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Particolare tenuità del fatto: quando è esclusa?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che chiedeva l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, stabilendo che i precedenti penali e le modalità della condotta sono elementi sufficienti per escludere il beneficio, sottolineando come la progressione criminosa dell’imputato dimostri una pericolosità sociale che osta all’applicazione della norma.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare tenuità del fatto: la Cassazione chiarisce i limiti di applicabilità

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito i confini applicativi della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131-bis del codice penale. La Suprema Corte ha chiarito che la presenza di precedenti penali e una chiara progressione criminosa dell’imputato sono elementi decisivi che possono precludere l’accesso a questo beneficio, anche quando il singolo reato, di per sé, potrebbe apparire di modesta entità.

I fatti del caso e i motivi del ricorso

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello. Il ricorrente lamentava principalmente due vizi della decisione impugnata:

1. Erronea applicazione dell’art. 131-bis c.p.: Sosteneva che i giudici di merito avessero sbagliato a non riconoscere la non punibilità per la particolare tenuità del fatto commesso.
2. Vizio di motivazione sull’art. 99 c.p.: Contestava il riconoscimento della recidiva, ritenendo illogica la motivazione della Corte territoriale.

L’imputato, in sostanza, chiedeva alla Cassazione di riconsiderare la sua posizione, auspicando un esito processuale più favorevole basato sulla presunta lieve entità del reato contestato.

La valutazione della Corte sulla particolare tenuità del fatto

La Corte di Cassazione ha respinto con fermezza il primo motivo di ricorso, definendolo ‘manifestamente infondato’. I giudici di legittimità hanno sottolineato come la Corte d’Appello avesse correttamente escluso l’applicazione del beneficio in base a due elementi chiave:

* Le modalità delle condotte: L’analisi del modo in cui il reato è stato perpetrato.
* Il recente precedente penale: La presenza di una condanna pregressa e non lontana nel tempo.

La Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: la valutazione sulla tenuità del fatto non è un’operazione matematica, ma un giudizio complesso che deve tenere conto del contesto generale, inclusa la storia criminale del soggetto. In questo caso, i giudici di merito non erano incorsi in alcuna contraddizione o illogicità, rendendo la loro valutazione insindacabile in sede di legittimità.

Le motivazioni

La Corte Suprema ha fornito una motivazione chiara e allineata con l’orientamento giurisprudenziale consolidato. Per quanto riguarda il primo motivo, relativo alla particolare tenuità del fatto, la motivazione della Corte d’Appello è stata ritenuta immune da vizi. La decisione di negare il beneficio non era basata su un pregiudizio, ma su un’analisi concreta della condotta e della personalità dell’imputato, come emerge dal suo passato giudiziario.

Relativamente al secondo motivo, concernente la recidiva, la Cassazione ha qualificato il ricorso come ‘aspecifico’. La Corte territoriale, infatti, aveva logicamente dedotto una ‘progressione criminosa’ e una ‘pericolosità ingravescente’ dalla pluralità di delitti commessi dall’imputato. Il reato oggetto del giudizio non era un episodio isolato, ma l’ennesima dimostrazione di una tendenza a delinquere. Questo percorso motivazionale è stato giudicato privo di illogicità e pienamente conforme alla giurisprudenza di legittimità in materia di recidiva.

Le conclusioni

L’ordinanza si conclude con la dichiarazione di inammissibilità del ricorso. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro a favore della Cassa delle ammende. Questa decisione rafforza un importante principio: l’istituto della particolare tenuità del fatto non è un ‘salvacondotto’ automatico per i reati minori. La sua applicazione richiede una valutazione complessiva del fatto e dell’autore, e può essere legittimamente negata quando la biografia criminale del soggetto e le modalità della sua azione rivelano una pericolosità sociale e una tendenza a violare la legge penale che non possono essere ignorate.

Quando può essere esclusa la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto?
Può essere esclusa quando, nonostante la potenziale modestia del danno, si considerano le modalità della condotta e la presenza di precedenti penali recenti a carico dell’imputato, che nel loro complesso delineano un quadro incompatibile con il beneficio.

Come viene valutata la recidiva in relazione a una serie di reati?
La pluralità di delitti commessi da un imputato viene valutata come una ‘progressione criminosa’ che rende evidente una ‘pericolosità ingravescente’. Questo percorso giustifica il riconoscimento della recidiva, poiché il nuovo reato è visto come ulteriore dimostrazione di tale pericolosità.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro, in questo caso tremila euro, in favore della Cassa delle ammende, come sanzione per aver adito la Corte con un ricorso privo dei requisiti di legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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