Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 10565 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 10565 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 28/02/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: NOME nato il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 03/07/2023 della CORTE APPELLO di ROMA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
RITENUTO IN FATTO
che, con l’impugnata sentenza, la Corte di Appello di Roma ha parzialmente riformato la sentenza di prime cure, che aveva condannato COGNOME NOME per il per il reato di cui agli artt 81 cpv. e 497-bis, comma 2, cod. pen., riqualificando il fatto ai sensi degli artt. 56 e 497-bi cod. pen. e, per l’effetto, rideterminando la pena (fatto commesso in Roma il 10 settembre 2022);
che avverso detta sentenza ha proposto ricorso per cassazione l’imputato, a mezzo del difensore, articolando due motivi;
CONSIDERATO IN DIRITTO
che il primo motivo, proteso a censurare il diniego della causa di non punibilità ex art 131-bis cod. pen., è manifestamente infondato oltre che generico, posto che, per il diritt vivente, ai fini della configurabilità della causa di esclusione della punibilità per particolare del fatto, il giudizio sulla tenuità richiede una valutazione complessa e congiunta di tutt peculiarità della fattispecie concreta, che tenga conto, ai sensi dell’art. 133, comma 1, cod. pen delle modalità della condotta, del grado di colpevolezza da esse desumibile e dell’entità del danno o del pericolo (Sez. U, n. 13681 del 25/02/2016, Rv. 266590), anche se non è necessaria la disamina di tutti gli elementi di valutazione previsti, essendo sufficiente l’indicazione di ritenuti rilevanti (Sez. 7, n. 10481 del 19/01/2022, Rv. 283044), come accaduto nel caso di specie (vedasi pag. 4 della sentenza impugnata), in cui la Corte territoriale ha negat l’applicazione dell’istituto invocato valorizzando il dato dell’abituali:à del comportame desunto da precedenti condanne subite dall’imputato per reati della medesima indole (art. 640 e art. 494 cod. pen.);
che il secondo motivo, proteso a censurare l’operata graduazione della pena, avendo la Corte territoriale operato una diminuzione minore rispetto a quanto in astratto possibile sia pe il tentativo che per l’applicazione delle circostanze attenuanti generiche, prospetta questione no consentita nel giudizio di legittimità e, comunque, manifestamente infondata, posto che la graduazione della pena rientra nella discrezionalità del giudice di merito, che la esercita aderenza ai principi enunciati negli artt. 132 e 13:3 cod. pen., con la conseguenza che è inammissibile la doglianza che in Cassazione miri ad una nuova valutazione della sua congruità ove la relativa determinazione non sia frutto di mero arbitrio o di ragionamento illogico e sorretta da sufficiente motivazione (Sez. 5, n. 5582 del 30/09/2013 – dep. 04/02/2014, Rv. 259142; Sez. 3, n. 1182 del 17/10/2007 – dep. 11/01/2008, Rv. 238851), come nel caso di specie (vedasi pag. 4 della sentenza impugnata, in cui si è dato atto di come già la pena-base, su cui erano state operate le riduzioni, fosse stata determinata in un importo particolarmente mite, pur a dispetto dei precedenti penali evidenziati);
rilevato, dunque, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di Euro 3.000,00 in favore della Cassa delle ammende;
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di Euro 3.000,00 in favore della Cassa delle ammende.