesi. Il ricorrente, infatti, si era limitato ad affermare che il solo uso del veicolo costituisse una “violazione di modesta significatività”, senza però confrontarsi con il percorso motivazionale, ben più articolato, della Corte d’Appello.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha ribadito che il giudizio sulla particolare tenuità del fatto non può essere frammentario, ma deve basarsi su una valutazione complessa e congiunta di tutte le peculiarità del caso concreto. Richiamando il dictum delle Sezioni Unite (sentenza Tushaj, n. 13681/2016), ha specificato che il giudice deve considerare le modalità della condotta, il grado di colpevolezza e l’entità del danno o del pericolo, ai sensi dell’art. 133 del codice penale.

Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva correttamente escluso la tenuità del fatto valorizzando elementi che andavano ben oltre la semplice rimozione dei sigilli. La motivazione della condanna si fondava su una pluralità di comportamenti illeciti:

1. La rimozione dei sigilli: l’atto iniziale di violazione.
2. La circolazione con il veicolo: un utilizzo del bene sequestrato in spregio al provvedimento dell’autorità.
3. La mancanza della carta di circolazione: un’ulteriore infrazione.
4. La negazione del vincolo: un comportamento mendace e ostativo durante il controllo di polizia.

Questa sequenza di azioni, nel loro insieme, dimostra un disvalore complessivo che non può essere qualificato come “minimo” o “tenue”. La condotta dell’imputato ha manifestato una deliberata e persistente volontà di eludere i provvedimenti dell’autorità giudiziaria, un atteggiamento che la legge non intende tollerare con la causa di non punibilità.

Conclusioni

La sentenza in commento offre un’importante lezione pratica: l’applicazione della particolare tenuità del fatto richiede un’analisi olistica della condotta. Non è sufficiente isolare un singolo aspetto, come l’entità del danno patrimoniale, ma è necessario valutare l’intero comportamento dell’agente, prima, durante e dopo la commissione del reato. La decisione conferma che una condotta complessivamente sprezzante delle norme e delle autorità impedisce di riconoscere quel “minimo disvalore” che è il presupposto essenziale per l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. Inoltre, ribadisce un principio processuale fondamentale: un ricorso in Cassazione deve essere specifico e dialogare criticamente con le motivazioni della sentenza impugnata per non incorrere in una declaratoria di inammissibilità.

Quando un reato non può essere considerato di “particolare tenuità del fatto”?
Un reato non è considerato di particolare tenuità quando la valutazione complessiva della condotta, incluse le azioni successive al reato principale (come l’uso del bene sequestrato e il mentire alle autorità), rivela un disvalore significativo che supera la soglia della minima offensività.

Perché il ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché ritenuto generico. La difesa si è limitata a riaffermare la propria tesi senza confrontarsi specificamente e criticamente con le argomentazioni dettagliate fornite dalla Corte d’Appello per negare la tenuità del fatto.

Quali elementi considera il giudice per valutare la particolare tenuità del fatto?
Il giudice deve compiere una valutazione complessa e congiunta di tutte le peculiarità della fattispecie concreta, tenendo conto, ai sensi dell’art. 133 del codice penale, delle modalità della condotta, del grado di colpevolezza desumibile da essa e dell’entità del danno o del pericolo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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