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Particolare tenuità del fatto: quando è esclusa

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per essersi rifiutato di fornire le proprie generalità a un pubblico ufficiale. L’imputato chiedeva l’assoluzione per la particolare tenuità del fatto, ma la Corte ha confermato la decisione del giudice di merito, il quale aveva escluso tale beneficio motivando la sua scelta sulla base della gravità complessiva della condotta tenuta dall’imputato, non limitandosi a valutare la sola entità del danno.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare Tenuità del Fatto: Quando la Gravità della Condotta la Esclude

L’istituto della particolare tenuità del fatto, introdotto dall’articolo 131-bis del codice penale, rappresenta un importante strumento di deflazione processuale, permettendo di non punire condotte illecite che, pur costituendo reato, risultano di minima offensività. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce che la valutazione del giudice non può limitarsi alla sola entità del danno, ma deve estendersi alla gravità complessiva del comportamento dell’imputato.

I Fatti del Caso

Un individuo veniva condannato dal Tribunale di Avellino al pagamento di una ammenda di 150 euro per il reato di cui all’art. 651 del codice penale, ovvero per essersi rifiutato di fornire le proprie generalità a un pubblico ufficiale. L’imputato decideva di ricorrere per Cassazione, sostenendo che i giudici di merito avrebbero dovuto assolverlo proprio in virtù della particolare tenuità del fatto. A suo avviso, la condotta era palesemente tenue, specialmente alla luce delle recenti modifiche legislative (d.lgs. n. 150/2022) che hanno ampliato l’ambito di applicazione dell’istituto, valorizzando anche la condotta successiva al reato.

La Decisione della Cassazione: Esclusione della Particolare Tenuità del Fatto

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione del Tribunale. I giudici hanno sottolineato come la valutazione sulla concedibilità dell’art. 131-bis non sia un automatismo legato alla tenuità della pena, ma richieda un’analisi approfondita e motivata della condotta nel suo complesso.

Il ricorso è stato ritenuto generico, in quanto non si è confrontato in modo specifico con le argomentazioni della sentenza impugnata. L’appellante si era limitato ad affermare la scarsa entità del danno, senza contestare le precise ragioni per cui il Tribunale aveva giudicato il suo comportamento complessivamente grave.

Le Motivazioni: la Valutazione Complessiva ai Sensi dell’Art. 133 c.p.

Il cuore della decisione risiede nel richiamo ai criteri di valutazione stabiliti dall’articolo 133 del codice penale. La Corte ha ribadito che, per escludere la particolare tenuità del fatto, il giudice deve considerare la gravità del reato desunta da vari indici, tra cui le modalità dell’azione e l’intensità del dolo. Nel caso specifico, il Tribunale aveva già compiuto questa valutazione, ritenendo la condotta dell’imputato non particolarmente tenue alla luce del suo comportamento complessivo. La Cassazione ha ritenuto tale motivazione sufficiente e logicamente coerente, respingendo le lamentele dell’imputato come un tentativo di ottenere una nuova e non consentita valutazione dei fatti in sede di legittimità.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa pronuncia offre un’importante lezione pratica: l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto non è un diritto automatico. Per beneficiarne, non basta che il reato contestato sia di lieve entità. È fondamentale che la condotta complessiva dell’autore, valutata secondo i parametri dell’art. 133 c.p., non manifesti una gravità tale da rendere comunque necessaria una sanzione penale. Di conseguenza, un ricorso che intenda contestare il diniego di tale beneficio deve attaccare specificamente la valutazione del giudice sulla gravità della condotta, e non limitarsi a invocare la minima offensività del danno prodotto.

È sufficiente che un reato sia punito con una pena lieve per ottenere l’assoluzione per particolare tenuità del fatto?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il giudice deve effettuare una valutazione più ampia che include la gravità complessiva della condotta dell’imputato, utilizzando i criteri previsti dall’art. 133 del codice penale, e non solo l’entità della pena o del danno.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali. Inoltre, se non dimostra di aver proposto il ricorso senza colpa, è tenuto a versare una somma di denaro alla Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in 3.000 euro.

Perché il ricorso dell’imputato è stato considerato generico?
Perché non si è confrontato specificamente con le motivazioni della sentenza impugnata. Si è limitato a lamentare la mancata applicazione dell’art. 131-bis in modo apodittico, senza indicare vizi logici o giuridici nel ragionamento del giudice che aveva escluso il beneficio basandosi sulla gravità complessiva del comportamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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