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Particolare tenuità del fatto: quando è esclusa?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per porto di coltello. La richiesta di applicazione della particolare tenuità del fatto è stata respinta a causa dell’apprezzabile offensività della condotta (lama di 8,5 cm), dei numerosi precedenti penali dell’imputato e del suo comportamento teso a nascondersi dalle forze dell’ordine, elementi che delineano un profilo di pericolosità incompatibile con il beneficio.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare tenuità del fatto: non basta la lieve entità del reato

La particolare tenuità del fatto, introdotta dall’articolo 131-bis del codice penale, rappresenta una causa di non punibilità che permette di escludere la sanzione per reati di modesta gravità. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce come la valutazione del giudice debba andare oltre la singola condotta, considerando anche la personalità e il passato dell’imputato. Vediamo nel dettaglio il caso analizzato.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un individuo fermato dalle forze dell’ordine e trovato in possesso di un coltello con una lama in acciaio affilata e appuntita di 8,5 cm. Alla vista dei militari, l’uomo aveva tentato di nascondersi, un comportamento che denotava la piena consapevolezza dell’illegalità della sua azione.

L’imputato, già condannato in appello, ha presentato ricorso in Cassazione chiedendo il riconoscimento della particolare tenuità del fatto e, in subordine, la riqualificazione del reato in un’ipotesi di minore gravità prevista dalla legge sulle armi (L. 110/1975). La difesa sosteneva che il semplice porto del coltello non costituisse un fatto di particolare gravità.

La Decisione della Corte e la valutazione sulla particolare tenuità del fatto

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione della Corte d’Appello. I giudici hanno ritenuto le censure della difesa non solo manifestamente infondate, ma anche riproduttive di argomentazioni già esaminate e respinte nei precedenti gradi di giudizio.

L’Offensività della Condotta

Il primo punto cruciale riguarda l’offensività della condotta. Secondo la Corte, non si può parlare di fatto tenue quando l’arma in questione è un coltello con una lama di 8,5 cm, affilata e appuntita. Tali caratteristiche conferiscono all’oggetto una ‘apprezzabile offensività’, rendendo la condotta di per sé pericolosa e incompatibile con il beneficio della non punibilità.

I Precedenti Penali e la Personalità dell’Imputato

L’elemento decisivo, tuttavia, è stato il profilo dell’imputato. Il ricorrente risultava gravato da numerosi e significativi precedenti penali, tra cui tentato omicidio, minacce, tentato furto, evasione e guida senza patente. Questo ‘curriculum’ criminale ha portato i giudici a formulare un giudizio negativo sulla sua personalità, escludendo la possibilità di applicare qualsiasi attenuante o beneficio.

La Corte ha sottolineato che i precedenti penali sono un indice fondamentale per valutare se il comportamento illecito sia occasionale o, come in questo caso, espressione di una tendenza a delinquere. Di conseguenza, è stata negata sia l’applicazione dell’art. 131-bis sia la riqualificazione del fatto come di lieve entità.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Corte si fonda su una valutazione complessiva che integra due aspetti fondamentali: le modalità della condotta e la personalità del reo. Non è sufficiente che l’offesa al bene giuridico sia di grado modesto; è necessario anche che il comportamento non sia abituale. Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto che i numerosi precedenti penali a carico dell’imputato costituissero un ostacolo insormontabile all’applicazione della causa di non punibilità. Il tentativo di nascondersi, inoltre, è stato interpretato come un chiaro indice della consapevolezza dell’illiceità del proprio agire, un ulteriore elemento a sfavore dell’imputato. La decisione di inammissibilità si giustifica quindi con il fatto che il ricorso non presentava argomenti nuovi, ma si limitava a riproporre questioni già adeguatamente risolte dalla Corte d’Appello, senza confrontarsi criticamente con le ragioni della condanna.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio consolidato: la particolare tenuità del fatto non è un beneficio accessibile a chiunque commetta un reato minore. La valutazione del giudice deve essere globale e rigorosa. Un passato criminale significativo e un comportamento che rivela consapevolezza dell’illecito sono elementi che, sommati all’oggettiva offensività del fatto, precludono l’accesso a questa causa di non punibilità. La decisione finale di condannare il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma alla Cassa delle ammende sancisce la chiara infondatezza delle sue pretese.

Quando può essere esclusa la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto?
Sulla base della pronuncia, la causa di non punibilità è esclusa quando la condotta presenta un'”apprezzabile offensività” (come il porto di un coltello con lama di 8,5 cm) e quando l’imputato ha precedenti penali che portano a un giudizio negativo sulla sua personalità.

I precedenti penali di un imputato influenzano l’applicazione dell’art. 131-bis cod. pen.?
Sì, in modo decisivo. La sentenza evidenzia come i numerosi precedenti penali del ricorrente, inclusi reati gravi come il tentato omicidio, siano stati un fattore determinante per escludere il beneficio, in quanto indicativi di una non occasionalità del comportamento illecito.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
Come stabilito nell’ordinanza, la dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro (in questo caso, tremila euro) in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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