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Particolare tenuità del fatto: quando è esclusa

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un detenuto condannato per aver appiccato fuoco a un materasso in cella. La richiesta di applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto è stata respinta, poiché la Corte ha ritenuto che la gravità della condotta, manifestata dal concreto pericolo d’incendio sventato solo dall’intervento di un agente, costituisse una motivazione implicita sufficiente a escludere il beneficio.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare Tenuità del Fatto: Quando la Gravità del Reato Esclude il Beneficio

La causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, introdotta dall’articolo 131-bis del codice penale, rappresenta uno strumento fondamentale per escludere la sanzione penale in casi di minima offensività. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e richiede un’attenta valutazione da parte del giudice. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 12188/2024) offre un importante chiarimento su come la gravità concreta di un reato possa escludere questo beneficio, anche attraverso una motivazione “implicita” del giudice.

I Fatti del Caso: L’Incendio Sventato in Cella

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un detenuto condannato in primo e secondo grado per il reato di danneggiamento seguito da incendio (art. 424 c.p.). L’imputato aveva appiccato il fuoco al materasso della propria cella all’interno di un istituto penitenziario. Le fiamme si erano già alzate, creando un concreto pericolo di un incendio di più vaste proporzioni.

L’evento non degenerò solo grazie al tempestivo e coraggioso intervento di un sovrintendente della polizia penitenziaria, il quale riuscì a far uscire il detenuto e gli altri presenti nel reparto, domando poi le fiamme “con non poca fatica” utilizzando secchi d’acqua. La difesa dell’imputato aveva richiesto l’applicazione della causa di non punibilità per la particolare tenuità del fatto, ritenendo il danno effettivo e il pericolo circoscritti.

Il Ricorso in Cassazione e la Questione della Motivazione

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano rigettato la richiesta di applicare l’art. 131-bis c.p. La difesa ha quindi proposto ricorso per cassazione, lamentando una “mancanza assoluta della motivazione” su questo specifico punto. Secondo il ricorrente, i giudici di merito non avrebbero spiegato adeguatamente le ragioni per cui il fatto non poteva essere considerato di particolare tenuità.

La questione centrale sottoposta alla Suprema Corte era, quindi, se un giudice possa negare l’applicazione di questo beneficio senza una motivazione esplicita e dedicata, e quali elementi possono giustificare tale diniego.

L’Applicazione della Particolare Tenuità del Fatto: La Posizione della Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso infondato, rigettandolo. Secondo gli Ermellini, la motivazione sul rigetto della richiesta di applicazione dell’art. 131-bis c.p. può risultare anche implicitamente dall’argomentazione complessiva della sentenza.

Nel caso specifico, i giudici di merito avevano ampiamente valorizzato la gravità oggettiva del reato. La sentenza impugnata sottolineava come il pericolo di incendio fosse stato concreto e significativo, evidenziato dalle “fiamme già alzate”. Questo pericolo era stato neutralizzato non per la scarsa offensività della condotta, ma unicamente per l’intervento esterno, provvidenziale e faticoso, del sovrintendente.

Le Motivazioni: Gravità del Fatto e Motivazione Implicita

La Suprema Corte ha chiarito un principio giuridico di notevole importanza: la valutazione sulla congruità della pena, basata sui criteri dell’art. 133 c.p. (gravità del reato e capacità a delinquere), può contenere in sé anche il giudizio sulla non applicabilità della particolare tenuità del fatto. Se il giudice descrive una condotta come grave, evidenziando un pericolo reale e significativo, sta implicitamente affermando che quella stessa condotta non può essere considerata “particolarmente tenue”.

Nel caso in esame, la Corte d’Appello, confermando la condanna, ha apprezzato la gravità del reato in modo tale da essere logicamente inconciliabile con il riconoscimento della particolare tenuità. La scelta di una pena base superiore di tre mesi al minimo edittale previsto dall’art. 424 c.p. è stata un ulteriore elemento che, secondo la Cassazione, conferma la coerenza della valutazione sanzionatoria con l’esclusione del beneficio.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La decisione in commento ribadisce che la particolare tenuità del fatto è un istituto riservato a condotte di offensività minima, dove il danno o il pericolo sono quasi irrilevanti. Quando un reato, pur non portando a conseguenze estreme, genera un pericolo concreto e immediato, sventato solo da fattori esterni fortuiti o dall’intervento di terzi, la sua gravità intrinseca impedisce l’applicazione del beneficio. Inoltre, la sentenza consolida l’orientamento secondo cui il giudice non è tenuto a redigere un paragrafo autonomo e specifico per negare l’art. 131-bis c.p., se le ragioni di tale diniego emergono chiaramente dalla valutazione complessiva della gravità del reato e dalla determinazione della pena.

La motivazione che esclude la particolare tenuità del fatto deve essere sempre esplicita?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che la motivazione può essere anche “implicita”, ossia desumersi logicamente dalla valutazione complessiva della gravità del reato che il giudice compie nella sentenza, in particolare quando determina la pena.

Cosa ha reso il fatto troppo grave per essere considerato di particolare tenuità in questo caso?
La circostanza che l’azione dell’imputato avesse generato un concreto e significativo pericolo di incendio, testimoniato dalle “fiamme già alzate”. Il fatto è stato considerato grave perché il peggio è stato evitato solo grazie all’intervento esterno, tempestivo e faticoso, di un agente di polizia penitenziaria.

L’individuazione di una pena superiore al minimo edittale può influire sul giudizio di particolare tenuità del fatto?
Sì, la sentenza suggerisce che la scelta di una pena base superiore al minimo previsto dalla legge costituisce un coerente riscontro sanzionatorio della gravità del fatto, che è logicamente incompatibile con il riconoscimento della sua particolare tenuità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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