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Particolare tenuità del fatto: quando è esclusa?

Un datore di lavoro, condannato per l’omessa presentazione di denunce contributive, ha presentato ricorso in Cassazione invocando un vizio di notifica e la particolare tenuità del fatto. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, stabilendo che i vizi procedurali non eccepiti si sanano e che la reiterazione della condotta, unita all’entità degli importi, esclude la non punibilità per particolare tenuità del fatto.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare tenuità del fatto: No al beneficio per omissioni contributive reiterate

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito importanti principi in materia di omissioni contributive e sull’applicabilità della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La pronuncia chiarisce che la condotta reiterata nel tempo e l’entità degli importi evasi sono elementi ostativi al riconoscimento del beneficio, anche se il superamento della soglia di punibilità appare minimo. Vediamo nel dettaglio la vicenda processuale e le conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti di Causa

Il legale rappresentante di una società cooperativa veniva condannato dal Tribunale per aver omesso di presentare all’INPS le denunce contributive obbligatorie per diversi periodi, specificamente da luglio a dicembre 2014, da gennaio a marzo 2016 e per il mese di settembre 2016.

In secondo grado, la Corte di Appello riformava parzialmente la decisione. Dichiarava estinti per prescrizione i reati commessi fino ad aprile 2016 e, di conseguenza, rideterminava la pena per la condotta residua in cinque mesi di reclusione, confermando nel resto la sentenza di primo grado.

L’imputato proponeva quindi ricorso per Cassazione, affidandosi a due motivi principali: un presunto vizio procedurale relativo alla notifica del decreto di citazione a giudizio e il mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

I Motivi del Ricorso e il Vizio di Notifica

Il primo motivo di ricorso si concentrava su una presunta nullità della notifica del decreto di citazione. La difesa sosteneva che, a seguito di un rinvio della prima udienza, la nuova data non fosse stata correttamente comunicata, ledendo il diritto di difesa. Il secondo motivo, invece, verteva sulla mancata applicazione dell’art. 131 bis c.p., sostenendo che il comportamento dell’imputato dovesse essere considerato di scarsa rilevanza, dato che l’importo evaso superava di poco la soglia di punibilità.

La Decisione della Corte: l’esclusione della particolare tenuità del fatto

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile perché manifestamente infondato, rigettando entrambe le doglianze.

Per quanto riguarda il vizio di notifica, i giudici hanno osservato che l’eventuale irregolarità si sarebbe sanata, poiché la difesa non aveva sollevato alcuna eccezione né alla prima udienza utile né nel prosieguo del giudizio di primo grado. La Suprema Corte ha richiamato il principio secondo cui la nullità assoluta si verifica solo in caso di omissione totale della notifica o quando questa sia del tutto inidonea a informare l’imputato, non per mere irregolarità.

Sul punto cruciale della particolare tenuità del fatto, la Corte ha fornito una motivazione ancora più netta, destinata a orientare casi futuri.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha evidenziato come la richiesta di applicazione dell’art. 131 bis c.p. non fosse stata nemmeno formalmente avanzata nell’atto di appello, il che già ne indeboliva la posizione. Tuttavia, entrando nel merito, i giudici hanno sottolineato che la sentenza impugnata conteneva già elementi chiari e sufficienti a escludere la tenuità del fatto.

In particolare, la Corte di Appello aveva rimarcato due aspetti decisivi:

1. La reiterazione della condotta: L’omissione non era stata un episodio isolato, ma si era protratta per sei mensilità consecutive. Questo elemento, secondo i giudici, è sintomatico di una condotta non occasionale e quindi incompatibile con il beneficio.
2. L’entità degli importi: Gli importi dei contributi non denunciati erano risultati “di non poco superiori alla soglia di punibilità” (con un minimo mensile di oltre 3.500 euro).

Questi due fattori, letti congiuntamente, formano un quadro che si pone in senso “ostativo” al riconoscimento della causa di non punibilità. La Corte ha quindi concluso che, anche in assenza di una motivazione esplicita sul punto, la struttura argomentativa della sentenza di appello era sufficiente a ritenere implicitamente disattesa la richiesta difensiva.

Le Conclusioni

La sentenza in commento offre due importanti lezioni pratiche. La prima, di natura processuale, è un monito sull’importanza di eccepire tempestivamente eventuali vizi di notifica, pena la loro sanatoria. La seconda, di natura sostanziale, rafforza un orientamento consolidato: la valutazione sulla particolare tenuità del fatto non può basarsi solo su un calcolo matematico del superamento della soglia di punibilità. È necessario un giudizio complessivo sulla condotta, in cui la sua sistematicità e reiterazione assumono un peso decisivo nell’escludere il beneficio della non punibilità. Per i datori di lavoro, ciò significa che omissioni contributive ripetute, anche se singolarmente vicine alla soglia, saranno difficilmente considerate di lieve entità.

Quando una notifica di citazione in giudizio può essere considerata nulla in modo insanabile?
Secondo la sentenza, la nullità assoluta e insanabile si verifica solo quando la notificazione è stata completamente omessa o quando, pur essendo stata eseguita, è risultata del tutto inidonea a portare l’atto a conoscenza effettiva dell’imputato. Semplici irregolarità o ritardi, se non eccepiti tempestivamente, non causano nullità e il vizio si considera sanato.

La reiterazione di un reato impedisce sempre l’applicazione della particolare tenuità del fatto?
Sì, la sentenza conferma che la reiterazione della condotta è un elemento fondamentale che osta al riconoscimento della particolare tenuità del fatto. Nel caso specifico, l’omissione delle denunce contributive per sei mensilità consecutive è stata considerata una condotta non occasionale e quindi incompatibile con il beneficio previsto dall’art. 131 bis c.p.

Cosa valuta il giudice per escludere la particolare tenuità del fatto in caso di reati tributari o contributivi?
Il giudice non si limita a un calcolo aritmetico dell’importo evaso rispetto alla soglia di punibilità. La valutazione è complessiva e tiene conto di elementi come la durata e la ripetitività della condotta omissiva e l’entità complessiva degli importi non dichiarati. Una condotta sistematica, come nel caso esaminato, viene considerata un indicatore di maggiore gravità che esclude la tenuità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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