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Particolare tenuità del fatto: no se vilipendio online

Un cittadino è stato condannato per vilipendio all’Arma dei Carabinieri per un post offensivo su un social network. La Corte di Cassazione ha rigettato il suo ricorso, negando l’applicazione della non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.). La decisione si fonda sulla gravità della condotta, amplificata dalla diffusione online e dalla possibilità di identificare gli agenti coinvolti, rendendo irrilevante la successiva cancellazione del post.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare tenuità del fatto e vilipendio sui social: la Cassazione fa chiarezza

La diffusione di contenuti offensivi sui social network solleva complesse questioni legali, specialmente quando l’offesa è rivolta alle istituzioni. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato il tema, escludendo l’applicabilità della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto in un caso di vilipendio all’Arma dei Carabinieri commesso online. La decisione sottolinea come la modalità di commissione del reato, ovvero la sua ampia diffusione tramite una piattaforma social, ne aggravi la portata, rendendo difficile il riconoscimento di una lieve entità.

I fatti di causa

Il caso ha origine dalla condanna di un uomo per il reato di cui all’art. 290 del codice penale. L’imputato aveva pubblicato su un noto social network un post contenente la fotografia di un verbale amministrativo elevato nei suoi confronti per la violazione delle normative anti-Covid. Ad accompagnare l’immagine, una frase gravemente offensiva: «questo è il potere che lo Stato dà a questi quattro sbirri di merda buffoni». La condanna, inizialmente pronunciata dal Tribunale e confermata in appello, veniva impugnata dinanzi alla Corte di Cassazione.

Il ricorso in Cassazione: la richiesta di applicazione della tenuità del fatto

L’unico motivo di ricorso si basava sulla presunta erronea applicazione della legge penale, in particolare sulla mancata concessione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’articolo 131-bis del codice penale. Secondo la difesa, i giudici di merito non avrebbero adeguatamente motivato il diniego di tale beneficio, non considerando la condotta nel suo complesso e la sua presunta scarsa offensività.

Le motivazioni della Corte Suprema di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato. I giudici hanno chiarito che, ai fini della valutazione sulla particolare tenuità del fatto, è necessaria un’analisi complessa che tenga conto di tutte le peculiarità del caso concreto, come le modalità della condotta e il grado di colpevolezza.

Nel caso specifico, la Corte d’appello aveva correttamente evidenziato elementi ostativi al riconoscimento del beneficio. La pubblicazione del post su una piattaforma social di largo utilizzo, corredata dalla foto del verbale che riportava le firme dei militari, aveva inevitabilmente ampliato la portata offensiva della condotta. Il discredito non era limitato all’istituzione in sé, ma si estendeva alle persone fisiche degli agenti, resi agevolmente identificabili. Questo aspetto, secondo la Corte, è decisivo per escludere la lieve entità del fatto.

Inoltre, la Cassazione ha ribadito un principio importante: l’onere di allegare gli elementi specifici a sostegno della richiesta di applicazione dell’art. 131-bis spetta all’imputato. Non è sufficiente una generica lamentela, ma occorre indicare concretamente i presupposti che giustificherebbero il beneficio.

Infine, la Corte ha considerato irrilevante la successiva cancellazione del post. Sebbene la condotta susseguente al reato possa essere valutata, essa non può, da sola, trasformare un’offesa grave in una di particolare tenuità. La gravità del fatto va valutata al momento della sua commissione, e la rimozione successiva non cancella l’impatto e la diffusione che il messaggio ha già avuto.

Le conclusioni

La sentenza ribadisce la linea di rigore della giurisprudenza nei confronti dei reati commessi tramite i social network. La potenziale viralità dei contenuti e la loro capacità di raggiungere un pubblico indeterminato sono fattori che aggravano la condotta e rendono più difficile l’applicazione di istituti di favore come la particolare tenuità del fatto. La decisione serve da monito: la libertà di espressione online ha confini precisi, e le offese alle istituzioni, specialmente quando personalizzate e diffuse ampiamente, vengono sanzionate con severità, senza che un tardivo pentimento possa necessariamente escludere la punibilità.

La pubblicazione di un post offensivo verso le forze dell’ordine su un social network può essere considerata un reato di ‘particolare tenuità’?
No, secondo la Corte di Cassazione, la pubblicazione su una piattaforma social di largo utilizzo, che amplifica la portata offensiva della condotta e permette l’identificazione degli agenti, è una modalità che può escludere l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.).

Cancellare un post offensivo dopo la sua pubblicazione può garantire l’applicazione della particolare tenuità del fatto?
No, la cancellazione postuma del post, sebbene possa essere valutata dal giudice, non è di per sé sufficiente a rendere di particolare tenuità un’offesa che non lo era al momento della sua commissione. La valutazione deve essere complessiva e basata principalmente sulle modalità del fatto originario.

A chi spetta l’onere di provare i presupposti per l’applicazione della particolare tenuità del fatto?
La sentenza chiarisce che l’onere di provare la sussistenza dei presupposti per l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. è a carico dell’imputato. Egli non può limitarsi a una mera allegazione, ma deve fornire elementi specifici che consentano al giudice di valutarne l’applicabilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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