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Particolare tenuità del fatto: quando è esclusa?

Un individuo, condannato per false dichiarazioni a un pubblico ufficiale, ricorre in Cassazione chiedendo l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La Corte Suprema dichiara il ricorso inammissibile, confermando la condanna. La decisione si fonda sulla valutazione negativa delle modalità della condotta dell’imputato, caratterizzata da dichiarazioni menzognere reiterate e da un comportamento artificioso, ritenuti incompatibili con il beneficio richiesto.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare tenuità del fatto: quando le modalità della condotta la escludono

L’istituto della particolare tenuità del fatto, introdotto dall’articolo 131-bis del codice penale, rappresenta un importante strumento di deflazione processuale, volto a escludere la punibilità per reati di minima offensività. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e dipende da una valutazione complessiva del giudice. Una recente sentenza della Corte di Cassazione chiarisce i limiti di questo beneficio, sottolineando come le modalità della condotta possano essere decisive per negarlo.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo per il reato di false attestazioni a un pubblico ufficiale (art. 495 c.p.), confermata sia in primo grado che in appello. L’imputato, non rassegnato alla decisione, ha proposto ricorso per cassazione, affidandosi a tre motivi principali: la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche e la mancata concessione d’ufficio della sospensione condizionale della pena.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa dell’imputato ha articolato il ricorso sostenendo che:

1. Il reato fosse di natura occasionale e l’imputato non avesse precedenti penali gravi, elementi che avrebbero dovuto condurre al riconoscimento della particolare tenuità del fatto.
2. La Corte d’Appello avesse omesso di valutare il corretto contegno post-delictum dell’imputato, che avrebbe giustificato la concessione delle attenuanti generiche.
3. Sussistessero i presupposti per la concessione del beneficio della sospensione condizionale della pena, che il giudice avrebbe dovuto applicare d’ufficio.

La Valutazione della Corte sulla Particolare tenuità del fatto

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo tutte le censure mosse dalla difesa. Il punto centrale della decisione riguarda il primo motivo, relativo alla particolare tenuità del fatto. I giudici hanno evidenziato che la Corte d’Appello aveva correttamente motivato il diniego del beneficio, concentrandosi non solo sull’entità del danno, ma soprattutto sulle modalità della condotta e sul pregiudizio arrecato al regolare funzionamento dell’attività della polizia locale.

L’imputato, infatti, non si era limitato a una singola falsa dichiarazione, ma aveva insistentemente fornito generalità non veritiere e aveva persino inscenato una richiesta telefonica di denaro, giustificandola falsamente con un furto subito. Questo comportamento è stato ritenuto sintomatico di una censurabilità tale da superare la soglia della ‘particolare tenuità’.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha ribadito un principio fondamentale: i criteri per il riconoscimento della causa di non punibilità di cui all’art. 131-bis c.p. sono cumulativi, ma per il suo diniego è sufficiente la valutazione negativa anche di uno solo di essi. In questo caso, le ‘modalità della condotta’ sono state giudicate sufficientemente gravi da precludere l’applicazione del beneficio, a prescindere dall’esiguità del danno o del pericolo.

Anche gli altri due motivi sono stati ritenuti infondati. Riguardo alle attenuanti generiche, la Cassazione ha confermato la valutazione della Corte territoriale, che le aveva negate a causa della ‘continua reiterazione di menzognere dichiarazioni’. Per quanto concerne la sospensione condizionale della pena, i giudici hanno osservato che la richiesta non era stata formalizzata nei motivi di appello e che il ricorso era generico, non specificando i presupposti giuridici e fattuali che avrebbero dovuto giustificare la concessione del beneficio, specialmente in presenza di precedenti penali.

Le Conclusioni

La sentenza in esame offre un importante spunto di riflessione sui criteri di applicazione della particolare tenuità del fatto. Dimostra che non è sufficiente un danno esiguo per ottenere la non punibilità, ma è necessaria una valutazione complessiva che tenga conto, in primo luogo, delle modalità con cui il reato è stato commesso. Una condotta insistente, artificiosa e menzognera può integrare quel ‘quid pluris’ di gravità che rende il fatto non meritevole del beneficio, anche se il reato rientra astrattamente tra quelli per cui è previsto. La decisione, dichiarando l’inammissibilità del ricorso, ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della cassa delle ammende.

Quando può essere negata l’applicazione della particolare tenuità del fatto?
L’applicazione può essere negata quando, alla luce dei parametri dell’art. 133 c.p., emerge una valutazione negativa anche di uno solo dei criteri richiesti, come ad esempio le modalità della condotta. Una condotta particolarmente insistente o artificiosa può escludere il beneficio, anche se il danno o il pericolo sono esigui.

Perché non sono state concesse le attenuanti generiche all’imputato?
Le attenuanti generiche sono state negate perché la Corte ha ritenuto la condotta dell’imputato particolarmente censurabile, connotata da una ‘continua reiterazione di menzognere dichiarazioni’ e dall’attribuzione di un ‘falso agli stessi ufficiali di polizia giudiziaria’, elementi che hanno prevalso su ogni possibile aspetto positivo.

È possibile ottenere la sospensione condizionale della pena se non richiesta esplicitamente in appello?
Sebbene il giudice di secondo grado abbia il potere di concederla d’ufficio, questo potere non scatta automaticamente. La Corte di Cassazione ha specificato che la richiesta non era stata formalizzata con i motivi di appello, né sollecitata nelle conclusioni, e il ricorrente non ha indicato i presupposti concreti che ne avrebbero giustificato l’applicazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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