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Particolare tenuità del fatto: non basta il danno lieve

Un uomo viene assolto in primo grado per una truffa online di 500 euro, in applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La Corte di Cassazione annulla la sentenza, stabilendo che il solo danno economico esiguo non è sufficiente. È necessaria una valutazione completa che consideri anche le modalità insidiose della condotta e i precedenti penali dell’imputato, che in questo caso indicavano una propensione al crimine.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare Tenuità del Fatto: Quando il Danno Esiguo Non Basta per l’Assoluzione

L’istituto della particolare tenuità del fatto, introdotto dall’articolo 131-bis del codice penale, rappresenta uno strumento deflattivo volto a escludere la punibilità per reati di minima gravità. Tuttavia, una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito che la sua applicazione non può basarsi unicamente sull’esiguità del danno economico, ma richiede una valutazione complessiva e rigorosa di tutti gli elementi del caso. Analizziamo come i giudici abbiano corretto la decisione di un Tribunale che aveva assolto un imputato per una truffa online di 500 euro.

I Fatti del Caso: La Truffa dell’Auto Online

Il caso ha origine da una classica truffa perpetrata su un noto sito di annunci online. Un individuo aveva messo in vendita un’autovettura usata. Un potenziale acquirente, interessato all’offerta, veniva convinto a versare due somme, per un totale di 500 euro, tramite ricariche su una carta prepagata, come anticipo per la consegna del veicolo.

Per guadagnare la fiducia della vittima, il truffatore aveva inviato via chat le fotografie della propria carta prepagata e della sua tessera sanitaria. Tuttavia, una volta incassato il denaro, l’uomo spariva, non consegnava l’auto e, anzi, pubblicava nuovi annunci per la vendita dello stesso veicolo. A seguito della denuncia, veniva tratto a giudizio per il reato di truffa aggravata.

La Decisione di Primo Grado e il Ricorso sulla Particolare Tenuità del Fatto

Il Tribunale di primo grado aveva assolto l’imputato, ritenendo il fatto non punibile proprio ai sensi dell’art. 131-bis c.p. La motivazione si fondava principalmente sul quantum del danno patito dalla vittima (500 euro), considerato di lieve entità e tale da giustificare l’applicazione della causa di non punibilità.

Il Procuratore Generale, però, non ha condiviso questa interpretazione e ha presentato ricorso per cassazione, sostenendo che la decisione del Tribunale fosse errata. Secondo l’accusa, diversi elementi ostacolavano l’applicazione della particolare tenuità del fatto:

1. Danno non irrisorio: Un pregiudizio di 500 euro non poteva essere considerato trascurabile.
2. Personalità dell’imputato: L’uomo aveva già due condanne per delitti contro il patrimonio, indice di una chiara propensione al crimine.
3. Condotta insidiosa: Le modalità della truffa, studiate per ingannare la fiducia della vittima, dimostravano una gravità intrinseca che andava oltre il mero valore economico.

Questi fattori, nel loro insieme, non consentivano di qualificare il fatto come di particolare tenuità.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del Procuratore Generale, annullando la sentenza di assoluzione e rinviando il caso al Tribunale per un nuovo giudizio. I giudici supremi hanno fornito chiarimenti fondamentali sull’interpretazione dell’art. 131-bis c.p.

In primo luogo, la Corte ha ribadito che i criteri per il riconoscimento della causa di non punibilità sono cumulativi. Ciò significa che, per escludere la punibilità, devono coesistere:

* Le particolari modalità della condotta.
* L’esiguità del danno o del pericolo.
* Il carattere non abituale del comportamento.

La valutazione negativa anche di uno solo di questi indicatori è sufficiente a precludere l’applicazione dell’istituto. Nel caso specifico, il Tribunale si era concentrato solo sull’esiguità del danno, trascurando gli altri elementi.

In secondo luogo, è stato sottolineato come i precedenti penali dell’imputato, sebbene non integrassero la nozione tecnica di “comportamento abituale”, fossero comunque un sintomo di una “propensione al crimine” incompatibile con il giudizio di speciale tenuità. Inoltre, la condotta stessa era stata definita “insidiosa”, un elemento che ne accresce la gravità oggettiva.

Infine, la Cassazione ha tracciato una distinzione cruciale tra la “natura esigua del danno” (requisito dell’art. 131-bis) e la “lieve entità” del fatto (circostanza attenuante ex art. 62 n. 4 c.p.). La prima esclude la punibilità, la seconda si limita a ridurre la pena. Confondere i due concetti porta a un’applicazione errata della legge. Non è sufficiente che un reato sia di lieve entità per essere considerato non punibile.

Conclusioni

Questa sentenza riafferma un principio cruciale: la valutazione della particolare tenuità del fatto non è un mero esercizio matematico basato sul valore del danno, ma un’analisi complessa e multifattoriale. Il giudice deve considerare la condotta nel suo complesso, la personalità dell’autore del reato e il contesto in cui l’azione si è svolta. Per reati come la truffa online, dove l’insidiosità e la premeditazione sono elementi centrali, è ancora più difficile che si possa parlare di “fatto tenue”, anche a fronte di un profitto limitato. La decisione della Cassazione rappresenta quindi un monito a non svuotare di significato l’istituto, garantendo che venga applicato solo a quelle condotte che sono realmente marginali e non rivelano una pericolosità sociale dell’autore.

La particolare tenuità del fatto può essere applicata solo sulla base del basso valore del danno economico?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che i criteri sono cumulativi. Oltre all’esiguità del danno, devono essere valutate le modalità della condotta e il comportamento non abituale dell’autore. La valutazione negativa di anche uno solo di questi elementi impedisce l’applicazione della causa di non punibilità.

Dei precedenti penali per reati simili impediscono sempre l’applicazione dell’art. 131-bis cod. pen.?
Sebbene non configurino automaticamente la “abitualità” del reato, precedenti condanne per delitti contro il patrimonio possono denotare una “propensione al crimine” che è incompatibile con il giudizio di particolare tenuità del fatto, come ritenuto dalla Corte in questo caso.

In caso di truffa, la modalità “insidiosa” della condotta ha un peso nella valutazione della tenuità del fatto?
Sì. La Corte ha sottolineato che il carattere insidioso della condotta è un elemento rilevante che, unitamente al danno patrimoniale e alla personalità dell’imputato, può precludere l’applicazione della causa di non punibilità, poiché incide sulla valutazione complessiva della gravità del fatto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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