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Particolare tenuità del fatto: no senza contraddittorio

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di assoluzione per particolare tenuità del fatto emessa da un tribunale senza la celebrazione di un’udienza. Il caso riguardava una persona accusata di aver indebitamente percepito il reddito di cittadinanza. La Suprema Corte ha stabilito che una decisione di questo tipo, che presuppone l’accertamento del reato, non può essere presa ‘de plano’, ma richiede il pieno rispetto del contraddittorio tra accusa e difesa, a tutela dei diritti di tutte le parti processuali.

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Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare tenuità del fatto: la Cassazione ribadisce la necessità del contraddittorio

L’istituto della particolare tenuità del fatto, introdotto dall’articolo 131-bis del codice penale, rappresenta uno strumento fondamentale per deflazionare il sistema giudiziario, evitando la sanzione per reati di minima offensività. Tuttavia, la sua applicazione non può prescindere dalle garanzie fondamentali del processo. Con la sentenza in esame (Sent. N. 6308/2025), la Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cardine: l’assoluzione per tenuità del fatto non può essere decisa de plano, cioè senza un’udienza e senza il pieno rispetto del contraddittorio tra le parti.

I Fatti del Caso

Il procedimento trae origine da un’accusa mossa nei confronti di una persona per aver indebitamente percepito il reddito di cittadinanza per un importo di circa 6.300 euro. L’accusa si fondava sulla mancanza del requisito della residenza in Italia per almeno dieci anni, di cui gli ultimi due in modo continuativo.
Il Tribunale di Bergamo, su richiesta dello stesso Pubblico Ministero, aveva assolto l’imputata applicando la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La motivazione si basava sulla presunta difficoltà dell’imputata a comprendere la complessa normativa e sulla sua incensuratezza. La decisione, tuttavia, era stata presa senza fissare alcuna udienza, precludendo di fatto ogni forma di dibattito processuale.
Contro questa sentenza, il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello ha proposto ricorso per cassazione, lamentando proprio la violazione delle norme procedurali e, in particolare, del principio del contraddittorio.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando la sentenza impugnata e rinviando gli atti al Tribunale di Bergamo per un nuovo giudizio. I giudici di legittimità hanno ritenuto fondata la censura del Procuratore, stabilendo che la procedura seguita dal primo giudice fosse illegittima.
La decisione di prosciogliere un imputato ai sensi dell’art. 131-bis c.p. non è un mero atto formale, ma presuppone un accertamento positivo sulla sussistenza del fatto, sulla sua illiceità e sulla sua attribuibilità all’imputato. Di conseguenza, non può essere adottata senza che accusa e difesa abbiano avuto la possibilità di esporre le proprie ragioni e prove in un’udienza dedicata.

Le motivazioni: la centralità del contraddittorio per la particolare tenuità del fatto

La Corte ha basato la sua decisione su consolidate argomentazioni giuridiche, richiamando anche precedenti pronunce delle Sezioni Unite. Il punto centrale è che l’assoluzione per particolare tenuità del fatto, pur non essendo una condanna, produce effetti giuridici rilevanti. Ad esempio, la sentenza viene iscritta nel casellario giudiziale e può impedire una futura applicazione dello stesso beneficio.
Questi effetti, non integralmente liberatori per l’imputato, impongono che la decisione sia presa nel pieno rispetto del contraddittorio. Il dibattimento processuale è essenziale per permettere al Pubblico Ministero di provare la gravità del fatto e all’imputato di difendersi, magari puntando a un’assoluzione piena nel merito.
Emettere una sentenza di questo tipo de plano viola il diritto di difesa dell’imputato e le prerogative dell’accusa, rendendo il provvedimento nullo per violazione di norme procedurali fondamentali (art. 178, lett. b e c, c.p.p.).

Le conclusioni: implicazioni pratiche della sentenza

Questa pronuncia rafforza un principio fondamentale del nostro ordinamento: nessuna decisione che incida sulla sfera giuridica di un individuo può essere presa senza garantirgli il diritto di essere ascoltato. Anche quando si tratta di un istituto volto all’efficienza processuale come la particolare tenuità del fatto, le garanzie difensive non possono essere sacrificate.
Per i professionisti del diritto, la sentenza è un monito a vigilare affinché le procedure vengano sempre rispettate. Per i cittadini, è la conferma che il processo penale, anche nelle sue forme più snelle, si fonda sul dialogo tra le parti davanti a un giudice terzo e imparziale, unico custode della corretta applicazione della legge.

È possibile per un giudice assolvere un imputato per particolare tenuità del fatto senza celebrare un’udienza?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che una sentenza di assoluzione per particolare tenuità del fatto è nulla se emessa senza la previa instaurazione del contraddittorio tra le parti, ovvero senza un’udienza in cui accusa e difesa possano esporre le proprie argomentazioni.

Quali sono le conseguenze se una sentenza di assoluzione per tenuità del fatto viene emessa senza contraddittorio?
Una tale sentenza è viziata da nullità di ordine generale ai sensi dell’art. 178, lett. b) e c), del codice di procedura penale, in quanto viola il diritto alla partecipazione del Pubblico Ministero e il diritto di difesa dell’imputato. Di conseguenza, deve essere annullata.

L’assoluzione per particolare tenuità del fatto cancella completamente il reato dal punto di vista legale?
No, non completamente. Sebbene la persona non venga punita, la sentenza presuppone un accertamento della sua responsabilità per il fatto-reato. Tale decisione viene iscritta nel casellario giudiziale e può impedire la futura applicazione dello stesso beneficio in caso di nuovi procedimenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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