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Particolare tenuità del fatto: quando è esclusa?

Un soggetto sotto sorveglianza speciale e con patente revocata veniva condannato per guida senza patente. La sua richiesta di applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto è stata respinta. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, chiarendo che la valutazione dell’abitualità del comportamento, ostativa al beneficio, non richiede condanne definitive ma un accertamento concreto da parte del giudice su altri illeciti, anche se non ancora giudicati.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare tenuità del fatto: Quando i precedenti penali la escludono?

L’istituto della particolare tenuità del fatto, introdotto dall’articolo 131-bis del codice penale, rappresenta un importante strumento di deflazione processuale, consentendo di escludere la punibilità per reati di minima offensività. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e incontra limiti precisi, tra cui l’abitualità del comportamento dell’autore del reato. Una recente sentenza della Corte di Cassazione fa luce sui criteri che il giudice deve seguire per valutare tale abitualità, anche in assenza di condanne definitive.

I Fatti del Caso: Guida senza Patente e Sorveglianza Speciale

Il caso esaminato riguarda un individuo già sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno. Nonostante ciò, e sebbene la sua patente di guida fosse stata revocata, veniva sorpreso alla guida di un’autovettura. La giustificazione addotta era di natura altruistica: sosteneva di aver spostato il veicolo per aiutare una persona disabile a recuperare il proprio parcheggio riservato. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello lo condannavano per la violazione dell’art. 73 del d.lgs. 159/2011, respingendo la sua richiesta di applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

La Questione Giuridica: Valutazione dell’Abitualità del Comportamento

Il punto cruciale del ricorso in Cassazione si concentrava proprio sul diniego della non punibilità. La difesa sosteneva che i giudici di merito avessero errato nel valutare il comportamento dell’imputato come abituale, basandosi su precedenti penali in modo generico e senza un’analisi approfondita. Si contestava che la lieve entità dell’offesa e l’assenza di un disvalore significativo avrebbero dovuto portare a una conclusione diversa.

L’Analisi della Corte sulla particolare tenuità del fatto e l’Abitualità

La Corte di Cassazione, nel rigettare il ricorso, offre una disamina dettagliata dei presupposti per l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. Viene ribadito che la valutazione sulla tenuità del fatto è un giudizio complesso che deve considerare tutte le peculiarità del caso concreto, secondo i criteri dell’art. 133 del codice penale: modalità della condotta, grado di colpevolezza e entità del danno o del pericolo.

Il cuore della pronuncia risiede nella definizione del concetto di “comportamento abituale”, che osta alla concessione del beneficio. La Corte chiarisce che:
1. Non servono condanne definitive: Per considerare abituale un comportamento, il giudice non deve necessariamente basarsi solo su sentenze di condanna passate in giudicato. Può fare riferimento anche a illeciti il cui accertamento è ancora in corso, a condizione che sia in grado di valutarne l’esistenza in via incidentale.
2. Verifica concreta dei fatti: Non è sufficiente la mera presenza di denunce o “precedenti di polizia”. Il giudice ha il dovere di verificare l’esito di tali segnalazioni e accertare l’esistenza di concreti elementi fattuali che dimostrino la commissione di altri reati della stessa indole.

Questo approccio garantisce il rispetto del principio di non colpevolezza, evitando che un’accusa si trasformi automaticamente in un ostacolo alla non punibilità, ma allo stesso tempo permette al giudice di avere una visione completa della condotta dell’imputato.

Le Motivazioni della Decisione

Nel caso specifico, la Cassazione ha ritenuto corretto l’operato dei giudici di merito. Il diniego della particolare tenuità del fatto non si fondava unicamente su un generico richiamo ai precedenti penali. Al contrario, la decisione era ancorata a una valutazione negativa della condotta specifica: l’intrinseco disvalore del fatto (guidare senza patente essendo sorvegliato speciale), l’intensità del dolo e, soprattutto, la totale inverosimiglianza della giustificazione fornita dall’imputato. La Corte territoriale, pur con una motivazione sintetica, ha compiuto il necessario giudizio basato sull’art. 133 c.p., concludendo in modo ineccepibile che il comportamento non presentava i requisiti della non particolare tenuità.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa sentenza conferma che l’accesso alla causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto è tutt’altro che scontato, specialmente per chi ha precedenti. La decisione insegna che il giudice dispone di un’ampia discrezionalità nel valutare l’abitualità del comportamento, potendo andare oltre il certificato penale per esaminare concretamente la storia criminale del soggetto. Per la difesa, ciò significa che non basta invocare la lieve entità del singolo episodio, ma è necessario affrontare e, se possibile, contestare la sussistenza di un quadro complessivo di “serialità” ostativa al beneficio.

La presenza di precedenti penali esclude automaticamente l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto?
No, non automaticamente. La sentenza chiarisce che il giudice deve valutare la “abitualità del comportamento”, che non si basa solo su condanne irrevocabili ma può includere anche altri illeciti, purché il giudice ne accerti concretamente l’esistenza.

Cosa si intende per “comportamento abituale” ai fini dell’articolo 131-bis del codice penale?
Si intende la commissione di almeno due illeciti oltre a quello per cui si procede. Il giudice può accertare questa abitualità anche incidentalmente, basandosi su procedimenti ancora in corso e non solo su condanne definitive, verificandone gli elementi costitutivi.

In questo caso, perché è stata negata la non punibilità per particolare tenuità del fatto?
È stata negata perché i giudici hanno ritenuto il fatto non di particolare tenuità. Hanno considerato l’intrinseco disvalore della condotta, l’intensità del dolo e hanno giudicato “del tutto inverosimili” le giustificazioni fornite dall’imputato. La valutazione negativa non si è basata solo sui precedenti, ma su un’analisi completa della fattispecie concreta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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