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Particolare tenuità del fatto: quando è esclusa

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso riguardante la detenzione di stupefacenti, confermando l’esclusione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La decisione si fonda sulla quantità non minimale di sostanza detenuta, sufficiente per circa 124 dosi, e sulle modalità della condotta, elementi che, secondo la Corte, connotano il fatto come non esiguo e impediscono l’applicazione dell’art. 131-bis c.p.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare tenuità del fatto e stupefacenti: la Cassazione chiarisce i limiti

L’istituto della particolare tenuità del fatto, previsto dall’articolo 131-bis del codice penale, rappresenta una valvola di sfogo del sistema giudiziario, consentendo di non punire reati che, pur essendo formalmente illeciti, risultano concretamente inoffensivi. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e incontra limiti precisi, specialmente in materie delicate come quella degli stupefacenti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti su quando la detenzione di droga non può essere considerata di lieve entità, delineando i criteri che i giudici devono seguire.

I Fatti del Caso: una condanna per detenzione

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo da parte del Tribunale di Massa, confermata poi dalla Corte d’Appello di Genova, per il reato di detenzione di sostanze stupefacenti ai sensi dell’art. 73, comma 5, del Testo Unico Stupefacenti. La pena inflitta era di due mesi e venti giorni di reclusione e 467,00 euro di multa.

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando un unico vizio: la mancata motivazione da parte dei giudici di merito riguardo al rigetto della richiesta di applicazione dell’esimente della particolare tenuità del fatto. Secondo la difesa, la condotta del proprio assistito rientrava pienamente nei confini di tale istituto.

La Decisione della Cassazione e i limiti alla particolare tenuità del fatto

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo una mera riproposizione di argomenti già correttamente valutati e respinti nei precedenti gradi di giudizio. Gli Ermellini hanno sottolineato come la Corte d’Appello avesse fornito una motivazione logica e diffusa per escludere l’applicabilità dell’art. 131-bis c.p.

Il fulcro della decisione risiede nella valutazione complessiva del fatto, che non può essere considerato ‘esiguo’ o di scarsa rilevanza penale. La Corte ha ribadito che la valutazione sulla tenuità dell’offesa deve basarsi su indicatori precisi, come le modalità della condotta e l’entità del danno o del pericolo.

Le Motivazioni

La Cassazione ha evidenziato due elementi chiave che hanno portato all’esclusione della particolare tenuità del fatto:

1. Il Quantitativo di Sostanza: I giudici hanno dato rilievo al fatto che la quantità di stupefacente detenuta non era affatto minimale. Dalla sostanza sequestrata si potevano ricavare circa 124 dosi, un numero che, secondo la Corte, è incompatibile con un giudizio di particolare tenuità.
2. Le Modalità dell’Azione: Le circostanze della detenzione deponevano per una certa capacità dell’imputato di avere la disponibilità della sostanza. Questo aspetto, unito al quantitativo, connota il fatto come non marginale e, di conseguenza, meritevole di sanzione penale.

Inoltre, la Corte ha richiamato un proprio precedente (sentenza n. 5396/2022) per affermare un principio processuale importante: un rigetto può essere considerato motivato anche quando non risponde punto per punto a una specifica doglianza, se la sua infondatezza emerge chiaramente dalla struttura argomentativa complessiva della sentenza. Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva già valorizzato elementi ostativi come la quantità e qualità della droga, i precedenti penali dell’imputato e la mancanza di attenuanti generiche, costruendo un quadro incompatibile con la concessione del beneficio.

Le Conclusioni

Questa ordinanza conferma l’orientamento rigoroso della giurisprudenza in tema di stupefacenti. La particolare tenuità del fatto non può essere invocata come un automatismo basato solo sulla lieve entità della pena prevista. È necessaria una valutazione concreta e complessiva che tenga conto di tutti gli indicatori previsti dall’art. 133 del codice penale. La quantità di sostanza, se non irrisoria, e le modalità della condotta che rivelano una certa familiarità con il mondo degli stupefacenti, sono elementi decisivi che possono precludere l’accesso a questa causa di non punibilità, anche per reati che rientrano nella fattispecie di ‘lieve entità’ prevista dal comma 5 dell’art. 73.

Quando può essere esclusa la particolare tenuità del fatto per i reati di droga?
La particolare tenuità del fatto può essere esclusa quando il quantitativo di sostanza stupefacente detenuta non è minimale (nel caso specifico, si potevano ricavare 124 dosi) e quando le modalità dell’azione indicano una capacità dell’imputato di avere disponibilità della sostanza, connotando il fatto come non esiguo.

È sufficiente che un giudice non risponda esplicitamente a un motivo di appello per viziare la sentenza?
No. Secondo la Cassazione, non è censurabile la sentenza che non motiva espressamente su una specifica deduzione se il suo rigetto risulta implicitamente dalla struttura argomentativa complessiva della decisione.

Quali altri elementi possono ostacolare l’applicazione dell’art. 131-bis c.p.?
Oltre alla quantità della droga e alle modalità della condotta, elementi come la buona qualità della sostanza, la zona in cui avviene il fatto, la mancanza di elementi favorevoli per le attenuanti generiche e la presenza di precedenti penali a carico dell’imputato possono essere considerati ostativi all’applicazione della particolare tenuità del fatto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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