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Particolare tenuità del fatto: quando è esclusa

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per false dichiarazioni. La richiesta di applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto è stata respinta, poiché la condotta dell’imputato, caratterizzata dall’omissione di plurime fonti di reddito e da un atteggiamento non collaborativo, è stata ritenuta incompatibile con il beneficio.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare tenuità del fatto: la condotta dell’imputato è decisiva

L’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’articolo 131-bis del codice penale, rappresenta un importante strumento di deflazione processuale. Tuttavia, il suo riconoscimento non è automatico e dipende da una valutazione complessa che il giudice di merito è chiamato a compiere. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito come la condotta complessiva dell’imputato, inclusa la sua reticenza e la mancanza di pentimento, possa essere decisiva per escludere tale beneficio.

I Fatti del Caso: Omissione di Redditi e Condanna

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo per il reato previsto dall’art. 95 del D.P.R. 115/2002, per aver reso false dichiarazioni allo scopo di ottenere un beneficio di legge. Nello specifico, l’imputato aveva omesso di dichiarare plurime fonti di reddito. La condanna, emessa dal Tribunale di primo grado, era stata confermata dalla Corte d’Appello. L’imputato, tramite il suo difensore, ha quindi proposto ricorso per Cassazione.

I Motivi del Ricorso

Il ricorrente ha basato la sua difesa su tre motivi principali:

1. Mancato riconoscimento della particolare tenuità del fatto: Secondo la difesa, i giudici di merito avrebbero errato nel non applicare l’art. 131-bis c.p., nonostante la presunta lieve entità del reato.
2. Vizio di motivazione: Legato al primo punto, si contestava la logicità delle argomentazioni usate dalla Corte d’Appello per negare il beneficio.
3. Eccessività della pena: Si riteneva la sanzione inflitta (un anno e due mesi di reclusione e cinquecento euro di multa) sproporzionata rispetto alla gravità del fatto.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo importanti chiarimenti sull’interpretazione e l’applicazione delle norme contestate.

La valutazione della particolare tenuità del fatto

La Corte ha sottolineato che la valutazione sulla particolare tenuità del fatto non si basa su un singolo elemento, ma richiede un’analisi complessa e congiunta di tutte le peculiarità del caso concreto. I parametri di riferimento sono quelli indicati dall’articolo 133 del codice penale, che includono le modalità della condotta, il grado di colpevolezza e l’entità del danno o del pericolo.

Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva correttamente ritenuto decisiva la circostanza che l’imputato avesse omesso di dichiarare plurime fonti di reddito. Questo elemento, unito a un atteggiamento reticente anche durante l’esame processuale, è stato interpretato come un indicatore di una maggiore offensività della condotta. Tale comportamento, privo di qualsiasi segno di resipiscenza (pentimento), ha impedito di qualificare il fatto come “tenue”. La Cassazione ha ribadito che questa valutazione rientra nel potere discrezionale del giudice di merito e può essere censurata solo in caso di manifesta illogicità, qui non riscontrata.

La Discrezionalità nella Determinazione della Pena

Anche riguardo al terzo motivo, relativo all’eccessività della sanzione, la Corte ha rigettato le doglianze del ricorrente. La determinazione della pena tra il minimo e il massimo edittale è un’espressione dell’ampio potere discrezionale del giudice. Tale potere è esercitato correttamente quando la decisione è giustificata, anche sinteticamente, facendo riferimento a uno o più criteri dell’art. 133 c.p., come la gravità del fatto e la personalità negativa dell’imputato. Il giudice non è obbligato a considerare tutti gli elementi favorevoli dedotti dalla difesa, essendo sufficiente che motivi la sua scelta sulla base degli aspetti ritenuti più rilevanti.

Conclusioni

Questa ordinanza conferma un principio consolidato: l’istituto della particolare tenuità del fatto non è un automatismo applicabile a tutti i reati di modesta entità. La valutazione del giudice deve estendersi oltre il mero dato oggettivo (es. il valore economico del danno), per abbracciare la condotta complessiva dell’autore del reato. L’atteggiamento processuale, la pluralità delle omissioni e la mancanza di pentimento sono fattori che possono legittimamente portare all’esclusione del beneficio, in quanto indici di una personalità e di una gravità del fatto non compatibili con la ratio dell’art. 131-bis c.p. La decisione rafforza la discrezionalità del giudice di merito, il cui operato, se logicamente motivato, è insindacabile in sede di legittimità.

Quando può essere esclusa l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.)?
Può essere esclusa quando la valutazione complessiva della condotta, del grado di colpevolezza e del danno, secondo i criteri dell’art. 133 c.p., rivela una gravità non trascurabile. Nel caso di specie, l’omissione di plurime fonti di reddito e un atteggiamento reticente e privo di resipiscenza sono stati considerati elementi ostativi.

Il giudice deve considerare tutti gli elementi previsti dalla legge per valutare la tenuità del fatto?
No, non è necessaria la disamina di tutti gli elementi. Come affermato dalla Corte, è sufficiente che il giudice indichi nella motivazione quelli ritenuti rilevanti per la sua decisione, potendo implicitamente disattendere gli altri.

La decisione sulla misura della pena può essere contestata in Cassazione?
Sì, ma solo in limiti ristretti. La determinazione della pena rientra nel potere discrezionale del giudice di merito. Può essere contestata in Cassazione solo quando la quantificazione è frutto di mero arbitrio o di un ragionamento palesemente illogico, circostanze non riscontrate in questa vicenda.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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