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Particolare tenuità del fatto: no se si fugge in auto

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per evasione dagli arresti domiciliari. La richiesta di applicare l’esimente per particolare tenuità del fatto è stata respinta poiché allontanarsi dalla propria abitazione a bordo di un’auto è una condotta ritenuta di per sé grave, che non può essere considerata di lieve entità. La Corte ha inoltre confermato la correttezza della pena inflitta.

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Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare Tenuità del Fatto: Quando l’Evasione non è di Lieve Entità

L’istituto della particolare tenuità del fatto, previsto dall’articolo 131-bis del codice penale, rappresenta una valvola di sicurezza del nostro sistema, volta a escludere la punibilità per reati di minima offensività. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e richiede un’attenta valutazione delle circostanze concrete. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha offerto un importante chiarimento sui limiti di questa esimente nel contesto del reato di evasione dagli arresti domiciliari.

Il Caso: Evasione dagli Arresti Domiciliari in Automobile

Un individuo, sottoposto alla misura degli arresti domiciliari, veniva condannato in primo grado per il reato di evasione. La condanna veniva successivamente confermata dalla Corte di Appello di Roma, che fissava la pena a sei mesi di reclusione.

Secondo la ricostruzione, l’imputato non si era limitato a violare la misura cautelare, ma si era allontanato dalla sua abitazione mettendosi alla guida della propria autovettura. Ritenendo ingiusta la decisione, l’imputato proponeva ricorso per cassazione.

I Motivi del Ricorso e la Particolare Tenuità del Fatto

La difesa basava il ricorso su due motivi principali:

1. Errata applicazione dell’art. 131-bis c.p.: Si lamentava una motivazione illogica o carente da parte della Corte di Appello nel negare l’applicazione dell’esimente della particolare tenuità del fatto. La Corte territoriale aveva giustificato il diniego facendo riferimento a un generico ‘allarme sociale’, parametro non esplicitamente previsto dalla norma.
2. Mancanza di motivazione sulla pena: Si contestava la mancata giustificazione delle modalità di determinazione della pena e l’assenza di una valutazione sulla possibilità di un’ulteriore riduzione.

La Decisione della Cassazione: La Valutazione della Condotta

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo manifestamente infondato in entrambi i punti. La decisione fornisce spunti cruciali sull’interpretazione della particolare tenuità del fatto.

L’Esclusione della Particolare Tenuità del Fatto

Con riferimento al primo motivo, i giudici di legittimità hanno chiarito che, sebbene la Corte d’Appello avesse utilizzato un’espressione formalmente impropria (‘rilevante allarme sociale’), nella sostanza aveva compiuto una corretta valutazione. La decisione di negare l’esimente era fondata non su un concetto astratto, ma sulla specifica e concreta modalità della condotta.

Allontanarsi dal luogo degli arresti domiciliari ‘addirittura a bordo della propria autovettura’ è stato considerato un comportamento che, per sua natura, non può essere qualificato come di speciale tenuità. La modalità dell’evasione dimostra una maggiore gravità della violazione e una più accentuata noncuranza del provvedimento restrittivo.

La Questione della Pena

Anche il secondo motivo è stato giudicato infondato e pretestuoso. La Corte ha evidenziato come il giudice di primo grado avesse inizialmente applicato una pena illegittima, perché inferiore al minimo edittale previsto dalla legge. La critica della difesa, quindi, si traduceva in un tentativo di ottenere un riesame nel merito della valutazione discrezionale del giudice, operazione preclusa in sede di legittimità se non vengono denunciati specifici profili di illegalità della pena.

Le Motivazioni della Sentenza

La motivazione della sentenza ruota attorno a un principio fondamentale: la valutazione sulla particolare tenuità del fatto non può prescindere da un’analisi complessiva della condotta. Il giudice deve considerare non solo il danno o il pericolo cagionato (offensività), ma anche le modalità dell’azione e il grado della colpevolezza.

Nel caso specifico, l’uso di un’automobile per evadere non è un dettaglio irrilevante. Indica una pianificazione e una volontà di allontanarsi significativamente dal luogo di detenzione, superando la soglia di quella che potrebbe essere considerata una violazione minima e occasionale. La Corte, quindi, ha privilegiato la sostanza della valutazione compiuta dai giudici di merito, al di là dell’infelice formulazione letterale utilizzata in sentenza.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa pronuncia ribadisce che l’accesso all’esimente della particolare tenuità del fatto non è un diritto, ma l’esito di una valutazione discrezionale ancorata a criteri oggettivi e soggettivi ben definiti. Per il reato di evasione, le modalità concrete della fuga sono determinanti. Un allontanamento pianificato e realizzato con mezzi che consentono una fuga rapida e a lunga distanza, come un’automobile, è un elemento che, secondo la Cassazione, preclude di per sé il riconoscimento della lieve entità del fatto, confermando la necessità di una sanzione penale.

L’evasione dagli arresti domiciliari può rientrare nella particolare tenuità del fatto?
In linea di principio sì, ma la valutazione dipende dalle specifiche modalità della condotta. La sentenza chiarisce che allontanarsi dalla propria abitazione a bordo di un’autovettura è un comportamento che, per la sua gravità, esclude l’applicazione dell’esimente.

Un giudice può negare la particolare tenuità del fatto usando motivazioni non previste dalla legge, come l'”allarme sociale”?
La Corte di Cassazione ha ritenuto che, sebbene l’espressione “rilevante allarme sociale” sia formalmente impropria, il giudice di merito ha comunque espresso un giudizio corretto sulla non speciale tenuità del fatto, basandosi sulla gravità della condotta concreta dell’imputato.

È possibile contestare in Cassazione la misura della pena decisa dal giudice di merito?
No, la valutazione sull’adeguatezza della pena è una decisione discrezionale del giudice di merito e, come regola generale, non può essere riesaminata in Cassazione, a meno che non vengano denunciati specifici profili di illegalità (ad esempio, una pena che supera il massimo o è inferiore al minimo previsto dalla legge).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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