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Particolare tenuità del fatto: quando è esclusa

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imprenditore condannato per abusi edilizi e violazioni ambientali. L’imputato chiedeva l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.), ma la Corte ha ritenuto che l’aver avviato un’attività industriale di stampa su plastica in un deposito senza autorizzazioni dimostrasse una “particolare spregiudicatezza e proclività a non rispettare le leggi”, incompatibile con il beneficio richiesto.

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Pubblicato il 6 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare Tenuità del Fatto: Il No della Cassazione a chi Agisce con Spregiudicatezza

L’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’articolo 131-bis del codice penale, è spesso al centro di accesi dibattiti legali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 30148/2024) offre un importante chiarimento sui limiti di questo istituto, sottolineando come l’atteggiamento dell’imputato e il suo sprezzo per le regole possano precluderne l’applicazione, anche a fronte di una pena contenuta. Il caso riguardava un imprenditore condannato per aver trasformato un deposito in un opificio senza le necessarie autorizzazioni.

I Fatti del Caso: Da Deposito a Opificio Senza Permessi

La vicenda giudiziaria trae origine dalla condanna inflitta a un individuo dal Tribunale di Nola, successivamente confermata dalla Corte d’Appello di Napoli. L’imputato era stato ritenuto colpevole di reati edilizi (ai sensi del D.P.R. 380/2001) e di due contravvenzioni ambientali (previste dal D.Lgs. 152/2006).

Nello specifico, aveva modificato la destinazione d’uso di un immobile, trasformando un semplice deposito in un opificio per la stampa di materiale plastico. Questa attività industriale era stata avviata e condotta in assenza delle autorizzazioni richieste dalla legge, poste a tutela non solo dell’ordinato sviluppo urbanistico ma anche, e soprattutto, della salute pubblica.

Il Ricorso e la Tesi della Particolare Tenuità del Fatto

Di fronte alla Suprema Corte, la difesa ha impugnato la sentenza di condanna, fondando il proprio ricorso su un unico motivo: il mancato riconoscimento della particolare tenuità del fatto. Secondo il ricorrente, i giudici di merito avrebbero errato nel negare il beneficio, sostenendo che:

* Non vi era stato un vero cambio di destinazione d’uso.
* L’area non era soggetta a vincoli paesaggistici.
* La condotta successiva al reato non era stata valutata.
* La mitezza della pena inflitta (cinque mesi di arresto e 23mila euro di ammenda) era essa stessa prova della scarsa gravità del fatto.

In sostanza, la difesa puntava a una rilettura più favorevole delle circostanze, chiedendo alla Cassazione di riconoscere che il reato, nel suo complesso, fosse talmente lieve da non meritare una sanzione penale.

Le Motivazioni della Suprema Corte: La Spregiudicatezza Esclude il Beneficio

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo su tutta la linea le argomentazioni difensive. I giudici hanno innanzitutto chiarito che il ricorso si limitava a riproporre le stesse censure già esaminate e correttamente respinte dalla Corte d’Appello, tentando di ottenere una nuova valutazione dei fatti, inammissibile in sede di legittimità.

Nel merito, la Corte ha validato la motivazione della sentenza impugnata, ritenendola congrua e priva di vizi logici. Il punto cruciale della decisione risiede nell’aver dato peso decisivo all’atteggiamento dell’imputato. La Corte d’Appello aveva correttamente evidenziato che l’aver avviato un’attività industriale senza le autorizzazioni necessarie, previste a tutela della salute pubblica, dimostrava una “particolare spregiudicatezza e proclività a non rispettare le leggi”. Questo elemento soggettivo è stato considerato incompatibile con l’istituto della particolare tenuità del fatto, che richiede una valutazione complessiva dell’offesa e del comportamento dell’autore.

La Suprema Corte ha sottolineato che questa motivazione, centrata sulla deliberata violazione delle norme a tutela di un bene primario come la salute, era di per sé sufficiente a superare tutti gli altri argomenti difensivi, compreso quello relativo alla mitezza della pena.

Conclusioni: Quando l’Atteggiamento Conta più della Pena

L’ordinanza in esame ribadisce un principio fondamentale: la valutazione sulla particolare tenuità del fatto non è un mero calcolo matematico basato sull’entità del danno o sulla pena edittale, ma un giudizio complesso che include anche le modalità della condotta e la personalità dell’autore. L’aver agito con consapevole disprezzo delle normative, specialmente quelle poste a presidio di interessi collettivi come la salute e l’ambiente, costituisce un fattore ostativo all’applicazione del beneficio. Questa decisione serve da monito: la “furbizia” e la spregiudicatezza nel violare la legge non solo non pagano, ma precludono anche l’accesso a istituti pensati per condotte genuinamente lievi e occasionali.

Una pena contenuta implica automaticamente il riconoscimento della particolare tenuità del fatto?
No. La Corte di Cassazione ha specificato che la mitezza della sanzione non è sufficiente. Elementi come la sfrontatezza e il disprezzo per le leggi, dimostrati dall’imputato, possono essere decisivi per escludere il beneficio, prevalendo sulla valutazione della pena.

Perché il cambio di destinazione d’uso senza permessi è stato considerato così grave?
Perché non si è trattato di una semplice modifica formale, ma della trasformazione di un deposito in un opificio per un’attività industriale (stampa di plastica) senza le autorizzazioni previste a tutela della salute pubblica. Questa condotta è stata interpretata come un’espressione di grave noncuranza verso le norme e i beni collettivi.

Qual è il motivo principale per cui il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché riproponeva le stesse argomentazioni già valutate e respinte dalla Corte d’Appello, senza evidenziare vizi di legittimità. La Suprema Corte ha confermato che la motivazione dei giudici di merito, basata sulla “particolare spregiudicatezza” del ricorrente, era adeguata e sufficiente a giustificare l’esclusione della particolare tenuità del fatto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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