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Particolare tenuità del fatto: quando è esclusa?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per il reato di cui all’art. 491 c.p. L’imputato contestava la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La Corte ha stabilito che la valutazione del giudice di merito è insindacabile se logicamente motivata e ha ribadito che, per escludere la particolare tenuità del fatto, è sufficiente l’indicazione di un solo elemento decisivo, come la non esiguità del danno.

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Pubblicato il 29 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare Tenuità del Fatto: Basta il Danno per Escluderla?

L’istituto della particolare tenuità del fatto, introdotto dall’articolo 131-bis del codice penale, rappresenta una causa di non punibilità fondamentale per il principio di proporzionalità della sanzione penale. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e dipende da una complessa valutazione del giudice. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sui criteri che possono portare a escludere questo beneficio, chiarendo come anche un singolo elemento, se ritenuto decisivo, possa essere sufficiente a negarne l’applicazione.

I Fatti di Causa

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un individuo condannato dalla Corte di Appello di Perugia per un reato previsto dall’articolo 491 del codice penale. L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, sollevando un unico motivo di impugnazione. Da un lato, contestava la correttezza della motivazione che aveva portato alla sua condanna; dall’altro, lamentava la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

La Decisione della Corte di Cassazione e la Particolare Tenuità del Fatto

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo su tutta la linea le argomentazioni della difesa. In primo luogo, i giudici hanno ribadito un principio cardine del giudizio di legittimità: la Cassazione non può riesaminare i fatti del processo o sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito. Il suo compito è verificare la correttezza giuridica e la logicità della motivazione della sentenza impugnata. Nel caso di specie, la motivazione è stata ritenuta esente da vizi.

In secondo luogo, e questo è il punto di maggiore interesse, la Corte ha giudicato infondate le censure relative alla mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p., bollandole come una semplice ripetizione di argomenti già presentati e respinti in appello, senza un reale confronto critico con la decisione dei giudici di secondo grado.

Le Motivazioni della Corte

La motivazione della Corte si articola su due pilastri fondamentali che chiariscono i limiti del sindacato di legittimità e i criteri valutativi per l’applicazione della tenuità del fatto.

Il Giudizio sulla Tenuità del Fatto

Il cuore della decisione risiede nell’analisi dei criteri per escludere la particolare tenuità del fatto. La Corte ricorda che il giudizio sulla tenuità richiede una valutazione complessa e congiunta di tutte le peculiarità del caso concreto. Il giudice deve considerare le modalità della condotta, il grado di colpevolezza e l’entità del danno o del pericolo, secondo i parametri dell’art. 133, comma 1, del codice penale.

Tuttavia, citando consolidata giurisprudenza (incluse le Sezioni Unite), la Corte sottolinea che non è necessaria una disamina analitica di tutti gli elementi previsti. È sufficiente che il giudice indichi gli elementi ritenuti rilevanti per la sua decisione. Di conseguenza, è da considerarsi adeguata una motivazione che si fondi anche su uno soltanto dei presupposti richiesti dall’art. 131-bis, se questo è ritenuto decisivo per escludere il beneficio. Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva correttamente escluso la particolare tenuità dell’offesa in ragione della “non esiguità del danno”, e tale valutazione, essendo immune da vizi logici, è stata considerata insindacabile in sede di legittimità.

Conclusioni

L’ordinanza in esame offre un’importante lezione pratica: l’entità del danno causato dal reato può essere un fattore determinante e, da solo, sufficiente a precludere l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La decisione rafforza la discrezionalità del giudice di merito nel valutare le circostanze del caso concreto, a condizione che la sua scelta sia supportata da una motivazione logica e coerente. Per la difesa, ciò significa che non basta invocare genericamente la tenuità del fatto, ma è necessario confrontarsi specificamente con tutti gli elementi ostativi, in particolare con l’entità del pregiudizio arrecato alla persona offesa.

Può la Corte di Cassazione riesaminare i fatti di un processo?
No, la Corte di Cassazione si limita a valutare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione, senza poter effettuare una nuova ricostruzione dei fatti posti a fondamento della decisione.

Per escludere la particolare tenuità del fatto è necessario analizzare tutti gli elementi previsti dalla legge?
No, secondo la Corte, è sufficiente che il giudice motivi l’esclusione basandosi anche su uno solo degli elementi previsti dalla norma, qualora lo ritenga decisivo. Nel caso di specie, la non esiguità del danno è stata considerata un fattore sufficiente.

Cosa succede se un ricorso si limita a ripetere argomenti già respinti in appello?
Se il ricorso in Cassazione si risolve in una pedissequa reiterazione delle doglianze già dedotte e puntualmente disattese dalla corte di merito, senza un confronto critico con le argomentazioni della sentenza impugnata, esso viene considerato manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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