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Particolare tenuità del fatto: omessa motivazione

Un uomo condannato per ricettazione di merce contraffatta si rivolge alla Cassazione lamentando la mancata valutazione della particolare tenuità del fatto, nonostante il modesto valore dei beni. La Suprema Corte accoglie il ricorso, annullando la sentenza per omessa motivazione e rinviando il caso alla Corte d’Appello per una nuova decisione sul punto.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare Tenuità del Fatto: Quando il Silenzio del Giudice Costa la Sentenza

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 6979/2025 riaccende i riflettori su un principio fondamentale del nostro ordinamento: l’obbligo del giudice di motivare le proprie decisioni, soprattutto di fronte a specifiche richieste della difesa. Il caso in esame riguarda l’istituto della particolare tenuità del fatto, una causa di non punibilità che, se applicabile, può cambiare radicalmente l’esito di un processo. Vediamo come l’omessa valutazione di questo aspetto ha portato all’annullamento di una condanna.

I Fatti del Processo

Tutto ha inizio con una condanna emessa dal Tribunale di Palmi nei confronti di un individuo, ritenuto responsabile dei reati di ricettazione e detenzione per la vendita di merce con marchio contraffatto. La pena inflitta in primo grado era di un anno e quattro mesi di reclusione, oltre a una multa di 1.800 euro.

Successivamente, la Corte d’Appello di Reggio Calabria, pur confermando la colpevolezza, riformava parzialmente la sentenza. I giudici d’appello riconducevano il reato di ricettazione a un’ipotesi meno grave, prevista dal quarto comma dell’art. 648 del codice penale, in ragione del “valore dei beni – comunque modesto”. Di conseguenza, la pena veniva rideterminata in un anno di reclusione e 1.000 euro di multa.

Il Ricorso in Cassazione e la questione della particolare tenuità del fatto

Nonostante la riduzione di pena, la difesa decideva di ricorrere in Cassazione, sollevando un punto cruciale: la totale assenza di motivazione da parte della Corte d’Appello in merito all’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.).

Nell’atto d’appello, infatti, l’avvocato aveva espressamente richiesto di valutare questa possibilità, sottolineando due elementi chiave:
1. Lo scarsissimo valore commerciale dei capi di abbigliamento contraffatti.
2. La condizione di incensuratezza dell’imputato.

La Corte d’Appello, pur riconoscendo il “modesto valore” dei beni, aveva completamente ignorato questa richiesta, omettendo di pronunciarsi in merito. Questo silenzio è stato il fulcro del ricorso alla Suprema Corte.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso fondato. Gli Ermellini hanno evidenziato come la Corte d’Appello, dopo aver correttamente dato atto del motivo di gravame e aver condiviso la valutazione sulla modesta entità economica dei beni, sia caduta in un vizio insanabile: l’omessa pronuncia.

Il giudice d’appello avrebbe dovuto confrontarsi con la richiesta della difesa. Avrebbe potuto accoglierla o respingerla, ma in entrambi i casi avrebbe dovuto fornire una motivazione. Disattendere completamente la richiesta, senza neanche menzionarla nella parte motiva della sentenza, costituisce una violazione del diritto di difesa e un vizio procedurale che rende la decisione illegittima.

La Cassazione ha quindi statuito che questa omissione vizia “irrimediabilmente la decisione impugnata”, imponendone l’annullamento limitatamente a questo specifico punto.

Conclusioni

La sentenza in esame ribadisce un principio cardine del giusto processo: il giudice ha il dovere di rispondere a tutte le questioni sollevate dalle parti, specialmente quando sono pertinenti e potenzialmente decisive per l’esito del giudizio. Ignorare un’istanza difensiva, come quella relativa alla particolare tenuità del fatto, equivale a un diniego di giustizia.

Per effetto di questa decisione, la sentenza di condanna è stata annullata con rinvio ad un’altra sezione della Corte d’Appello di Reggio Calabria. Il nuovo collegio giudicante non dovrà riesaminare la colpevolezza dell’imputato, ma avrà il compito specifico di valutare se, nel caso concreto, sussistano i presupposti per applicare l’art. 131-bis c.p., fornendo, questa volta, una motivazione congrua ed esauriente.

Perché la Cassazione ha annullato la sentenza d’appello?
La sentenza è stata annullata perché la Corte d’Appello ha completamente omesso di motivare la sua decisione riguardo alla richiesta della difesa di applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.), nonostante avesse riconosciuto il modesto valore dei beni oggetto del reato.

Cosa significa che la Corte ha riconosciuto la “particolare tenuità del fatto”?
La Corte di Cassazione non ha riconosciuto la particolare tenuità del fatto, ma ha stabilito che la Corte d’Appello avrebbe dovuto esaminare la richiesta della difesa e motivare la sua eventuale decisione di non applicarla. Il vizio contestato è l’omessa pronuncia, non il merito della decisione.

Cosa accadrà ora nel processo?
Il caso torna a una diversa sezione della Corte d’Appello, la quale dovrà celebrare un nuovo giudizio limitatamente al punto annullato. Dovrà quindi valutare se applicare o meno l’art. 131-bis c.p., fornendo una spiegazione dettagliata delle ragioni della sua scelta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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