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Particolare tenuità del fatto: quando è esclusa?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio di lieve entità. La richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto è stata respinta a causa dei precedenti penali e della ripetitività della condotta dell’imputato, elementi che secondo la Corte ne dimostrano la proclività a delinquere, ostacolando così il riconoscimento del beneficio.

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Pubblicato il 15 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare tenuità del fatto: quando i precedenti penali ne impediscono l’applicazione

L’istituto della particolare tenuità del fatto, introdotto dall’art. 131-bis del codice penale, rappresenta uno strumento fondamentale per la deflazione del sistema giudiziario, escludendo la punibilità per reati che, pur essendo formalmente illeciti, risultano di minima offensività. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e dipende da una valutazione complessiva che include anche la condotta passata dell’imputato. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di come i precedenti penali e la ripetitività della condotta possano precludere questo beneficio.

I fatti del caso: un ricorso contro la condanna per spaccio

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un individuo condannato sia in primo grado che in appello per il reato di spaccio di sostanze stupefacenti di lieve entità, previsto dall’art. 73, comma 5, del d.p.r. 309/90. L’imputato ha presentato ricorso per cassazione, lamentando un vizio di motivazione nella sentenza impugnata. In particolare, contestava sia l’affermazione della sua responsabilità penale, sia il mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, sostenendo che il singolo episodio di cessione contestato rientrasse in questa fattispecie.

La decisione della Corte: il ricorso è manifestamente infondato

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo i motivi presentati manifestamente infondati, generici e privi di un reale confronto critico con le argomentazioni della Corte d’Appello. Secondo i giudici di legittimità, il ragionamento della corte territoriale era coerente, logico e basato sulle risultanze processuali.

L’esclusione della particolare tenuità del fatto per abitualità

Il punto cruciale della decisione riguarda proprio il diniego del beneficio previsto dall’art. 131-bis c.p. La Corte ha confermato la validità del ragionamento dei giudici di merito, i quali avevano escluso l’applicabilità della norma a causa del comportamento dell’imputato. Nello specifico, la decisione si fonda su due elementi chiave:

1. La ripetitività della condotta delittuosa.
2. Gli ulteriori precedenti penali del reo, risalenti fino al 2009.

Questi fattori, valutati complessivamente ai sensi dell’art. 133 c.p. (gravità del reato: valutazione agli effetti della pena), sono stati ritenuti sufficienti a desumere una ‘proclività e ripetitività del delinquere’. Tale tendenza a commettere reati è incompatibile con la ratio della norma sulla particolare tenuità del fatto, che mira a beneficiare condotte occasionali e non indicative di una persistenza nel crimine.

Le motivazioni

La motivazione della Cassazione è chiara: i motivi del ricorso erano deboli e non scalfivano la solidità della decisione impugnata. La pena era stata correttamente applicata sulla base dei minimi edittali, e la non punibilità era stata esclusa con un ragionamento logico e non contraddittorio. L’abitualità nel comportamento criminale, desunta dai precedenti, è un ostacolo insormontabile per l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. L’inammissibilità del ricorso, considerato il suo palese carattere dilatorio, ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle Ammende.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio consolidato nella giurisprudenza: la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto non è un beneficio accessibile a chiunque commetta un reato di modesta entità. La valutazione del giudice deve estendersi oltre il singolo episodio per considerare la personalità e la storia criminale dell’imputato. La presenza di precedenti penali, specialmente se specifici e recenti, può essere interpretata come un indice di ‘abitualità’ che impedisce di qualificare il fatto come un episodio isolato e di scarsa gravità, precludendo così l’accesso a questo importante istituto di clemenza.

Quando non si applica la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto?
Secondo questa ordinanza, non si applica quando la condotta delittuosa è ritenuta ripetitiva e l’autore del reato ha precedenti penali che indicano una sua proclività a delinquere, rendendo il comportamento non occasionale.

Perché il ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché i motivi addotti erano manifestamente infondati, generici e privi di una critica specifica e puntuale alle argomentazioni contenute nella sentenza impugnata dalla Corte d’Appello.

Quali sono le conseguenze della dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle Ammende, in questo caso fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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