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Particolare tenuità del fatto: omessa motivazione

Un imprenditore, condannato per ricettazione e vendita di toner per stampanti contraffatti, ha presentato ricorso in Cassazione. La Corte ha ritenuto inammissibili le censure sulla ricostruzione dei fatti e sulla prova della colpevolezza, ma ha accolto il motivo relativo all’omessa motivazione sulla richiesta di applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La sentenza è stata annullata con rinvio affinché la Corte d’Appello si pronunci su questo specifico punto.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare Tenuità del Fatto: Annullata Sentenza per Omessa Motivazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 18837/2025, affronta un caso emblematico che ribadisce un principio fondamentale del nostro ordinamento: l’obbligo del giudice di motivare le proprie decisioni, specialmente riguardo alla non punibilità per particolare tenuità del fatto. La vicenda riguarda un imprenditore condannato per ricettazione e commercio di prodotti contraffatti. La Suprema Corte, pur confermando la solidità dell’impianto accusatorio, ha annullato la sentenza di appello per un vizio procedurale specifico: la mancata risposta alla richiesta della difesa di applicare l’art. 131-bis del codice penale.

I Fatti di Causa: L’accusa di Ricettazione e Vendita di Prodotti Contraffatti

Il procedimento ha origine dalla denuncia di un’esperta in contraffazioni, incaricata da una nota azienda produttrice di consumabili per stampanti di tutelarne il marchio. L’esperta aveva ricevuto da un’acquirente un toner, acquistato online dall’azienda dell’imputato, che si era rivelato falso. A seguito di una perquisizione presso la sede dell’azienda, veniva rinvenuto un altro toner con marchio contraffatto.

Nei giudizi di primo e secondo grado, l’imprenditore veniva condannato per i reati di cui agli artt. 474 (Introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi) e 648 (Ricettazione) del codice penale. I giudici di merito ritenevano provata sia la falsità del prodotto, basandosi sulla testimonianza qualificata dell’esperta che aveva notato l’assenza dell’ologramma di sicurezza e altre anomalie, sia l’elemento psicologico del reato. Quest’ultimo veniva desunto dalla mancata esibizione da parte dell’imputato di qualsiasi prova fiscale o documentale che giustificasse la legittima provenienza della merce.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imprenditore, tramite il suo legale, ha presentato ricorso in Cassazione basato su tre motivi principali.

La richiesta di applicazione della Particolare tenuità del fatto

Il motivo principale, e l’unico accolto, riguardava il vizio di omessa motivazione. La difesa aveva richiesto, nelle conclusioni del giudizio d’appello, l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto ai sensi dell’art. 131-bis c.p., sostenendo che i fatti fossero di lieve entità. Tuttavia, la Corte d’Appello aveva completamente ignorato tale richiesta nella sua sentenza.

La Presunta Violazione del Principio ‘Oltre Ogni Ragionevole Dubbio’

Gli altri due motivi, ritenuti inammissibili dalla Cassazione, contestavano la valutazione delle prove. La difesa sosteneva che l’accertamento sulla falsità del toner fosse stato superficiale (limitato all’involucro esterno senza verificare l’interno) e che non vi fosse prova certa che il toner esaminato dall’esperta fosse lo stesso venduto dall’azienda. Inoltre, si contestava la sussistenza dell’elemento psicologico, argomentando che l’impossibilità di fornire la prova d’acquisto fosse legata al volume d’affari dell’azienda.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla Particolare tenuità del fatto

La Suprema Corte ha operato una netta distinzione tra i motivi di ricorso.

Le motivazioni

I giudici hanno dichiarato inammissibili i motivi relativi alla ricostruzione dei fatti e alla valutazione delle prove. Hanno ribadito che il giudizio di legittimità non può trasformarsi in un terzo grado di merito. Le argomentazioni della difesa sono state qualificate come ‘mere prospettazioni alternative’ e ‘congetturali’, inidonee a scalfire la logicità della motivazione dei giudici di merito, i quali avevano correttamente dedotto la colpevolezza da elementi concreti come la testimonianza dell’esperta e la mancata giustificazione della provenienza della merce.

Di contro, la Corte ha ritenuto fondato il motivo sull’omessa motivazione riguardo all’art. 131-bis c.p. Richiamando la giurisprudenza delle Sezioni Unite, ha sottolineato che l’istituto della particolare tenuità del fatto ha natura sostanziale e il giudice ha l’obbligo di valutarne la sussistenza anche d’ufficio, in ogni stato e grado del procedimento. A maggior ragione, tale obbligo sussiste quando vi è una richiesta esplicita della difesa, anche se formulata solo in sede di discussione finale. La Corte d’Appello, rimanendo ‘silente’ sul punto, è incorsa in un vizio di omessa motivazione che ha reso necessaria la cassazione della sentenza.

Le conclusioni

In conclusione, la sentenza della Corte di Cassazione ha annullato la decisione della Corte d’Appello limitatamente al punto concernente l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. Il caso è stato rinviato ad un’altra sezione della stessa Corte d’Appello, che avrà il compito di valutare se il fatto, per come accertato, possa essere considerato di particolare tenuità e, di conseguenza, se l’imputato possa beneficiare della causa di non punibilità. La condanna per i reati contestati, nel merito, rimane al momento confermata, ma il suo esito finale dipenderà dalla nuova valutazione sulla gravità concreta della condotta.

Quando un giudice è obbligato a valutare la particolare tenuità del fatto?
Secondo la sentenza, il giudice è tenuto a valutare la sussistenza della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto anche d’ufficio, in ogni stato e grado del giudizio. L’obbligo è ancora più stringente se la difesa ne fa esplicita richiesta, anche se solo durante la discussione finale.

Come si dimostra l’intenzione (dolo) nel reato di ricettazione secondo questa sentenza?
La prova dell’elemento soggettivo nel reato di ricettazione può essere raggiunta anche attraverso elementi indiretti. La sentenza conferma che l’omessa o non attendibile indicazione della provenienza della merce da parte dell’imputato costituisce un elemento significativo per dimostrare la sua consapevolezza dell’origine illecita del bene.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione delle prove fatta dai giudici dei gradi precedenti?
No, non è possibile. La Corte di Cassazione ha ribadito che il suo ruolo non è quello di riesaminare i fatti del processo. I motivi di ricorso che si limitano a proporre una ricostruzione alternativa dei fatti o una diversa valutazione delle prove, senza evidenziare una manifesta illogicità nella motivazione della sentenza impugnata, sono considerati inammissibili.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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